Risveglio - Vess

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    Mentre corri più veloce che puoi, senti dietro di te i passi pesanti dei due uomini che ti inseguono, e le loro voci che ti gridano di fermarti. Intravedi, al tuo passaggio, volti sfocati da dietro la finestrella delle porte. Seguono la tua fuga, senza dire una parola, senza emettere un suono. Ti scrutano, e questo ti causa una sensazione sgradevole. Ma non hai tempo per pensarci: ora devi solo correre.
    Ti chiedi dove tu sia finita, cosa diavolo sia quel posto, perché ti trovi lì e non riesci a ricordare di esserci arrivata... Ma non conosci la risposta a nessuna di queste domande.
    Arrivi in fondo al corridoio, trovando un vicolo cieco. Ma, sulla sinistra, c'è una porta diversa dalle altre: il vetro al centro di essa ti permette di intravedere oltre: delle scale. Accanto alla porta, una targa:

    Ospedale (scritte sbiadite). Psichiatria.
     
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  2. Vess Hesperax
     
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    Le gambe sembrano reagire ancor prima che il buonsenso decida di guidarle: inizia a correre e si lancia più veloce che può oltre la soglia di quella stanza con le vasche, precipitandosi lungo il corridoio.
    Mentre corre avverte il rumore pesante di passi che la rincorrono, passi che ha il terrore di sentire sempre più vicini, accelera, mentre ha appena il tempo di scorgere con la coda degli occhi visi appannati affacciarsi da piccole finestrelle in vetro presenti sulle porte.
    Immagina come possa essere il mondo visto dai loro occhi Chi sono? Cosa fanno lì? Cosa provano? Paura come me? Troppe domande e nessuna risposta.
    Erano sconosciuti che guardavano una ragazza sconvolta correre come una bestiola bramosa di libertà, in cerca di una via di fuga. Basta che non aprano quelle porte per tentare di prendermi
    Sentiva il vestito bagnato appiccicato alle gambe mentre correva, le dava fastidio, così come le davano fastidio i lunghi capelli ancora bagnati che le aderivano alla schiena. Tutto le dava fastidio: tutta quella situazione, perchè non capiva, e le faceva paura;
    non aveva mai avuto una buona memoria ma dimenticarsi come era finita in un posto non le era mai capitato... in un posto così poi Figuriamoci..
    Un vicolo cieco.
    Il trovarsi di fronte ad un muro, indice di un trovarsi la via sbarrata, ha su di lei l'effetto di uno schiaffo e la fa ricadere coi piedi per terra, facendo evaporare le mille domande che le si stavano addensando nella mente.
    La testa scatta verso sinistra dove nota esserci una porta sulla quale è affissa una targa;
    Psichiatria.. mormora, catturando con gli occhi quella parola meglio delle altre.
    Fantastico commenta con tono furente sentendo ancora i passi dietro di sè.
    Ricorda le parole di uno dei due uomini quando erano venuti per prenderla al suo risveglio "Questa deve aver avuto una crisi".
    Ancora più confusa di prima, senza pensare, apre la porta pronta a continuare la sua folle corsa in cerca di un'uscita.
     
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    Ti precipiti giù per le scale, correndo, sperando di giungere ad una fine, ad un'uscita; dietro di te, senti ancora i passi e le voci dei due uomini: ti stanno raggiungendo.
    Arrivi alla fine della rampa, trovandoti davanti una porta. Sopra di essa, sono appesi diversi cartelli, tra cui uno, il più importante per te:

    Uscita ->

    Ma, quando fai per aprire la porta, la trovi chiusa. Colta dalla disperazione di essere braccata, di essere in trappola, cerchi di aprirla in tutti i modi, ma niente.
    -Bene, bene, bene-.
    Ti volti. Ti hanno raggiunto.
    -Ci penso io-, dice uno dei due all'altro. -Vai a prendere la camicia di forza-.
    L'altro indugia, lanciandogli un'occhiata truce. Prima di risalire le scale e fare come gli era stato detto, si volta ancora verso di lui.
    -Non fare stronzate-, gli bisbiglia. Dopodiché, ti lascia sola con l'uomo che prima ha tentato di aggredirti con la siringa.
    Sogghigna, apparentemente divertito. -Allora, signorina-, dice. -Vuoi scappare? Che c'è, non ti trovi bene, con noi? Ma se vi trattiamo come se foste nella bambagia...-.
    Si sporge verso di te. Ti aspetti il peggio, quando lui si blocca. Lo guardi sgranare gli occhi, e poi cadere a terra, incredula. Non appena cade, rivela qualcuno dietro di sé.
    Il ragazzino di prima.
    Ti guarda, immobile. In mano, tiene una grossa siringa, vuota. Il suo sguardo è immutato, indisturbato. Ti indica la porta con un cenno del capo. "Fuggi".
    Ti giri verso la porta, e ti accorgi che ora è aperta. Ma, se ti voltassi per cercare il bambino, per ringraziarlo, ti accorgeresti che è sparito.
    Così, ti appresti a percorrere quell'ultimo corridoio che ti separa dalla presunta libertà...
    ...ma per andare dove?
     
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  4. Vess Hesperax
     
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    L'aria nei polmoni le pare troppo poca, il fiato le sembra mancare e le gambe inizia a temere che possano cedere da un momento all'altro;
    é la paura.. è la paura.. Si ripete precipitandosi giù per una rampa di scale e continuando a correre.
    Sente ancora i passi dietro di se, li avverte come rintocchi di una campana di morte, la sua morte.
    Giunta alla fine della rampa nota delle porte, nemmeno si sofferma a leggere quel che vi è scritto su tutte le targe non appena gli occhi catturano la scritta "uscita" su una di quelle.
    Gli occhi le si illuminano di una nuova luce, quella della speranza, non appena afferra la maniglia.
    Non sa cosa vi sarà fuori da quella porta ma spera che vi sia la salvezza.
    La speranza però muore subito: la maniglia è bloccata, la porta chiusa. Sferra un calcio con rabbia alla porta, muove su e giù più volte la maniglia ma niente e quel che è peggio è che voltandosi si rende conto che i due uomini l'hanno raggiunta.
    Segue il breve dialogo dei due con gli occhi sbarrati, pieni di paura, li tiene fissi sull'uomo che si allontana lasciandola sola con l'aggressore nella stanza delle vasche.
    Schifoso.. Neanche ha iniziato a formulare la frase in risposta alle parole che quello le rivolge che lo vede afflosciarsi ai suoi piedi, rimane incredula mentre dietro la figura robusta dell'uomo appena caduto compare quella di un ragazzino con una siringa in mano, lo stesso ragazzino che le aveva detto di fuggire.
    Fuggi... ripete come inebetita, e subito si volta e afferrando la maniglia spinge la porta, aprendola.
    Poco importa perchè prima fosse chiusa e ora non lo fosse più ma quando già sta per lanciarsi in una nuova corsa verso l'ignoto non può fare a meno di chiedersi chi potesse essere quel ragazzino e perchè non fosse scappato con lei. Vorrebbe voltarsi e chiederglielo ma ha paura per sè stessa e l'istinto di sopravvivenza le dice di non voltarsi ma correre lontano da lì, ovunque sia ma lontano da quell'ospedale.
    L'ignoto la attende ed ancora una volta non può fare a meno di pensare
    ma come diavolo ci sono finita, io, qui?
     
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    Scusa per il ritardone


    Il corridoio che ti appresti ad attraversare è simile a quello del reparto da cui sei fuggita, ad eccezione delle luci: qui sembrano più stabili, e più uniformi.
    È sempre dritto, non sembrano esserci deviazioni, e, ogni tanto, scorgi un'indicazione per l'uscita.
    Mentre ti muovi, dietro di te inizi ad avvertire qualcosa come un mormorio sommesso. Dapprima non ci fai troppo caso, credendo di averlo immaginato, ma si fa pian piano più intenso, finché non riesci a distinguerlo meglio: qualcuno sta cantando. Malamente, strascicato, ma è una canzone.
    E proviene esattamente dalle tue spalle.

     
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  6. Vess Hesperax
     
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    nessun problema, tranquilla!!!!


    Corre, corre veloce, per lasciarsi alle spalle quel posto, per lasciarsi alle spalle l'inquietudine.
    Per lunghi e interminabili secondi, mentre percorre corridoi su corridoi in direzione di una fantomatica uscita, sente solo il rimbombo dei propri passi e il pulsare frenetico del proprio cuore, lo sente come se le fosse risalito in gola e pompasse fiotti di sangue alle tempie, fiotti di paura liquida che le salivano al cervello;
    poi un suono, lo avverte dapprima in modo indistinto e flebile ma si fa pian piano sempre più chiaro.
    Rallenta la corsa in un attimo di incertezza e curiosità, poi ci ripensa e scatta nuovamente ma quanto ormai i suoni le giungono più chiari all'orecchio riesce a riconoscere una...
    Melodia? ...Qualcuno che canta? La curiosità ha la meglio e nonostante continui a correre tenta di volgere il capo alle sue spalle per dare un occhiata; un po' ha paura ma quella melodia la intimorisce e la incuriosisce allo stesso tempo.
    Qualcuno che canta in un posto simile?

    Edited by Vess Hesperax - 11/10/2011, 16:11
     
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    Nessuno. Dietro di te non c'è nessuno. Eppure, sei certa che qualcuno ti stia seguendo: il canto gracchiato e malinconico, e ora uno strascicare di passi. Davanti a te, a pochi metri di distanza, una grande porta centrale, con una familiare indicazione: "USCITA".
    Dagli angoli in ombra, senti versi e gridolini, e l'illuminazione inizia a diminuire... Stai gradualmente rimanendo al buio, tra una melodia che ti fa accapponare la pelle, e grida sommesse e lontane. Hai la sensazione che, da un momento all'altro, qualcuno posso saltare fuori all'improvviso dalle pareti.
     
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  8. Vess Hesperax
     
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    I suoni di quella melodia dapprima indistinta paiono farsi più chiari, ma non melodiosi, tutt'altro.. sempre più inquietanti.
    La voce, o forse le voci, che sembravano generarla parevano gracchianti, strazianti per le sue orecchie; la paura stava salendo.
    Stava annegando in quella paura invisibile, le stava strappando l'ossigeno dai polmoni mentre tentava di accelerare il passo pur di arrivare a quella grande porta che si stagliava poco più avanti..
    Ancora pochi metri... ancora pochi metri...
    ..Ancora...
    Tende le mani, come se la porta potesse decidere di afferrarle; tende le braccia, alla ricerca disperata di colmare la distanza che la separa da quella soglia ma l'oscurità pare infittirsi, le voci paiono moltiplicarsi e moltiplicarsi ed entrarle nella testa come aghi conficcati da sadiche mani invisibili.
    Quel canto le mette i brividi, quella situazione la terrorizza e quell'albergo non è normale...
    ogni istante che passa lì dentro le serve a realizzare che tutta quella realtà non è normale... tutto è assurdo.. totalmente assurdo e spaventoso e la consapevolezza di ciò inizia a farle vorticare miriadi di pensieri nel cervello.

    Edited by Vess Hesperax - 11/10/2011, 22:50
     
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    D'improvviso, la porta si spalanca, mostrando un paesaggio rossastro; vedi un cielo spento, e terra grigia, i colori opachi. Nessun posto ha quei colori, sulla Terra... Nessuno.
    Tra i versi e le note agghiaccianti, riesci ad oltrepassare la soglia. Finalmente, sei fuori. Ti giri un'ultima volta, e riesci a scorgere, in fondo al corridoio, la figura del ragazzino che ti ha salvato. Vi scambiate un fugace sguardo, prima che lui venga afferrato da ombre lunghe e sottili come dita, e trascinato nelle urla e nella pazzia.
    Ti guardi intorno: dove ti trovi? Che ne sarà di te? Cosa puoi fare?
    Forse, al momento, non hai scelta: puoi solo allontanarti dal quell'ospedale. Cammini per quelli che ti sembrano pochi minuti, quando una voce ti richiama alla realtà.
    -Oh... Questa è bella!-.
    Un ragazzo biondo si trova a pochi metri da te, e sembra piuttosto sorpreso di vederti.
    -Avrei dovuto salvarti io, sai?-, dice, sorridendoti. Sembra piuttosto giovane, e porta una bandana stretta intorno alla fronte.
    Ti si avvicina, porgendoti la mano. -Permettimi almeno di scortarti all'interno del QG, splendore. Quest'abito ti dona molto-, aggiunge. Sembra un classico adulatore, ma senti che c'è qualcosa che non va nei suoi modi... come se fosse forzato.
    Dietro di lui, intravedi un altro edificio. Apprendi, voltandoti indietro, che l'ospedale è scomparso, come se avessi camminato per ore.
     
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  10. Vess Hesperax
     
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    scusa!! sono stata via un paio di giorni, per questo non ho risposto, ora son tornata!!



    Quando le sembra che quelle voci stridule ed inquietanti la stessero per far diventare pazza, quando inizia a credere che le si stiano inspiegabilmente insinuando nella testa, la porta si spalanca, come spinta da mani invisibili desiderose di aiutarla.
    Rimane un po' perplessa a scrutare il paesaggio che le si presenta innanzi, un paesaggio che non si aspettava di vedere; la terra grigia, come fosse disidratata, O come fosse ricoperta di cenere... pensa distrattamente; gli occhi scrutano attoniti quel paesaggio irreale e sconosciuto.
    Ma dove sono? Come ci sono arrivata.. Qui?
    Domande che si era posta anche troppe volte in quelle ultime... Ore? O erano giorni? Forse minuti, molti minuti... Nemmeno ricorda quanto tempo era rimasta nell'ospedale.
    La concezione del tempo era sfasata così come, evidentemente, anche quella dello spazio.
    Alza gli occhi al cielo per catturarne il colore spento ed il pallore; un brivido le risale lungo la schiena.
    L'atmosfera intera pare pervasa ed impregnata di colori che le mettono un certo disagio, in quella situazione; la terra così grigia, il cielo così piatto e poi non sembrava vi fossero fonti di luce ma l'intero paesaggio pareva rischiarato da un' inquietante luce rossastra.
    Un'immagine surreale e bizzarra le balenò nella mente Come se anche l'aria potesse sanguinare...
    Si volta verso l'ospedale, come per accertarsi che sia ancora lì, e quel che vede la fa rabbrividire ancor di più: ombre, ombre sottili, ombre nere e crudeli che si affollavano intorno a quel ragazzino che forse... Forse proprio lui era stato ad aiutarla a fuggire.
    Era come se volessero soffocarlo: gli si stringono attorno, lo avvolgono, come per afferrarlo con mani sadiche ed invisibili, come per pervaderlo con le proprei grida strazianti e con orrore a lei non rimase che guardare, troppo terrorizzata per decidere di intervenire in soccorso al bambino.
    Si volta improvvisamente, una lacrima le scivola sulla guancia ricolma di sensi di colpa e paura e si accorge di non star respirando, aveva trattenuto il fiato.
    Quando riapre gli occhi fa un balzo indetro trattendendo un grido.
    E ora chi è questo? Si chiede quasi trattenendo una crisi isterica; cercando di riprendere a respirare regolarmente per calmarsi, inclina il capo e guarda di sbieco il ragazzo che le sta a pochi metri di distanza.
    Quando quello le parla un' espressione sempre più confusa le si dipinge sul volto; le labbra morbide si increspano ed una piccola ruga le compare tra le due sopracciglia sottili.
    Cosa intendi con "Avrei dovuto salvarti io" ? Chi sei? Cosa ci fai qui? Il QG? che cos'è il QG? E questo vestito è un camice da ospedale e non ricordo di averne mai posseduto uno simile.
    Ecco: è questo il problema, credo di non ricordare.
    Cosa.. Cosa ci faccio IO qui? Quell'ospedale e il ragazzino... quegli uomini e... dove siamo?

    Fiumi di domande le sgorgarono dalle labbra in cerca di risposte, forse stava risultando scortese ma non le importava molto, è troppo spaventata per preoccuparsene ora.
    Guarda il ragazzo con disperazione; non sa se può fidarsi ma ha bisogno di aggrapparsi a qualcosa o qualcuno che le possa spiegare cosa le stia succedendo.
    Sospira ed affonda le mani tra i capelli rossatri mossi, decisamente scompigliati ora, per poi lasciarle scivolare sul viso; dopo essersi stropicciata gli occhi ritorna a fissare il ragazzo con un espressione triste ma più determinata.
    Sta' per scusarsi e prima di farlo si volta leggermente per guardare con la coda dell'occhio l'ospedale, per accertarsi che le ombre non stiano cercando di raggiungerla per riprendersela e riportarla indietro... ma niente... niente.
    Spalanca completamente gli occhi
    Dove... ? Ma dove... ?
    Si volta verso il ragazzo, dimenticandosi del fatto che voleva scusarsi e pronta a inondarlo di nuove domande.

    Edited by Vess Hesperax - 14/10/2011, 11:06
     
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    Il ragazzo ti sorride. -Scusami-, dice. -Ho scordato le presentazioni: sono Mason, un Ricognitore, e tu sei appena finita a Nowhere, dolcezza-. Ti fa l'occhiolino.
    -Prima intendevo-, riprende, -che avrei dovuto salvarti io perché questo è il mio compito: noi Ricognitori veniamo in soccorso degli umani che si risvegliano qui. Proprio com'è successo a te-.
    Fa una pausa, guardandoti in volto, come studiandoti, ma la sua espressione sembra amichevole.
    -Oh, e il QG è il Quartier Generale-. Detto ciò, indica l'edificio alle proprie spalle. -È un luogo sicuro. Ci sono altre persone come te, là dentro-.
    Il QG, come l'ha chiamato Mason, è un grande edificio, quasi imponente. Scorgi qualche veicolo parcheggiato poco lontano da voi: sembrano essere usciti da un film d'azione.
    -Posso sapere il tuo nome?-, aggiunge, in tono decisamente più basso.
     
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  12. Vess Hesperax
     
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    L'espressione sul suo volto rimane velata di tristezza mentre il ragazzo risponde alle domande da lei poste.
    Nowhere? domanda con voce stanca ma tranquilla, come se avesse ormai rinunciato alla speranza di scoprire che ci fosse una spiegazione logica o razionale a tutto quel che le era accaduto, come se la crisi che stava per assalirla poco prima si fosse placata sul nascere, un fuoco fatuo spento prima che potesse avvampare ed incendiare tutto.
    E dove si trova Nowhere? Non ho mai sentito di un posto simile nel mondo... Mason ... da cosa esattamente dovevi salvarmi? Ed in che senso la gente qui si risveglia? Non si desta da un seplice sonno, vero? C'è qualcosa di distorto, di strano in tutto ciò, ed io non riesco a comprenderlo, forse è un brutto sogno... forse devo ancora svegliarmi e tu sei una proiezione della mia mente...
    Scuote il capo come se già sapesse che il ragazzo le risponderà che no, non è un brutto sogno.
    La sua espressione è ora ferma e sembrerebbe che abbia quasi accettato la situazione come se avesse capito che non ha scelta se non fosse che una piccola lacrima le scivola lungo il profilo di una guancia, rigandole il volto sulla quale stà cercando di costruire una maschera di pacata rassegnazione.
    Le iridi verdi si muovono piano, catturando frammenti di immagini di quel paesaggio surreale.
    Nota ora un imponente edificio non molto lontano e delle macchine parcheggiate più avanti.
    Il ricordo dell'ospedale stà sfumando nella sua mente, non come un ombra rischiarata dalla luce ma come un'ombra coperta da un'altra ombra, ancora più nera.
    Sente che qualcosa non va anche ora che è lontana da quell'edificio; il suo sguardo si fissa poi sul ragazzo innanzi a lei.
    Mi chiamo Vess cerca di dire tentando di costruire un mezzo sorriso da rivolgergli.
     
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    Mason ti sorride. -È tutto vero, Vess-, dice. -Non stai sognando. Tutti vorreste tornare a casa... Tutti lo vorremmo-.
    Si zittisce per qualche secondo, il volto incupito. Dopodiché, torna a rivolgersi a te, spavaldo come prima.
    -Seguimi, Vess, e non essere triste-, aggiunge. -Ti accompagno in Sala Controllo: lì avrai qualche informazione. Poi potrai incontrare altri come te... Forse ti farà bene-.
    E così, capisci che non hai altra scelta: ti trovi in quel posto contro la tua volontà, e, a quanto pare, non sei l'unica. Non ti resta che seguire quel ragazzo dentro quell'edificio, e sperare di capire qualcosa, una volta lì...

    Risveglio completato! Continuiamo in Sala Controllo (Operazione: Recupero!): posta lì, qui chiudo^^
     
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