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Lena si strinse nelle spalle. Intorno a lei c'era calma. Troppa calma. Il vento le sferzava il viso, tanto leggero quanto tagliente. I suoi passi l'avevano condotta lì, al porto, quel porto grigio, ricoperto dalla nebbia, quel porto deserto, spento, vecchio. Decise che, dopotutto, non le dispiaceva. Prese a passeggiare lentamente, guardandosi intorno, avvicinandosi al molo. Le pareva quasi di sentire le voci dei marinai che si apprestavano a salpare, della gente che tornava a casa dopo un lungo viaggio, delle dame di porto, dei locandieri, l'olezzo di infimo quartiere. Se chiudeva gli occhi, quel posto le sembrava ancora vivo.
Cosa sta succedendo?
Se lo chiedeva spesso, ultimamente. Il Quartier Generale, l'intero Nowhere non era più lo stesso. Lo sentiva. Qualcosa si stava muovendo, cambiando, capovolgendosi. Ma cosa? Qualcosa non andava. Ma, come al solito, tante domande, e nessuna risposta. Solo loro persi e rinchiusi nel niente. Cautamente, si chinò sulla piattaforma di legno del molo, sedendosi, Eppure, sentiva l'odore del mare. L'odore dell'acqua. Era dolce, confortevole. Era quasi casa. Ultimamente, ci pensava spesso. Nowhere le sembrava meno mostruoso, a volte. E quando le sembrava meno mostruoso, le piaceva. Il problema, infatti, non era Nowhere in sé, quanto i suoi discutibili abitanti. Senza contare che c'era certamente qualcosa che non funzionava, lì dentro... Ma non era poi così male. Ciò che detestava, era quel senso di vuoto. Quel sentirsi sagome di carta in balia degli eventi.
Si stese, lasciando che i capelli scendessero dalla passerella, rivolti verso l'acqua. Guardò il cielo. Grigio, come il resto.
Beh, non si può avere sempre tutto, in fondo.
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