With my cross-bow, I shot the ALBATROSS!

Role libera, aperta a tutti

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    Lena ignorò la sua domanda, facendo lo stesso con tutto il resto, e si mosse come in trance in direzione di "qualcosa". Lily, al contrario, restò immobile dietro a Lorenzo, mentre lui e Lucio le spiegavano che sì, potevano esserci i pirati perché Nowhere si divertiva a ficcanasare dentro ognuno di loro.

    Chissà perché, dubito comunque mi farà trovare Johnny Depp e Orlando Bloom...

    All'improvviso la voce dell'altra ragazza la fece sobbalzare. Lena aveva appena avvisato che il mondo attorno a loro stava cambiando, e azzardandosi a guardare meglio anche i suoi sensi le mostrarono una taverna di mare e l'odore di un porto vivo e attivo.
    Lucio, mantenendo un'apparenza tranquilla e a proprio agio che Lily gli invidiava enormemente, diede qualche indicazione molto sensata. A quanto pareva, tutti volevano entrare nella locanda, e la ragazza si guardava bene dal restare sola lì fuori.

    Ok, su. Calma. Va tutto bene, è inutile continuare a fare la ragazzina isterica.

    Prese fiato una, due, tre volte. Molto meglio, il training autogeno pre-concerti dava i suoi frutti anche questa volta. Sciolse un po' le spalle e si schiarì la voce, facendola tornare su una tonalità ascoltabile.

    D'accordo. Andiamo allora, stare qui non ci porterà a niente. E se ci devono essere dei pirati, spero almeno cantino qualcosa!

    Richiamate dallo stesso film, apparvero nella sua mente le note di "My bold jolly roger". Peccato che, assieme a quelle, vennero pure le immagini delle sirene dell'ultimo Pirati dei Caraibi.

    Okokokok basta così. Occhi aperti e orecchie tese.



     
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    Messaggio rivolto sia a Blackie che a Gaeshi: potete inventare. Io ho iniziato a descrivere, a far manifestare roba, ma potete farlo anche voi, non solo io e Lore! È una giocata libera, quindi nessuno di noi due farà da master. Ergo, potete inventarvi quello che vedete, quello che sentite.... Quello che volete. Nei limiti del buonsenso, ovviamente. Dài, vediamo dove riusciamo ad arrivare C:


    Erano tutti lì, fuori dalla locanda. Intorno a loro, Nowhere era in fermento. Non credeva di averlo mai sentito così vivo...
    Ascoltò e non ascoltò quello che gli altri dissero. O meglio, aveva ascoltato, ma la sua mente sembrava essere altrove. Ormai, era mesmerizzata da ciò che udiva ed avvertiva muoversi tutt'intorno. Era allarmata, certo: sapeva che a Nowhere la prima cosa da aspettarsi erano guai. Ma era anche maledettamente curiosa...

    L'insegna della locanda cigolava e dondolava, sospinta dal vento. Non sembrava particolarmente stabile, così come la locanda stessa non appariva molto sicura. Ma, dannazione... era invitante.
    Forse, era l'atmosfera. Quell'aria di mare, di antico... Sapeva di vecchio e di nuovo insieme. Non aveva mai assaporato qualcosa di simile. Non era solo Nowhere ad essere in fermento: lo era anche lei stessa.

    Se restiamo uniti e non commettiamo azioni avventate, ce la caveremo, disse, guardando in volto ognuno dei compagni. Voleva rassicurarli, dire loro che non avrebbero corso alcun pericolo, ma si rese conto che era una cosa che non poteva assicurare. Naturalmente. Esistevano certezze, lì?

    Si passò più volte le mani tra i capelli, distrattamente, cosa che contribuì a spettinarli ulteriormente. La brezza salmastra era insidiosa, reale. Le voci, i rumori, gli odori... Era tutto reale.

    E se non fosse un'illusione?, sussurrò, gli occhi fissi sulla polena di pietra di una nave ancorata lì vicino. E se lo fosse? Che importa? Saremo feriti ugualmente, se Nowhere lo desidera. Non ha importanza.
    Mosse qualche passo verso la porta. Ormai, sentiva che non sarebbe riuscita a fermarsi. Era curiosa, troppo curiosa....

    Venite, venite dentro! C'è posto per tutti!

    Eppure, non parlavano a loro. Sembravano ignorarli, non vederli. Passare oltre.
    La porta si spalancò, con un tonfo secco. Per un istante, tutto sembrò fermarsi, sospeso nel tempo, galleggiante sul mare. Per un istante, si sentì fluttuare. Per un istante...

    No, era tutto normale. Se l'era immaginato? Di nuovo?
    Cosa stava succedendo? Era un effetto di Nowhere, si disse. Quel mondo stava giocando con loro. Era instabile, capriccioso, annoiato. E loro, le sue prede, i suoi giocattoli. I suoi divertimenti. Era malvagio, e al contempo non lo era. Forse, faceva solo il suo gioco.
    Destatasi, di nuovo, si rivolse a Lily, le cui parole erano state catturate dalla sua mente.

    Possiamo cantare noi, se vuoi, fece, sorridendo, flemmatica. Canto bene, ti assicuro.

    E si voltò, riprendendo il suo cammino, spedita. Rise. Una risata completamente priva di allegria, che le fece venire le lacrime agli occhi. Che cosa ci faceva, lì? Avrebbe aperto gli occhi, e si sarebbe trovata a casa, di nuovo. Dove non voleva essere.
    Ma come poteva trovare piacevole il trovarsi a Nowhere?

    Con un sorriso forzato e un po' amaro, le spalle rivolte agli altri Risvegliati, prese a cantare. La mano destra sfiorava il fodero del... pugnale? Coltello? Lama? La sua unica difesa.
    E si inoltrò nella locanda.





     
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  3. BlackieTheCat
     
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    Nel Nowhere c'è tutto e non c'è niente. E' come se fosse una dimensione senziente, che sa cosa ci immaginiamo e può riproporcene un' esatta copia. Del tutto veritiera, per giunta.

    Lucio si chiese, dopo tale affermazione se Nowhere non dipendesse effetivamente da loro, dai Risvegliati. Come se senza di essi non fosse in grado di esistere, non fosse nulla. Il vuoto più totale.

    Se un albero cade in una foresta, e nessuno è lì ad ascoltarlo, fa rumore? Se Nowhere stessa non ospitasse nulla e nessuno, cesserebbe d'esistere?

    Altre quesito retorico, la cui logica insisteva nello stuzzicargli la mente, a tentarlo per risolvere quell'enorme enigma il cui nome era Nowhere. Istintivamente portò la mancina nella tasca sinistra del camice, stringendone forte il contenuto. Non il coltello, quello lo portava in un fodero in cuoio sul fianco dello stesso lato, nascosto sotto il camice. Ciò che risiedeva nella tasca era invece una piccola chiave color argento adornata da alcune pietruzze color celeste, trovata da Lucio nel suo pellegrinare che la raccolse soprattutto perché ne rimase affascinato; aveva una passione per oggetti di simil fattura, che fossero chiavi o cipollotti o altro, e decise quindi che ne avrebbe raccolte altre se ne avesse trovate, un modo sano per passare il tempo. Un hobby semplice, in un mondo che di semplice non possiede nulla. Col tempo quell'oggetto era diventato una sorta di totem, o di antistress che dir si voglia, e con la mano ne studiava spesso l'elegante composizione, soprattutto quando aveva bisogno di concentrarsi.

    La chiave per un mondo a parte, il mio mondo...

    Anche Lena concordò sul fatto di restare uniti, in fondo era l'opzione più logica da adottare e che avrebbe mantenuto moderato il livello di tensione. Le sue successive parole sembrarono più un pensiero rivolto a sé stessa invece, una sorta di riflessione interiore, anche se parlavano con la voce della verità.

    -Non importa ora che non c'è dato saperlo. A tempo debito sapremo meglio come agire e come comportarci a riguardo.-

    Si chiese se non suonasse troppo freddo in confronto agli altri, troppo distaccato. Ma concluse che non fosse un così grande problema, non aveva in quel momento emozioni da esternare, e se ne avesse avute di particolarmente forti avrebbe cercato di sopprimerle nel profondo, perché quello gli riusciva bene. A meno che non si fossero trovati in una situazione più tranquilla, in quel caso non ci sarebbero stati troppi problemi a riguardo.

    Ci sarà tempo per tutto questo, ma non certo qui e ora.

    E con quella sua riflessione alla Professor Oak seguì la compagna in direzione della locanda, ascoltandone la triste melodie degna delle più cupe tempeste piratesche. Certo non aiutava a migliorare l'atmosfera, anche se Lena sapeva cantare veramente bene. Certo l'ambiente che sembrava li stesse aspettando all'interno del locale sembrava di tutt'altro stampo, fra olezzo di marinaio vissuto, fragranza di rum e sonoro borbottare vissuto. Un po' cosa ti aspetteresti di trovare in una locanda sul porto.

    Sa cosa ci immaginiamo e può riproporcene un' esatta copia.
     
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  4. LoreElite
     
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    Lily era rimasta dietro di lui, alla fine.
    Era tutto sommato felice che qualcuno si fidasse di lui a tal punto da farsi proteggere.
    D' altronde, era quello che cercava in quasi ogni situazione. Qualcuno da proteggere. Si era sempre identificato come un "protettore" e questa sembrava essere la sua natura. Un protettore.
    Girò la testa verso la ragazza, sorridendo dolcemente, come se si trovassero in un prato e stessero facendo un allegro picnic.

    Forza, andiamo. Non vorremo mica rimanere qua fuori da soli!

    Si voltò di nuovo verso la locanda, facendosi la coda. La sua espressione era tornata quella seria e distaccata di prima. Non voleva, non doveva far vedere agli altri quanto fosse teso o angosciato dalla situazione.
    Se voleva proteggere qualcuno, quello che doveva fare era trasmettergli sicurezza. Chi si fa proteggere da una persona della quale non è sicura?
    Si assicurò quindi che Lily lo seguisse, prima di muovere passi lenti e misurati verso la locanda. I due stavano entrando, ed il ragazzo si limitò a fermare la porta con la mano prima che gli arrivasse in faccia, e mentre entrava a tenerla ferma per far passare anche la ragazzina. In ordine di entrata si trovava dopo Lucio, e poteva sentire distintamente la voce di Lena che cantava.
    Forse una voce come quella non l' aveva mai sentita, fino a quel momento. Non che ne avesse sentite tante.
    Non ci provò nemmeno ad unirsi a lei nel cantare, sapeva che aveva una voce di merda.
    La locanda era gremita di gente, e forti sentori di rum e tabacco arrivarono al suo naso.
    Stavolta però non sembravano finti, o sintetici. Era come se il suo naso si fosse svegliato da un lungo sonno, e subito si mise a registrare ogni odore che riusciva a captare.
    Non era sicuro che avrebbe provato sensazioni simili a quella, perciò decise provare a conservare nella mente tutti quegli odori.
    L' odore del legno lavorato, del tabacco delle sigarette dei marinai che stavano al tavolo bevendo birra...
    Un turbinio di sensazioni gli pervasero il corpo, facendolo sentire nuovamente vivo in quell' eterna finzione.
    Dopo poco, non resistette più.
    Il bancone sembrava chiamarlo, e lui aveva un' immensa voglia di birra artigianale. Da quant'era che non ne prendeva un boccale...
    Si fece coraggio, avviandosi verso l' interno del locale. Passi quasi incerti, che facevano capire con quanta circospezione stesse per eseguire quell' azione.
    Si appoggò quindi al bancone, cercando di attirare l' attenzione del barista.
    Un tipo snello, con un gilet nero ed una camicia bianca.
    I capelli corti, ordinati, e l' aria affabile.
    Era intento a lucidare dei boccali che ordinatamente riponeva sotto all' asse di legno dove ora era appoggiato il diciassettenne.
    Quasi vincendo un' enorme timidezza, Lore finalmente si espresse.

    Vorrei una birra chiara

    Con grande stupore del ragazzo, il barista gli sorrise, e versò del liquido in uno dei boccali che aveva appena finito di pulire.

    Ecco a te, figliolo.

    Lore prese il boccale, constatando che quella non si trattava di un' illusione e che il barista stava guardando proprio lui

    Qu... quanto le devo?

    Oh, non importa. Offre la casa, per voi.

    E si, si stava riferendo esattamente a lui e ai suoi compagni.

    Ok, questa è la prova del fuoco.

    Fissò per qualche secondo il boccale di birra, per poi portarlo alla bocca e tirare due o tre sorsi.
    E quello che riuscì a sentire lo spaventò.
    Dopo tanto tempo passato a ingurgitare qualsiasi cosa e a constatare che tutto aveva un vago sapore di polistirolo, scoprì ( con un misto di sorpresa e sgomento) che quella birra sapeva.... beh, di birra.

    Si voltò verso i suoi compagni, facendo loro cenno di venire da lui.

    Dai, su, assaggiate, e ditemi di cosa sa.

    Disse, raggiante.
    Il barista parve squadrarli ridacchiando fra sè e se, e affermò:

    Solo la birra migliore per i nostri giovani marinai!

    Ridacchiò, tornando pacatamente al suo lavoro.
    Per la prima volta da quando si trovava lì, le "visioni" che quella dimensione dava loro non li stavano nè attaccando nè minacciando.
    Era una normalissima giornata in un pub, tutto qui.
    Ed era estremamente, indescrivibilmente felice che stesse accadendo.
    Poteva quasi dire di essere a casa.
    Anzi, si chiese se quella non fosse stata da sempre la sua casa, e che i ricordi della sua "vita" precedente non fossero altro che gli offuscati ricordi di un sogno talmente elaborato da essere quasi vero. D' altronde, gli era già capitata una cosa simile, in passato. E quello che poco prima diceva Lena non sembrava essere un' ipotesi del tutto stupida.
     
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    Detto fatto! Pensavo che, in quanto staff, aveste voi le redini della situazione :)


    Rimasta in fondo alla fila, Lily si affrettò ad entrare a ruota dietro i compagni; era ancora agitata, ma quella tensione che le era rimasta si sciolse non appena ebbe varcato la soglia.

    Ma che...?

    Il primo senso che venne colpito fu l'udito: la voce di Lena che intonava "My jolly roger", anche se, ora che ci pensava e ascoltava le parole, probabilmente era "My jolly sailor bold".
    Sorrise; adorava gli sguardi complici, le sintonie di pensiero, tutte quelle cose strafighe che permettono di comunicare la stessa cosa senza bisogno di farlo. Si sentì improvvisamente molto più emotivamente vicina a Lena, e si mosse per far sì che anche fisicamente quella vicinanza ci fosse. E poi era un sacco che non cantava con qualcuno, e la ragazza -come aveva anticipato- era davvero brava.

    Contemporaneamente, fu la vista a doversi dare un pizzicotto per distinguere sogno e realtà: tutto, nella taverna, aveva l'aria di essere stato sputato fuori dal 1850. Le decorazioni, l'atmosfera, gli abiti dei presenti... Perfino quelli di Lily e gli altri! Sembrava che nessuno se ne fosse accorto, ma Lily indossava una camicia bianca con le maniche a sbuffo, pantaloni lunghi marroni di pelle attillata, e degli stivaletti neri con la fibbia dorata che le davano l'aspetto di una qualche piratessa o spadaccina di altri tempi. Peccato che nel fodero che pendeva al suo fianco quello che trovò fu il suo dannato scettro col cuoricino. Certo, aveva assunto un aspetto più piatto e affilato, ma sempre di lui si trattava.

    Devo procurarmi un'arma seria, dannazione...

    Lore, dal bancone, si rivolse al resto del gruppo; lo vide con i folti ricci legati in una coda e coperti in parte da una bandana rossa, con addosso una camicia bianca portata su un paio di calzoni al ginocchio e alti stivali di cuoio neri. Li stava invitando a provare il contenuto del suo boccale, e aveva un'aria così soddisfatta mentre lo diceva che o si trattava della bevanda migliore del mondo, o di uno scherzo perfettamente congeniato.
    Lily rimase un attimo indietro, per osservare meglio Lena e Lucio. Il ragazzo era quello che più poteva essere chiamato "marinaio" dall'oste, visto che sfoggiava un paio di scarpe basse, pantaloni lunghi chiari pieni di tasche, e una maglietta a righe leggermente aperta sul petto. Da un cinturone con almeno un paio di sacche e foderi pendeva un berretto da marinaio dello stesso colore della maglietta. Lena, invece, era la più elegante dei quattro: un corpetto in pelle nera le fasciava l'addome, mentre il resto del busto era coperto da una graziosa camicetta bianca molto più fine di quella che aveva addosso Lily. I pantaloni, neri anch'essi, erano infilati dentro un paio di alti stivali da regina dei pirati, e dal fodero sul suo fianco fuoriusciva l'impugnatura di una piccola spada.

    Ma perché devo essere l'unica sfigata qui? Dannazione, la cosplayer sono io... pensò Lily con amarezza, lasciando gli occhi sui vestiti di Lena. Non era il solo a farlo, anche una coppia di marinai stava occhieggiando apertamente il fondoschiena della ragazza.
    Il fastidio coprì l'invidia immediatamente, e Lily si mosse in avanti andando vicino alla compagna, coprendola allo sguardo stupratore dei due uomini,
    Avvicinando la bocca al suo orecchio, la ragazza le sussurrò:

    Scusa ma... Sono solo io a vedere le... Stranezze? Cioè... Anche per te qui sembriamo entrati nell'Ottocento? La taverna, i nostri vestiti...

    In effetti, era un pensiero che le era venuto; se gli altri non avevano fatto una piega nell'entrare e nel trovarsi mascherati a quel modo, era anche possibile che fosse tutto un suo viaggio mentale. O meglio: un viaggio in solitaria che Nowhere le stava facendo fare.

    Magari Lena vede una pasticceria del Seicento e Lucio un bar futuristico... Ok, niente elucubrazioni, chiediamo e buonanotte!

     
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    OT/ Gaeshi, ho ADORATO la descrizione degli abiti XD Oltretutto, avevo intenzione di fare una cosa simile... ma i vestiti che hai scelto sono <3 /OT


    L'ultima cosa che fece, entrando nella locanda, fu un sorrisetto verso Lily, l'unica unitasi alla canzone. Ma non appena si trovò all'interno del locale, le parole le morirono in gola. Quel posto era vivo. Era decisamente vivo.
    C'era musica, c'erano marinai intenti a tracannare birra, rum, e chissà cos'altro, c'erano donne discinte che li accompagnavano; c'era perfino qualcuno che ballava.
    Era come rapita da quell'atmosfera così vivace, e così autentica. Si sentiva quasi inebriata da quello che vedeva, sentiva, odorava. Per un attimo, si sentì al posto giusto.
    Si era fermata all'ingresso, osservando, scandagliando tutto con lo sguardo. Come se cercasse di captare più dettagli possibili, imprimendoli nella sua memoria, assorbendoli, beandosene.
    Poi, la realizzazione. Lore dimostrò che non era più una semplice visione. Era vero. Era tutto vero.
    Spontaneamente, sorrise. Non riusciva a spiegarselo, ma si sentiva quasi le lacrime agli occhi per l'emozione. Le sembrava quasi di essere... felice. Davvero felice.
    E Lore, dal canto suo, sembrava raggiante. Lena afferrò uno dei boccali che il ragazzo dietro al bancone aveva loro servito. Quel che assaggiò fu ancora meglio degli odori nitidi e delle sensazioni.
    Reale. Quel sapore era reale.

    Porca vacca!

    Fu tutto ciò che le uscì dalla bocca, in un misto di stupore ed eccitazione. Guardò Lore e gli altri, senza riuscire a trovare delle parole adatte. Non sapeva esattamente cosa stesse succedendo... Niente di tutto quello era previsto. Erano previste allucinazioni, visioni, immagini, distorsioni. Ma sapori? Odori? Sensazioni reali? No. Quelle no.
    La sua espressione mutò dall'estasiato al corrucciato.

    Lore, sei consapevole di essere vestito da marinaio?, domandò, assorta.

    Poi, la voce di Lily che le parlava all'orecchio. Sgranò gli occhi, realizzando di essere, effettivamente, abbigliata in modo leggermente diverso da pochi istanti prima. Anche Lucio, e Lily stessa, erano vestiti in tema con l'ambientazione.
    Scosse la testa, in risposta alla ragazza.

    No, tranquilla. Credo che sia tutto reale. Intendo, reale sul serio...

    Una donna si avvicinò loro, ammiccando ai due ragazzi. In mano aveva un grosso ventaglio, ed era truccata pesantamente.

    Ehi, siete tornati, dunque, disse, un sorriso malizioso dipinto sul volto. Hanno detto che è stata dura, questa volta.

    Spostò lo sguardo su uno dei tavoli a lato, ampliando il sorriso.

    Spero che la vostra imbarcazione sia tutta intera. Ora, se volete scusarmi...

    E si allontanò, voluttuosa, raggiungendo il suo obiettivo.
    Se, in un primo momento, Lena si era sentita estremamente felice, ora iniziava ad essere perplessa. Non solo gli abitanti di quello... quello stralcio di Nowhere potevano vederli, e parlare con loro... Ma sembravano conoscerli. Non erano semplici visitatori: loro facevano parte di quella storia.

    E se fosse così? E se ci fossimo Risvegliati con lo scopo di tornare al nostro posto? Quello giusto?







     
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  7. BlackieTheCat
     
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    La sua reazione rimase neutra, se messa a confronto con quella avuta dagli altri, anche se non mancò certo lo stupore. Non era mai stato un fan dei luoghi troppo affollati, ma perlomeno quello sembrava affollato in maniera positiva, allegra. Un'ambientazione tipica marinaresca insomma. Per quanto lo sembrasse non voleva però illudersi che tutto quello che li circondava potesse essere vero, né che assomigliasse alla realtà, nemmeno lontanamente. Significava non potersi godere appieno la situazione festosa, ma preferiva restare ancora sull'attenti, per il momento. Poteva sembrare un comportamento ingrato, con tutta quella positività che veniva loro offerta, ma le precauzioni hanno un prezzo.
    Non dovette avvicinarsi troppo a Lore per poter constatare che quel boccale di birra emanasse il classico odore da birra, più intenso e vivo di qualsiasi altro odore che si fossero immaginati fino a quel momento. Ed all'annusarla appena si limitò, non era un fan neppure degli alcolici, birra soprattutto. Qualcuno si salvava, ma erano rare eccezzioni.

    -Significa solo che Nowhere ha imparato nuovi trucchetti. Il più è capire per cosa ne farà uso.-

    Era diventata un po' la sua specialità, trovare il lato negativo in ogni cosa, ma era un'abitudine rimastagli dagli studi di statistica, dove si prendeva sempre in considerazione il caso peggiore.

    Raramente va tutto come vorremmo, e quando accade allora non c'è da preoccuparsi. Ma se invece abbiamo previsto quale sarà la situazione peggiore e saremo pronti ad essa, allora saremo preparati anche a quelle meno preoccupanti.

    Fu all'affermazione di Lily, che coincidette con il suo cercare la chiave nella tasca del camice, che si accorse che molto altro era cambiato, e i loro indumenti facevano parte del pacchetto. Nonostante i pantaloni dalle numerose tasche, una caratteristica che ammirava in un indumento, non potè fare a meno di sentirsi velatamente irritato. Un conto era incasinare il mondo attorno a loro, un altro era andare a toccare loro stessi. Ritrovò per fortuna la chiave in una delle tasche sopracitate, mentre il coltellaccio stava riposto in uno dei numerosi foderi della cintura. Gli altri non erano stati risparmiati dallo sconvolgimento degli indumenti, tutti comunque in tema con l'ambientazione in cui si erano ritrovati. Non potè fare a meno di ammirare i vestiti delle due ragazze, avevendo un debole per gli abiti di quei tempi, soprattutto come quelli di Lena con tanto di corpetto e di fine camicia.
    Un'impercettibile smorfia preoccupata si dipinse sul volto di Lucio, quando Lena rispose con la sua ultima frase alla domanda di Lily. Quanto "reale" poteva effettivamente essere definito ciò che avevano attorno? C'era piuttosto una scala per misurare un presunto parametro di realtà?
    Nel frattempo una donna si avvicinò al gruppo, raffinata forse in abiti quanto volgare era in trucco. All'ammiccare di lei non potè che sorridere appena, per evitare inimicizie. Ma furono le parole di lei, che fecero coppia con quelle dell'oste, ad incrementare i dubbi riguardo quell'assurda situazione. Quanto in fondo era stata ricreata quella folle illusione?
    Che stava succedendo, così all'improvviso? Nowhere aveva deciso di lasciare loro la possibilità di rilassarsi, di divertirsi? Oppure era uno specchietto per le allodole, o un contentino per tenerseli buoni?

    Bisogna prendersi cura dei propri giocattoli.

    Tutto quello cominciava a dargli la nausea, e si chiese quando sarebbe effetivamente finito. Per un attimo, non senza rimanerne sorpreso, sentì che avrebbe preferito trovarsi alla Nowhere abituale, quel pazzo e folle mondo i cui gli assurdi cambiamenti sembravano seguire una sorta di schema. E i canti, le urla, gli effluvi di birra e chissà cos'altro non lo aiutavano certo a farlo star meglio, soprattutto in uno spazio ristretto come quella locanda.

    -Vado all'entrata, in modo da poter avvertire nel caso dovesse arrivare qualcosa.-

    Sapeva di aver proposto lui stesso di restare uniti, ma sentiva che non avrebbe resistito molto di più là dentro. E in fondo non si sarebbe allontanato troppo, dato che comunque sarebbe rimasto appena fuori il locale, appena due o tre passi di distanza. Senza aggiungere altro si avventurò quindi fino alla sua meta, spostandosi sul lato della porta per poi poggiare schiena e spalle contro il muro, respirando lentamente l'aria aperta che tanto agognava. Un aria salmastra con retrogusto di pesce, difficile dire quanto ce ne fosse di effetivamente fresco in quel luogo.

    Non sappiamo ancora nulla di questo mondo, e di ciò che è in grado di fare... Non posso far altro che sperare per il meglio.

    E restando appoggiato al muro, quasi a volerne sostenere il peso con la schiena, si mise ad osservare i vari marinai rimasti sul porto, intenti a scaricare le ultime casse dalle loro imbarcazioni. Evitando di fissarli direttamente, preferiva evitare di attirare troppo l'attenzione di corpulenti scimmioni dediti alla rissa.
     
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  8. LoreElite
     
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    Finalmente rideva.
    Una risata a metà fra l' isteria e la contentezza.
    Era vero, cazzo. Tutto vero. Pareva che quella dimensione avesse fatto riscoprire loro quanto fossero vivi, da qualche parte, nel loro Io.
    E la cosa, dopo svariato tempo nel quale si era sentito come imballato e circondato da nient' altro che polistirolo, gli riempiva le narici di un' aria frizzante che gli solleticava il naso.
    Era sempre così, quando provava una forte emozione. Il naso era come se gli si stappasse dopo un raffreddore, e all' inspirare si riempiva di una piacevole sensazione che glielo faceva prudere.
    All' affermazione di Lena, si guardò addosso.

    Caspita! un vero pirata! E anche voi, ragazzi, non siete da meno!

    Sorrise allegramente alle due ragazze, mentre poco dopo una signora si avvicinò a loro. Ben vestita, certo, ma pareva che il suo vero volto fosse nascosto sotto qualche metro di trucco.
    Il fatto che ammiccasse solamente ai componenti maschili della compagnia faceva supporre tante cose, che Lore però non aveva voglia di elencare nella sua mente.
    Rispose all' ammicco della signora, tanto per fare la sua "parte". Aveva infatti deciso che si sarebbe limitato a recitare la parte che il nowhere gli aveva affidato. Subito dopo si sentì parlare dalla donna, che faceva riferimento ad una nave che doveva essere sua e di Lucio e che a quanto pare non era in buone condizioni.

    Lo... spero anche io. Arrivederla!

    Disse, vedendo che se ne andava.
    Rivolse un rapido sguardo interrogativo alle due, mentre Lucio si avviava verso l' entrata della locanda.
    Lucio. Uno dei pochi che non capiva affatto. Sempre distaccato, sempre così... apparentemente razionale di fronte a tutto, in quel mondo.
    Alla domanda di Lena aveva risposto con una secca massima logica, quasi non si fidasse di tutto quello che poteva riuscire a percepire sulla sua pelle.
    In effetti, fidarsi di quel che si vedeva in quel posto era una cosa sbagliatissima da fare, ma fino a che si trattava di bere birra e conversare con signore ammiccanti...

    Diavolo, Lucio!

    Il suo desiderio sarebbe stato quello di rimanere alla locanda con le ragazze, per evitare di scongiurare qualsiasi tipo di pericolo.... Ma al contempo non gli andava che Lucio se ne stesse da solo. In effetti un pò aveva ragione.
    Per quanto ne sapevano di quel posto, poteva cambiare nuovamente da un momento all' altro, e fare di loro ciò che voleva con un' altra delle sue trappole.
    La sua espressione diventò sempre più seria, mentre si rivolgeva nuovamente alle due ragazze.
    I clienti della locanda erano pochi, e non sarebbe stato difficile raggiungerle nuovamente in caso di rumori sospetti. C'era solo da esser veloci.
    Mentre stava per iniziare a parlare con le ragazze, la musica del pianista lo rapì un secondo:

    Subito dopo aver osservato il pianista, però, tornò ad incrociare lo sguardo con quello delle ragazze.

    Vado a vedere cosa ha Lucio, non mi va di lasciarlo là da solo. Non so se preferite stare qui o venire con me.... in ogni caso io sono lì fuori.

    Pochi secondi dopo aveva già girato i tacchi, verso l' uscita.
    Fece per aprire la porta quando.... Un singhiozzare sommesso sembrava solleticargli l' orecchio destro, costringendolo a voltarsi.

    Nulla

    constatò, con il cuore che aveva cominciato nuovamente a tremargli. Stavolta però non era come le altre volte. Ogni battito tachicardico era come se gli sfondasse il petto, supplicandogli di dimostrare che quel singhiozzo sommesso non esisteva, che era solo frutto della sua immaginazione.
    Si portò una mano all' altezza del cuore, per poi uscire.
    Lucio era lì, con le spalle al muro.
    Guardava il mare, forse i gabbiani affamati di pesce che giravano attorno ai pescherecci che attraccavano.

    Salve...

    Il sole stava calando, era quasi il tramonto.
    Il mare era ricco di riflessi giallastri e rosso chiaro,un piacere per i suoi occhi. E per chiunque avesse occhi aperti per apprezzare.

    Troppa confusione, lì dentro?

    Cercava, quasi disperatamente, di attaccare bottone con il ragazzo. Una cosa in cui era una palese frana. Non riusciva mai a cominciare un discorso senza che sembrasse una cosa forzata.
    E questa era una delle cose che forse non si sarebbe mai perdonato di se stesso.
    Fino a che... non gli venne l' illuminazione

    Non credi dovremmo andare verso il cantiere navale e prendere informazioni riguardo a quella nave di cui parlava quella signora
    poco prima? Se, secondo te, c'è un perchè in tutta questa "botta di vita", forse è lì che dovremmo dirigerci, ti pare?


    Non sarebbe ancora entrato a chiamare Lily e Lena, prima avrebbe voluto sapere cosa voleva fare Lucio.
     
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    Nessuno parve particolarmente turbato dalla faccenda. Forse loro erano più abituati alle stranezze di Nowhere, essendosi Risvegliati da più tempo... Anzi, da quanto aveva capito, quella era la più bella stranezza che avessero incontrato da tanto tempo.

    Ok... Già che siamo in ballo, vediamo di seguire il ritmo...

    Mentre si stava avvicinando al bancone per chiedere anche lei una birra, entrambi i ragazzi decisero che ok l'atmosfera allegra e gioviale, ma meglio controllare anche fuori e meglio non farlo da solo. Lily lasciò perdere il tentativo di rifornimento alcolico e rimase con Lena, un po' indecisa sul da farsi. Era meglio restare sempre uniti... Ma anche avere un'idea il più ampia possibile di quello che c'era attorno a loro, e purtroppo solo dividendosi questo era possibile.

    Il mare sciabordava, poco lontano; sembrava che la taverna fosse stata cotruita direttamente a picco sugli scogli, e che le onde si frangessero placide contro le pareti della cantina.

    Umh... Non ricordo se soffro di mal di mare.

    Un pensiero poco adatto al momento, ma, essendo pensiero, impossibile da ritirare una volta formulato. Una risata sguaiata di un uomo probabilmente ubriaco attirò il suo sguardo, ma si tranquillizzò quando vide che era stata fatta da un marinaio nerboruto con il mento barbuto appoggiato ai seni della signora di poco prima.

    Su, rilassati, è quasi come essere al pub... Solo un po' più alla mano, ecco...

    Ehi, pulcinelle di mare, avete mai visto un vero albero maestro?

    Ok, è esattamente come essere al pub.

    A fare quel commento così poco da gentleman era stato un ometto poco più alto di lei, coi capelli biondi talmente unti da sembrare un blocco unico, che esibiva una chiostra di denti marroncini che avevano tutta l'aria di star per cadere da un momento all'altro. Gli altri avventori del suo tavolo, una coppia di ragazzoni dalla pelle olivastra che o erano gemelli, o erano stati fatti con lo stampino, risero fragorosamente all'arguzia del loro compagno.

    E ti pareva... Mi mancavano proprio queste cose... sospirò Lily, ignorandoli e tornando a guardare Lena.
    Che facciamo, raggiungiamo i baldi giovini lì fuori? Ti avrei proposto un ballo, ma mi pare di ricordare che in questa epoca le ballerine sono socialmente considerate prostitute...
     
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    La risposta di Lucio al suo entusiasmo rese amaro il sapore della birra. Il suo sorriso si spense, e fu come essere trascinata di nuovo a terra. Il motivo per cui si rabbuiò tanto era perché sapeva che il ragazzo aveva ragione: non avrebbero dovuto fidarsi di Nowhere.

    Non sono una sciocca. Dovrei saperlo.

    Si mordicchiò le labbra, pensierosa. Perché se la prendeva tanto? Perché aveva pensato che, da Nowhere, potesse venire qualcosa di buono? E perché lei, come gli altri, sapeva che ciò non era assolutamente possibile? Ma perché, poi? Oltre ai mostri e al dolore, quel posto non avrebbe potuto portare anche qualcosa di positivo?
    Troppe domande. Si scompigliò i capelli con le mani, per poi massaggiarsi le tempie. Era inutile arrovellarsi tanto. Le risposte non le sarebbero piovute dal cielo.

    Ma questo è reale. Non m'importa di chi sia la realtà. Se mia, se di qualcun altro... Dopotutto, se io penso che sia reale, perché non dovrebbe esserlo? Posso toccarlo, sentirlo, odorarlo. C'è. E se è un'illusione... beh, non sarà cambiato niente.

    Brava, Lena. Vivi di illusioni, come hai sempre fatto.

    Fu come essere colpita, dritta al cuore. Ma non era importante quello che sentiva lei, in quel momento, quanto la sicurezza dell'intero gruppo. Così, quando Lucio uscì dal locale, e Lore dichiarò che l'avrebbe raggiunto, pensò che fosse meglio rimanere vicini il più possibile. Non voleva che accadesse loro niente di male. Ed era stufa di tenersi a distanza, di chiedersi se potesse fidarsi di loro... Perché non avrebbe dovuto? Erano tutti uguali. Erano tutti lì, e non lo volevano. Che interesse avrebbero avuto nel non volere il bene reciproco? Sempre che non fosse troppo fiduciosa.
    Fu la voce di Lily a riportarla alla realtà. O a quello che era. Rise, alla sua affermazione.

    Hai ragione, mi manca solo sentirmi dare della meretrice da un gruppo di barboni ubriachi. E poi, io non ballo.

    Detto ciò, sembrò aver recuperato la grinta che le era stata come risucchiata via, poco prima.

    Io propongo di raggiungerli, sì. Ma prima...

    E, lasciando la frase in sospeso, si diresse verso il tavolo intorno al quale era seduto l'ometto biondo che aveva tentato di abbordarle.
    Si chinò sul tavolo, estraendo la piccola spada che si era trovata nel fodero.

    No, non l'ho mai visto. Stupiscimi.

    Fu quello che sussurrò, con un sorriso al contempo malizioso e superbo, facendo roteare la lama tra le dita. L'uomo e i suoi compagni ridacchiarono debolmente, ma non replicarono. Prima che potessero aggiungere qualunque cosa, Lena girò sui tacchi e si allontanò, soddisfatta, rimettendo la spada al suo posto.

    Non mi sono mai sentita così figa!, pensò, con il cuore che le batteva all'impazzata.

    Fece per tornare da Lily, quando qualcos'altro le balenò nella testa. Si diresse con passo baldanzoso e spavaldo verso il bancone, appoggiandovisi, come se fosse a casa sua.

    Ehi, la casa mi offrirebbe anche un giro di rum?, fece, sorridendo al locandiere con fare frivolo e vagamente ammiccante.

    In tutta risposta, l'oste ricambiò il sorriso, versando il liquore in un bicchiere opaco, e lasciandolo scivolare sul bancone, verso le mani di Lena. Lei alzò il bicchiere in direzione del ragazzo, per poi scolarlo tutto d'un fiato. Dopodiché, con un cenno di saluto, tornò da Lily con la stessa andatura.

    Ho sempre sognato farlo, confessò, ridacchiando. Dopotutto, reale o no, aveva l'occasione di visitare ed interagire con un'ambientazione marinaresca e vittoriana: non l'avrebbe di certo sprecata!

    Dài, andiamo. Mi sento più tranquilla, quando siamo tutti insieme.

    E, sentendosi come se qualcosa stesse cambiando, uscì dalla locanda, uno sciocco sorriso stampato in volto.
    Trovò i due ragazzi vicino al muro, poco distanti dalla porta d'ingresso. Lena lanciò un'occhiata al mare: era incantevole. Luccicava, si ribellava, si lasciava domare. Il tramonto... si ricordò di una delle sue massime preferite.

    Solo le persone veramente tristi amano i tramonti.

    Sospirò, ma senza amarezza. Poi decise che era tempo di tornare coi piedi per terra.

    Ehi, Cat, tutto ok?, domandò al ragazzo, con un sorrisetto amichevole.
     
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  11. BlackieTheCat
     
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    Sospirò, lasciando lo sguardo libero di seguire il lento calare del sole dietro la retta dell'orizzonte, frastagliando quello squarcio di mare con le più svariate sfumature rossastre. Se avesse avuto una sigaretta, sarebbe stato un momento artistico per espirare una leggera nuvola di fumo. Ma non ne aveva una, e non fumava. Ma sarebbe stata comunque una bell'immagine.
    La mente era finalmente sgombra di pensieri, e i sensi avevano ritrovato la pace. Alcuni addirittura si stavano godendo il momento, per quanto illusorio fosse.
    Fin dove possiamo spingerci? Qual'è il caso peggiore?
    La mano si portò istintivamente alla chiave nella tasca dei pantaloni. La estrasse solo un istante, osservandola distrattamente prima di riporla al suo posto.
    ...Qual'è l'obiettivo?
    Una rapida occhiata alla porta, dietro la quale sentiva i passi di qualcuno in procinto d'attraversarla. Solo in quel momento si chiese effettivamente se, con le sue considerazioni logiche e terra-terra, non avesse rovinato quel momento di apparente pace, quell'atmosfera di festa e di gioia. Ecco, un altro suo talento involontario e di certo non voluto, odiava la parte del guastafeste. Soprattutto perché non veniva visto di buon occhio in quei casi, e minava alla stabilità del rapporto col gruppo, cosa alquanto scomoda. Ma più ci pensava e più non poteva fare a meno di considerare il lato negativo, i rischi che potevano correre, senza degnare di troppa attenzione quelli positivi. Che fosse il suo istinto di sopravvivenza che cercava di farsi sentire dentro di lui?
    Ancora troppo... Sto pensando ancora troppo. Uno di questi giorni mi scoppierà la testa, e non sarà un bel vedere.
    Si riprese, facendo mente locale degli eventi avvenuti fino a quel momento, giusto per farsi un riassunto rapido della situazione e decidere la prossima strada da intraprendere.
    Porto... Marinai... Locanda... Un'illusione categorizzabile come "rivisitazione", che ci ha fornito un background e un aspetto consono alla recita... Resta da chiedersi perché si sia scomodato così tanto.
    Fu il saluto di Lore a distoglierlo dal troppo rimuginare, un saluto semplice ma che del resto svolgeva la sua funzione. La seconda frase sembrava voler indagare più sul comportamento che lo aveva portato Lucio a lasciare quella bettola, o forse era solo un modo per sincerarsi del suo status mentale e/o fisico.
    Un generale deve tener conto dei propri compagni, assicurarsi che ognuno di loro sia nella forma migliore...
    Osservò il ragazzo, che sembrava in leggerà difficoltà in quella discussione. Una cosa che fece sorridere Lucio di cuore, domandandosi se fosse stato eccessivamente criptico con gli altri risvegliati. Se avesse tenuto nascosto troppo di sé.
    Un generale... O un buon amico.
    -Diciamo di sì, io e la confusione non andiamo molto d'accordo. Nulla di ché comunque, per stare bene sto bene. Semplicemente mi trovo meglio qui.-
    Lore seguì poi con una proposta che non aveva del malvagio, del resto stava considerando anche lui la cosa poco prima, anche se in maniera più schematica. Mentre quello che il ragazzo proponeva era un vero approccio.
    C'è chi ha le domande e chi le risposte, la chiave sta nel saper far combaciare i pezzi.
    -Sono d'accordo, a quanto pare i "noi" di questa realtà hanno una vita, o perlomeno una storia che vive in un intervallo temporale di un paio di giorni, probabilmente. Andare al cantiere come proponi probabilmente ci porterebbe a scoprire il perché di tutto ciò. Potremmo persino trovare altre utili informazioni su questo e su altro riguardo Nowhere.-
    Stavolta il sorriso che si formò sul volto di Lucio fu un gesto portato dal compiacimento. Cominciava a vedere il lato interessante, divertente di quella faccenda.
    Abbiamo visto l'intro del gioco, è ora di giocacare per davvero.
    Non ci volle molto prima che anche Lily e Lena raggiunsero i ragazzi al di fuori del locale, e pure quest'ultima sembrò preoccuparsi per Lucio.
    -Tutto ok, non temere, direi che abbiamo passato momenti peggiori in luoghi altrettanto poco raccomandabili. Al confronto questo pub di marinai ubriachi pare un salotto per lord inglesi.-
    Seguì poi spiegando il precedente dialogo avvenuto fra lui e Lore, in modo che tutti fossero al corrente dello stesso piano e potessero decidere insieme il da farsi.
    -Se Nowhere ci ha fornito un background tanto vale sfruttarlo, daremo meno nell'occhio e ci permetterà di proseguire. Purtroppo non abbiamo altre informazioni su di noi, se non il fatto che siamo marinai, che siamo tornati da una qualche missione e la nostra imbarcazione probabilmente non è messa nel migliore dei modi. Se vogliamo scoprire altro non ci resta che fare i vaghi, girando intorno alle domande e discussioni scomode e assorbendo più dati possibili da poter riutilizzare a nostro vantaggio.-
    Sapeva benissimo che la maggior parte delle cose dette, se non tutto, erano già chiare e conosciute dal gruppo, ma non poteva fare a meno di rispiegare e riassumere. Era un modo anche per lui per schematizzare ciò che già avevano e conoscevano, fornendo terreno fertile per utili strategie.
    -Fortunatamente non dobbiamo nemmeno preoccuparci di doverci cammuffare, l'atelier di Nowhere ha già coperto questa parte del piano. E devo dire che ha fatto un buon lavoro.-
    Un'altra leggera considerazione, un modo per Lucio per mostrare parte di sé, anche se non rappresentava che uno spicchio del suo io. Ma era pur sempre un inizio.
    -Quindi... Da che parte sarà il cantiere?-
    Di fronte avevano il porto, alle spalle diverse costruzioni e abitazioni, fra cui il pub. La sua conoscenza sui porti terminava praticamente lì. Si ricordò però di aver visto in una qualche serie tv una sorta di cantiere, anche se più recente nei tempi, e di fatto si convinse che dovesse assomigliare ad un grande capannone sul mare. Qualcosa che certamente non passava inosservato.
    -Qualcosa come... Quello?-
    Concluse la frase che aveva solamente pensato pronunciando la sua indicazione a voce udibile, indicando una struttura non troppo lontana alla loro destra, che sembrava corrispondere all'immagine che si era fatto a riguardo. Un grosso capannone con un lungo spazio, sufficiente a parcheggiare un paio di navi, a separarlo dal mare. Le mura della costruzione sembravano aver visto tempi migliori, riuscendo a dare comunque l'impressione di possedere una certa stabilità.
    All'esterno era presente solo lo scheletro di una conca di nave, probabilmente ancora in costruzione e che quindi non doveva appartenere ai loro alter-ego marinareschi. L'unica altra opzione è che la nave giacesse all'interno della struttura.
    O, con la fortuna che si ritrovava, che ci fosse un altro cantiere nascosto chissà dove.
     
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  12. LoreElite
     
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    Una nuvoletta di fumo si librò dalla sua bocca nell' aria circostante, mentre ascoltava il suo compagno parlare.
    Eh, già, si era acceso un' altra sigaretta.
    Quasi non tenne di conto che era abituato al sapore e alla leggerezza del polistirolo anche per quanto riguardava il tabacco, quindi esordì in un colpo di tosse, prima di iniziare a dialogare nuovamente con Lucio.

    Cazzo, me ne ero dimenticato....

    Disse,quasi per giustificarsi della figuraccia, colpendosi sullo sterno mentre ancora tossicchiava, il sopracciglio destro leggermente più alzato dell' altro, a contornare un' espressione mista che comunicava una lieve sofferenza, ma anche un pizzico di autoironia.
    Nel frattempo che finiva di tossicchiare, Lena aveva fatto nuovamente la sua comparsa, evidentemente raccogliendo la sua velata proposta di uscire da quella bettola per guardarsi un poco in giro.
    Non che gli sarebbe dispiaciuto bere birra e guardare le varie signorine, ma tant' era.
    Non c' era nulla da fare. Lucio per lui era troppo schematico, fatalista. Era come se giocasse una partita a scacchi.
    Il che, vista la situazione, non era per niente scontato. Anzi, forse i suoi discorsi "noiosi e scontati" avrebbero potuto salvare loro la pelle, ma proprio non riusciva a digerirli. Non che non li capisse, anzi. Li apprezzava. Apprezzava moltissimo che ci fosse qualcuno che la pensava come lui.
    Solo che secondo il ragazzo Lucio metteva troppe carte in tavola nello stesso momento.
    Uno dei suoi difetti era paragonare il comportamento degli altri confrontandolo con la sua mentalità: Magari il ragazzo era dotato di una elasticità mentale di gran lunga superiore alla sua, ed era quindi capace di fare e "sfare" il tavolo che si poneva con una maggiore velocità ( e facilità) di quella a cui era abituato, per suo modus operandi, a concepire....
    Con questi pensieri che gli riempivano il cervello, Lore aveva sentito soltanto una pallida versione sfocata di tutto quello che aveva detto il suo compagno fino a quel momento, riuscendone comunque a evincere il sunto e, guardando dove stava puntando Lucio, confermò la sua ipotesi, sbuffando un' altra nuvoletta di fumo. Stavolta era stato attento a non aspirare troppo, ricordandosi all' improvviso come fumava nel mondo in cui il tabacco aveva un sapore.

    Qualcosa come quello. E bravo Sherlock. A questo punto, direi che le cose che ci sono rimaste da fare sono ben poche.

    Un' altra nuvoletta di fumo si librò nell' aria, mentre il ragazzo si guardava attorno.
    Uno,due, tre....

    Lily!

    Aveva perso di vista la ragazza, tutto ad un tratto.

    Lena, dov'è Lily?

    Chiese, piuttosto allarmato.
    Di scatto si fiondò davanti alla porta del locale, con gli occhi che guizzavano da un angolo all' altro della locanda, cercando la ragazza. O qualsiasi cosa le appartenesse. Una ciocca di capelli rossi, uno stivale... o quel suo ridicolo scettro con il cuoricino.
    E finalmente la trovò, ma non fu tanto sicuro se essere o meno contento che la ragazza si trovasse lì in quel momento.
    Un avventore piuttosto robusto di corporatura si stagliava davanti a lei, bloccandole il passaggio.
    Scarpe di pelle scura, pantaloni marroni, giacca marrone.

    La fantasia.

    A vederlo dalla porta del locale Lore stimò che fosse alto poco meno di lui, ma largo sicuramente il doppio.
    La testa era priva di capelli ed era curvo sulla ragazzina, con delle movenze di chi non è pienamente in sè.
    Non ci volle molto per Lore per stilare un' equazione il cui risultato enunciava che Lily non fosse nella più felice delle situazioni.
    Il vociare della locanda impediva al ragazzo di sentire cosa le stesse dicendo.
    Ma fu quando il tizio mosse un piede in direzione della fancuilla che Lore si fece avanti a spallate verso l' interno del locale.
    Fece giusto in tempo per frapporsi fra l' omone e la ragazza.
    L' avventore scattò indietro con la schiena, barcollando, per poi squadrare il ragazzo dal basso verso l' alto.
    Ora poteva vedere anche la sua faccia. Un naso grosso, di quelli che si definiscono a patata, occupava gran parte della sua testa un tantino più piccola del normale.
    Il tipo era completamente glabro. Non un pelo spuntava dalla sua epidermide.
    Sotto la giacca aveva un gilet beige con sotto una camicia bianca, sulla quale era sistemata una cravatta rossa il cui nodo si era allentato e che adesso ballava sul largo collo dell' uomo d ogni suo movimento. Il lembo sinistro della camicia usciva dai pantaloni, nonostante ogni tanto l' uomo cercasse invano di rimetterlo al suo posto.

    Br...Brashbury... Che cazzo ci fai qui? Non vedi.... non vedi che sto discutendo con una shignorina?

    Il suo alito era una pura tanfata di rum. Il cuore gli batteva a mille , e si stava chiedendo con quale forza si era spinto fino a quella posizione. Si ricordava distintamente che qualche tempo prima non avrebbe avuto nemmeno la più pallida ombra del coraggio che aveva avuto nel compiere quel gesto, eppure ora era lì.
    Non si era messo nè con entrambe le braccia alzate nè altro, semplicemente si era frapposto fra lui e Lily.

    Bradsbury? Sarei io?

    A logica tornava. Lo diede per buono, senza soffermarsi troppo su quel dettaglio.
    Un nome gli passò nella mente come se fosse scritto su un nastro trasportatore, e non fece neanche in tempo a capire quale fosse che lo disse:

    M-Martin.

    Esterrefatto, rimase con quella parola in bocca per qualche secondo.

    Questa signorina è con me. Lasciala stare.

    L' omone parve guardarlo con scherno, per poi assumere un' espressione paurosamente seria. Con una voce dura e roca, senza più biascicare le parole, si rivolse al ragazzo:

    Bradsbury, ti consiglio di tornare subito su quel catorcio di peschereccio, altrimenti...

    Intimidito dalla voce paurosamente mutata di Martin, Lore quasi non resistette.
    Non gli tremavano le gambe, ma c' era molto vicino.
    La sua espressione mutò:
    Da avere gli occhi spalancati in preda al terrore, il ragazzo si fece d' un tratto autoritario e, spalancando le braccia e puntando le gambe, diede all' avventore ubriaco il chiaro messaggio che non si sarebbe schiodato di lì se non gli avesse permesso di portare con sè la ragazza.
    Sperava di poter ragionare in quel modo con l' ubriaco, dato che il repetita juvant era un concetto che con gente in quello stato funzionava parecchio bene.
    Quello che non aveva calcolato era che l' omone potesse non prenderla bene, e così fece.
    In un batter d' occhio, aveva tirato un gancio al ragazzo, che incassò il colpo in pieno viso.

    Ooof!

    Fu l' unica cosa che Lore riuscì a proferire, mentre il colpo lo stendeva a terra.
    Per pochi secondi, tutto quello che riuscì a sentire furono di nuovo quei pianti che poco prima avevano catturato la sua attenzione sul ciglio della locanda.
    Dalla folla di avventori si alzò un "oooh!" di stupore quando il ragazzo si accasciò con un pesante tonfo.
    Ma doveva rialzarsi.
    Vedendo che si muoveva ancora, l' omone non si mosse dalla sua precaria posizione eretta, probabilmente per cercare di mettere a fuoco nuovamente il suo bersaglio prima di tirargli un calcio.
    Nel frattempo il ragazzo si stava rialzando da terra.
    Aveva un ginocchio per terra e uno alzato, sul quale faceva leva per alzarsi.
    Quando sentì qualcosa di appiccicoso che gli stava uscendo dal naso.
    Pochi secondi, e una goccia rossa comparve sul pavimento

    Sangue?

    Eh si... sono anche un cavaliere :fior:
     
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    Lena concordò con lei sull'uscire da lì senza passare per mignotte, ma prima volle rispondere per le rime al tizio che le aveva provocate. Lily non disse niente, ammirando in silenzio la sicurezza e la spavalderia con cui la ragazza aveva messo a tacere il gruppetto di perditempo.

    Woah...

    Niente da dire; con quelle movenze e quei vestiti, Lena era straordinariamente attraente. Lily si trovò a sorridere quasi instupidita, restando ferma per un po' mentre la compagna ancheggiava (ok, forse camminava e basta, ma l'abbigliamento aderente ci teneva a sottolineare ogni movimento) verso l'uscita.

    Oh, sì, giusto! Uscita!

    Riavutasi improvvisamente si affrettò a seguirla, quando un armadio di pelli si frappose tra lei e la porta. Era grosso, vestito in maniera decente, ma puzzolente di alcool in una maniera orribile. Ogni cosa in lui faceva capire come avrebbe dovuto fermarsi molti bicchieri fa.

    Scusi... Permesso... fece un po' intimidita, cercando di sgattaiolare di lato, ma si sentì afferrare per un braccio e rimettere dove era prima.

    Cazzocazzocazzocazzo.

    I suoi occhi cercavano disperatamente una via d'uscita, una porta laterale, un percorso tra i tavoli -era una cameriera, quelle cose le venivano spontanee- ma niente, nemmeno una tana di coniglio in cui infilarsi. E intanto l'uomo stava biascicando qualcosa, ma tra l'alcool, la confusione, e il cuore che le batteva a mille facendole rombare il sangue nelle orecchie, Lily percepì davvero poco.
    Poi un cavaliere giunse in suo soccorso, sconfisse il gigante malvagio e la portò in salvo... O meglio, le cose sarebbero dovute andare così, ma il film si interruppe alla prima parte: il cavaliere (Lore) giunse in suo soccorso, e il pugno del gigante lo fece accasciare a terra con il naso sanguinante.

    Ehi... Giù le mani!

    Alla vista del sangue, Lily fu come trasfigurata; lo sguardo da cucciolo spaurito era mutato in quello di mamma orsa che protegge i suoi piccoli. Con due passi si era messa di fianco a Lore, poco più avanti del ragazzo in modo da permettergli di rialzarsi, e aveva estratto il suo scettro appiattito puntandone l'estremità verso il naso dell'uomo.

    Trova un secchio d'acqua e cacciaci la testa dentro, poi vedrai che avrai molta meno voglia di fare stupidaggini!

    Lo apostrofò con violenza, fissandolo negli occhi per essere sicura che il messaggio arrivasse; forse qualche sinapsi l'aveva beccata, ma la reazione non fu positiva. Martin -così l'aveva chiamato Lore, e non era il momento di filosofeggiare sul se e come si conoscessero- cercò di afferrare l' "arma" di Lily, ma dato che tra il cervello e il braccio c'erano diversi barili di rhum il gesto risultò in una sorta di moviola.
    Lei non gli lasciò il tempo di concludere, e con un movimento veloce roteò lo scettro e lo abbatté sulla sua fronte pelata.

    Tenero, Lore <3 Lascio ad altri il mio destino, oggi mi sento azzardosa *-*
     
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    Quando li raggiunse fuori, Lore e Lucio stavano probabilmente discutendo dell'imbarcazione che la donna aveva nominato; le parole aggiunte da Lucio, poco dopo aver risposto alla sua domanda, glielo confermarono.
    Il ragazzo individuò quello che poteva essere un cantiere navale. A quanto pare, era deciso: la prossima mossa sarebbe stata quella di ispezionare la barca.

    Fantastico. Non ho mai avuto una barca... Quante possibilità ci sono che abbia il mio nome?

    Prese a scrutare la loro prossima destinazione, fantasticando sull'aspetto e le dimensioni della barca. O nave. Imbarcazione. Forse, visto che avevano a disposizione un ruolo da recitare, avrebbero potuto prendere il largo, visitare i dintorni...

    ...o, forse, non era proprio il caso. Ma, sognare, era consolatorio. E dolce.

    Sussultò, la voce allarmata di Lore la destò dai suoi pensieri. Era davvero troppo distratta, quel giorno... Diede la colpa all'illusione, o avventura, che stavano vivendo.

    Lily... Era accanto a me, siamo uscite insieme!, esclamò, guardandosi intorno, constatando che, no, la ragazza non era uscita con lei, evidentemente.

    Oh, grandioso!, pensò, mordendosi il labbro, seguendo Lore di nuovo all'interno della locanda. Avevo accanto una sola persona, e la perdo di vista. Non era difficile, Lena... dovevi solo assicurarti che fosse accanto a te.

    No, rimproverarsi non sarebbe servito. L'unica cosa davvero utile che poteva fare, in quel momento, era trovare Lily.
    Ma, prima che potesse varcare la soglia, e tornare nel locale, qualcosa la trattenne. Un suono, debole, lontano, ed ovattato le carezzò le orecchie, volando via subito dopo.
    Per un istante, fu come se il tempo si fermasse. Come se il mondo attorno a lei si dissolvesse. C'era solo lei, lei e quella voce...

    Un pianto. Una melodia mormorata con la gola, tra i singhiozzi e le onde.

    Per la seconda volta, quel giorno, si sentiva come in uno stato di trance. Ipnotizzata, cambiò totalmente direzione, iniziando a camminare, a passi lenti, verso il molo. Verso il mare. Le suole degli stivali che indossava ticchettavano sul legno, scandendo il ritmo di quegli istanti tanto surreali da sembrare sospesi nel tempo e nello spazio. Intorno a lei, nient'altro.
    Si chinò sul molo, verso il mare. Cercando l'acqua. Si chinò fino al punto di sfiorare la superficie delle onde con i capelli, sporgendosi, socchiudendo gli occhi, beandosi del profumo che le solleticava il volto.

    Il canto sommesso era vicino. Era come se la fonte si trovasse proprio davanti a lei, il volto quasi posato contro il suo. E le parve di percepire delle mani su di sé... Sul viso, tra i capelli, sulle labbra. Si sentiì sfiorare, il canto danzava ovunque, lì intorno, e l'acqua era vicina... Così vicina...

    Spalancò gli occhi. Era inginocchiata sul molo, chinata sul mare. Rizzò la testa, di scatto, spargendo piccole gocce con le punte dei capelli. Niente. Non c'era niente, lì. La melodia era sparita, così come la sensazione che aveva provato poco fa. O che credeva di aver provato.

    Sto... sto impazzendo...?

    Un improvviso senso di smarrimento la colse. Non capiva cosa stesse accadendo. A loro, a Nowhere... Era tutto così strano. Così incomprensibile. Non aveva ancora fatto l'abitudine alle bizzarrie di quel mondo.
    D'improvviso, un pensiero le attraversò la mente.

    Lily!, gridò, alzandosi in piedi. Si voltò, cercando Lucio accanto alla porta della locanda, dato che non l'aveva visto entrare. Dobbiamo raggiungere Lily!

    In realtà, non si curò di accertarsi che l'amico fosse lì. Con foga, corse all'interno della locanda, augurandosi che Lore e Lily stessero bene.
    Una volta dentro, si guardò rapidamente intorno, cercando i due compagni.

    Bradsbury, ti consiglio di tornare subito su quel catorcio di peschereccio, altrimenti...

    Una voce risuonò nel locale, attirando la sua attenzione. Dopo poco, una serie di rumori, seguiti da un gemito, la portarono alla conclusione che si trattasse di una rissa. La reazione della folla glielo confermò. Si fece largo tra la calca che si era formata, fino ad arrivare agli interessati alla lite.

    Lore. Col naso gocciolante di sangue. E Lily, che percuoteva un pelato con uno scettro a cuore.

    A quanto pare, mi sono preoccupata per niente, commentò, più a se stessa che ad alta voce.

    Si avvicinò a falcate ai due compagni, piazzandosi alle spalle dell'uomo calvo. Che, a quanto pareva, si stava lamentando della botta ricevuta in fronte da Lily. Lena estrasse lo spadino dal fodero, puntandolo, poi, al collo dell'uomo.

    Adesso basta, sibilò, con tono autoritario. Lasciali stare.

     
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  15. BlackieTheCat
     
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    Infine anche Lucio si rese conto che il tempo che stava impiegando Lily era superiore a quello medio necessario per uscire da quella locanda, e che effettivamente valeva la pena controllare se qualcosa non andava là dentro. Prima però che si potesse recare all'interno del locale qualcos altro attirò la sua attenzione.
    Lena, che fino ad un istante prima sembrava mostrare preoccupazione come loro nei confronti della compagna, si fermò all'improvviso, attenta, come in ascolto. Che avesse visto o udito qualcosa di insolito? Strano comunque interessarsi ad altro, data la situazione incerta e non ben appurata dell'amica. Eppure lei era lì, che girava i tacchi e puntava verso il molo, forse veramente alla ricerca di qualcosa di visto anche solo di sfuggita.
    -... Lena?-
    Lucio la fissò preoccupato, chiamandola con voce appena udibile, mentre ella si posava sul molo, avvicinando il volto allo specchio lucido del mare, in un modo che si faceva piuttosto preoccupante.
    -Lena!-
    Ma, prima ancora che potesse raggiungerla per chiarire meglio la situazione, la ragazza sembrava nuovamente in possesso delle proprie facoltà, prima tentennando sul posto per poi sollevarsi in piedi e puntare verso l'entrata della locanda, per andare in soccorso di Lily. Lo sguardo si spostò allora in direzione del punto dal quale la ragazza si era appena congedata, riuscendo a scorgere solamente una lieve increspatura nell'acqua, che armoniosamente si quietava nella serenità marittima.
    Ma cosa era effettivamente accaduto poco prima?

    Ci sarà tempo per quello... Ora sembra che la priorità sia un'altra.

    Difatti Lore li aveva anticipati, e si trovava insieme alla ragazza in pericolo da più tempo. Di fronte a lui un omaccione, uno di quelli che ti aspetti effettivamente di ritrovarti davanti in uno postaccio come quello, e tale omone sembrava intenzionato a scatenare una rissa e poi peggio con la loro amica. Ma ciò non accadde, grazie all'intervento del "generale" Lore. Generale ora ferito, dopo aver incassato un colpo non proprio leggero sul viso, rigato da una lieve venatura cremisi che ne segnava la forte esperienza appena vissuta. Lucio si unì quindi agli altri, estraendo il coltellaccio dal fodero e puntandolo contro il petto del nemico, per rafforzare la loro posizione di superiorità.
    C'era solo da sperare che gli avventori del pub non fossero più amici suoi che loro. Ma il fatto che nessuno fosse ancora intervenuto faceva presumere che fossero dalla loro parte, o almeno che si trovassero in una situazione di neutralità. O che semplicemente erano troppo spaventati per poter fare qualcosa di concreto.

    -Hai sentito le donzelle, ti conviene cambiare aria.-

    Usò un tono fermo, serio anche se non propriamente minaccioso, che fece suonare la sua frase quasi più come un consiglio, un suggerimento che lo avvertiva dell'imminente pericolo e della figuraccia che ne sarebbe seguita se avesse continuato ad importunare i quattro. La quiete prima della tempesta.
    Il tempo intorno a loro sembrava essersi fermato, mentre non una parola né un fiato veniva proferito, e dove l'unica persona a muoversi con naturalezza e serenità era il barista, probabilmente abituato a quella e a situazioni ben peggiori.
    E dentro di sé Lucio sentì un brivido che non provava da tempo ormai, il brivido adrenalinico dell'avventura.

    Illusione o meno, non si può negare che tutto questo sia fottutamente epico.

    Nulla di fantasmagorico, ma non sono in gran forma. Almeno in questo modo la role potrà proseguire, e io mi rifarò al prossimo giro.
     
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