Risveglio Wade

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    "Ragazzo, non puoi restare lì. Stai ostruendo il passaggio". Una voce maschile ti raggiunge, una voce soffocata. Un uomo, o almeno, pensi si tratti di un uomo, in divisa, con una sorta di panno bianco e lercio avvolto intorno alla testa e alla faccia è in piedi davanti a te. "Biglietto, prego".

    Gli altri passeggeri reagiscono nei modi più disparati: qualcuno estrae il proprio biglietto da borse e tasche, altri balzano in piedi, iniziando ad urlare parole incomprensibili, e altri ancora si gettano, senza emettere alcun suono né mutare espressione, contro il vetro dei finestrini, frantumandolo, e rotolando all'esterno, sulle rotaie.
    La creatura di prima, la donna con la testa d'oca e il vestito a fiori, prende a discutere con il presunto controllore.

    "Troverà, signore, che non posso certo avere il biglietto, dal momento che ho preso il treno", si mette a dire. Il controllore annuisce.

    "Assolutamente. Non si può avere il tempo per entrambe le cose, se si sta perdendo il treno", commenta, e sorpassa la donna, che si accascia a terra, come un sacco vuoto.

    Dopodiché, scavalcandola con indifferenza, ti si avvicina ulteriormente. "Biglietto, ragazzo. Vuoi forse farmi restare qui tutto il giorno?".

    "Non puoi. Il treno viaggia solo di notte. Ed è appena sorto il sole. Vuoi farci perdere il tramonto?", aggiunge qualcuno, e ti accorgi che, a parlare, è stato una sorta d'ammasso di carne putrida, senza testa, con occhi e bocca sul petto.

    Non dargli il biglietto. Il biglietto è la chiave. Puoi salvarci entrambi. Anche se siamo già morti.
     
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  2. Morthag
     
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    Ad un tratto, tutto parve fermarsi. Il ragazzo inspirò potentemente, mentre qualcosa alle sue spalle si muoveva. All'interno del vagone aveva fatto la sua comparsa una delle figure più temute in tutti i treni. Qualcosa di peggiore di Mefistofele. Un controllore in divisa, apparentemente normale, si rivolse al pubblico lì presente, chiedendo i biglietti. e rivolgendosi a Wade, intimandogli di spostarsi. E dopo un secondo, che servì al ragazzo per alzarsi, il panico scese nel vagone. Le "persone" presenti iniziarono ad avere reazioni allucinanti all'apparizione del controllore, come se un gruppo di killer della mafia, dopo aver ingaggiato uno scontro a fuoco terrificante in una macelleria, vedono tutti comparire la madonna e dallo spararsi come dei folli assatanati iniziano ad abbracciarsi fra loro come se fossero amici di vecchia data che non si vedono da anni. Era qualcosa di assurdo. Alcuni avevano estratto il biglietto da posti improbabili ed avevano iniziato ad agitarlo in aria con aria trionfante. Altri, i migliori, si erano scaraventati a velocità supersonica contro le vetrate del vagone, scagliandosi fuori dal treno in una maniera così epica e teatrale da sembrare fatta apposta, come se fuori ci fossero stati dei materassini o qualcosa del genere pronti ad accogliere i folli che si sarebbero buttati da quel vagone. E mentre Wade si riprendeva da quella scena, un dialogo singolare si svolgeva fra il controllore e l'oca con il vestito a fiori

    *Ma non potevo morire e basta?*

    Pensò, fino a quando il controllore non si rivolse nuovamente a lui, chiedendogli il biglietto nuovamente. Wade,colto alla sprovvista, non seppe cosa rispondere, soprattutto perchè quella sorta di blemio obeso e putrescente aveva accennato a qualcosa riguardo al fatto che il treno viaggiava solo la notte, e che il sole fosse appena sorto ed egli non voleva perdere il tramonto. Roba che nemmeno nella Bisbetica Domata. Rimase perplesso fino a quando nuovamente la voce della ragazza fece capolino nella sua mente, accennando al fatto di poter salvare entrambi da qualcosa nonostante fossero già morti... Wade prese rapidamente una decisione, mentre il controllore lo guardava spazientito


    Vede, io non ho con me il biglietto, purtroppo anzichenò lo volli prendere in stazione, ma vede ero impossibilitato a muovermi a causa di qualcosa di appiccicoso che avevo addosso. E quando il trenò giunse, vede, la stazione si sciolse come plastica sul fuoco, e capisce che io non trovai alcun biglietto in virtù del fatto che se tale biglietto ci fosse stato, sarebbe stato sciolto e impresentabile, e se avessi perso tempo a cercarlo, non sarei qui su questo treno a spiegarle che non ho alcun biglietto in quanto la stazione si sciolse come plastica sul fuoco dovuto al fatto che infatti codesto treno sul quale viaggiamo arrivò mentre cercavo un biglietto che era sciolto perchè la stazione non c'era

    Parlò a raffica, senza pensarci, ammucchiando cose a caso, sperando di convincere il controllore a non fargli altre domande e a lasciar correre come aveva fatto per l'oca. E mentre attendeva una risposta, rimuginava sulla frase della ragazza

    *Il biglietto è la chiave... ma io non ho un biglietto, figuriamoci una chiave... Chissà dove diavolo è quella ragazza...
     
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    Il controllore tace, senza muoversi, aspettando che tu finisca di parlare, ascoltandoti attentamente.

    "Ah, ma, in fondo, che importa?", commenta. Dopodiché, si dissolve in un grido di polvere rossa.

    Corri.

    E, subito dopo, la situazione muta. I passeggeri rimasti sembrano impazzire: si mettono a correre in circolo, ad urlare, a ringhiare, a trasformarsi in creature infernali. La luce del vagone va e viene, ad intermittenza, impedendoti una visuale chiara, frastornandoti. Mani ed artigli che cercano di afferrarti, denti che cercano di morderti, una voce nella testa che non vuole abbandonarti.

    E, in fondo al vagone, eccola. La luce rossa. L'unico punto fisso in quel caos.

    Lì c'è la porta. Prendi la chiave. E corri.
     
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  4. Morthag
     
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    Dopo che Wade ebbe concluso il suo discorso, il controllore lo fissò per quello che parve l'attimo più lungo della sua vita. Dopodichè disse qualcosa, e poi sparì in un guizzo rosso. Dopo un momento di confusione, nuovamente la voce della ragazza si fece strada nella sua mente

    Cos...

    Il delirio scoppiò in quel vagone. Dai vetri rotti entrava una corrente potentissima dovuta dalla velocità del treno, la luce iniziò ad esserci con intermittenza irregolare. E poi, l'orrore. I passeggeri, come impazziti, corsero ovunque, in tondo, iniziando a cambiare aspetto, diventando qualcosa di grottesco e informe. Ammassi informi di artigli e carne putrida si agitavano in quel posto da incubo. Quello che fino a poco prima era un vagone di un treno strano, era diventato ora un carnaio allucinante, come se ci fosse stata la fiera del macellaio impazzito lì dentro. E le uniche cose a mantenere sana la mente del ragazzo erano la voce della ragazza e una luce rossa in fondo al vagone, che proveniva da una porta. Dietro di sè c'era quella da cui era entrato, ma era bloccata. Decise quindi di voltarsi, ma la situazione non era rosea. Ovunque c'erano quelle creature, non poteva fare molto, quando gli venne un'idea. Uno di quei cosi tentò di afferrarlo. Wade, con i riflessi pronti, bloccò l'artiglio e girandosi, ribaltò la creatura deforme. Dopodichè la utilizzò per salire su uno dei sedili, iniziandò a muoversi saltando tra quei cosi. Il vagone era abbastanza alto da permettergli di muoversi in maniera rapida. Scavalcò quei cosi in maniera piuttosto difficoltosa, fino ad arrivare dalla parte opposta

    *E la chiave?*"

    fu l'ultimo pensiero che passò per la mente di Wade che, a pochi passi dalla porta, cadde a terra come uno stupido, poichè uno dei mostri l'aveva afferrato alla caviglia con quello che era un'artiglio deforme. Il ragazzo si voltò, guardando l'orrore sbavante avviciniarglisi piano piano, attraverso la luce che andava e veniva
     
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    "Fermatevi".

    E tutti i mostri si fermano, di colpo. Immobili. Riacquistano le sembianze che avevano poco fa, e formano una fila ordinata. Le braccia lungo i fianchi, la bocca che si muove a ritmo di una musica che non senti, inizialmente. Poi, mentre le lacrime ricoprono i volti delle creature, una melodia riempie il vagone.



    E, mentre le creature cantano, quasi immobili, straziate da un dolore quasi palpabile, ma incomprensibile, a pochi metri da te, eccola: la luce rossa. Proviene dal vagone che riesci a vedere, dal punto in cui ti trovi. E, nel mezzo di quel vagone, ti pare di vedere la ragazza scomparsa sotto al treno.

    Non stanno andando da nessuna parte. È il loro Inferno.

    La carnagione pallida quasi risplende nella semioscurità, l'orlo della gonna svolazza, mosso da un vento che non dovrebbe esserci.
    Avverti qualcosa, su di te, come qualcosa che ti brucia sul corpo. Se provassi a mettere una mano in una delle tue tasche, troveresti un pezzo di carta.
    Un biglietto.

    Quanto dura "per sempre"?.

    Gli occhi della ragazza, anche da lontano, ti sembrano così grandi, così colmi... così perduti.
     
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  6. Morthag
     
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    Wade riaprì gli occhi, incredulo. Una voce aveva dato un'ordine ai mostri, che subito si erano immobilizzati. La sua caviglia era nuovamente libera. Quelli che fino a poco prima erano mostri orripilanti, ora erano tornati ad essere creature "normali". Per quanto il concetto di normale fosse estraneo a quel posto. Wade si voltò subito verso la porta, ma notò che la luce rossa non proveniva più da lì. Era come se qualcosa la stesse irradiando dal mezzo del vagone. Voltatosi nuovamente, vide tutte le creatura in fila, mentre una melodia si innalzava in quel luogo. E poi, quella voce. Nuovamente, la ragazza comparve, e parlò ancora. Quel posto era diventato pesante, nonostante la melodia, Wade sentiva un peso incalcolabile addosso. Era nell'inferno di quei mostri, e forse sarebbe diventato anche il suo. Mise le mani in tasca, sentiva qualcosa che lo appesantiva troppo. E poi, con stupore, estrasse un foglietto di carta stropicciato. Lo aprì con cura e lesse cosa vi era scritto

    *quanto dura per sempre? dove ho già sentito questa frase...*

    si chiese, mentre scrutava a fondo quello scritto, cercando di capire come potesse essere finito lì. Poi volse lo sguardo nuovamente alla ragazza. Quello sguardo, quegli occhi. Un tuffo al cuore, le gambe tremarono, iniziò a sudare freddo. Trattenne a stento un conato di vomito. Quella ragazza le ricordò l'unica donna che aveva mai amato, e che ora aveva perduto. E, all'improvviso, come un lampo a cielo aperto, un pensiero

    *a volte, solo un secondo*

    glielo diceva sempre la sua ragazza, quando parlavano sotto la luna, in riva al lago. Lui le poneva sempre quella domanda, chiedendole se avrebbero passato l'eternità assieme, e lei rispondeva così. Non aveva mai capito il perchè, e forse non l'avrebbe mai fatto. Ma sapeva che il ricordo di lei in lui sarebbe durato per sempre, e quel per sempre non sarebbe durato solo un secondo.


    Grazie

    sussurrò appena, avvicinandosi alla ragazza, mentre le lacrime iniziavano a solcare il suo viso
     
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    La ragazza piega le labbra in un sorriso cupo.

    In fondo, forse è un secondo a durare per sempre.

    E ti si avvicina, afferrandoti le mani, il suo tocco gelido e bollente, la sua presa salda e lieve. Ti prende il biglietto che hai fra le dita, e lo piega, lo modella, lo lavora, come l'artista con la creta.
    Dalle tue spalle, senti provenire dei rumori. Spari, sembrano. E vetri infranti, e passi pesanti, come se qualcuno stesse correndo. Ma la tua attenzione è completamente catturata dalla ragazza che hai di fronte.

    Non è la mia chiave. Ma puoi aprire la porta.

    Osservi il foglietto, e ti accorgi che ha assunto proprio la forma di una chiave; una chiave di carta.

    Apri la porta. E tieni la chiave. Non è la mia, ma potrebbe essere la tua.

    E, detto questo, svanisce in un'eco di pianto disperato, che sembra non appartenere a lei. Al suo posto, una lastra che pare intagliata nel cristallo, macchiato da venature rosse al suo interno. Pulsa. Puoi vederlo. Puoi sentirlo.
    Al centro, una serratura.

    Il rumore di spari e passi si fanno più insistenti. Più vicini.

    Aprila. Conduce a tutto ciò che hai sempre sognato. Ora puoi svegliarti. Devi solo chiudere gli occhi.
     
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  8. Morthag
     
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    La situazione era alquanto strana. Wade capì che qualcosa, in quel posto, era cambiato. Quella non era una semplice illusione. La risposta della ragazza lo sorprese, come lo sorprese la sua reazione. Dopo qualche movimento, gli porse il foglietto di carta in formato chiave, dicendogli qualcosa

    Non puoi venire con me?

    Lei ignorò quanto lui disse, continuando a parlare, fino a quando, in un pianto turbante, scompa in un turbinio di lacrime e disperazione, lasciando una lastra di vetro che pareva pulsare di vita propria. Poi, nuovamente la sua voce, e un rumore confuso di spari e urla

    E sia, tanto morto per morto

    Disse, trattenendo il fiato e chiudendo gli occhi, mentre girava la chiave nella serratura
     
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    E, mentre la chiave sta per compiere il giro completo nella serratura, qualcosa ti sibila accanto all'orecchio sinistro, e trapassa la lastra, mandandola in frantumi.
    In quel momento, tutto si ferma. La luce rossa pulsa, si espande, ti acceca. Un grido lancinante riempie la stanza.
    Poi, silenzio. Come se fossi stato avvolto nell'ovatta.

    -Spostati!-.

    Una voce brusca, seguita da uno spintone, che ti costringe a muoverti dalla tua posizione. Davanti a te c'è un uomo che indossa un cappello a tesa larga e una lunga giacca scura. Sta tenendo una pistola puntata contro la lastra, e, con la mano sinistra, estrae un pugnale argenteo dalla tasca.

    -Quanti giri hai dato, con la chiave?-, ringhia, fra i denti, mentre i frantumi della lastra sembrano sciogliersi, riposizionandosi in una nuova forma, che somiglia ad un volto mostruoso. Un volto di cera colante. Ha gli occhi rossi, come il colore che l'attraversava poco prima, e, se li guardassi direttamente, rimarresti paralizzato.

    Liberami. Non ascoltarlo.

    E ti accorgi che, nel mezzo di quel volto, c'è ancora la tua chiave incastrata.
     
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  10. Morthag
     
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    Wade attese ad aprire gli occhi. Qualcosa stava succedendo, ma era qualcosa di confuso e non comprendeva bene le dinamiche di ciò che lo stava circondando. Un sibilo, un rumore di vetro in frantumi e uno spintone gli suggerirono di aprire gli occhi

    Che cazzo fai?

    Disse, allontanandosi rapidamente dall'individuo che aveva una pistola nella destra e un coltello nella sinistra. Il tizio puntava la pistola alla lastra ed era palesemente arrabbiato, nonchè nervoso. Era come se volesse uccidere quell'oggetto. Wade si voltà, e con stupore scoprì che la lastra era diventata un volto di cera deforme, che aveva ancora la chiave al suo interno. Poi, nuovamente, una voce che lo incitava a muovere quella chiave

    ADESSO L'HO GIRATA UNA VOLTA, LA CHIAVE

    Urlò wade, mentre girava la chiave in quella faccia
     
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    Senti un dolore lancinante alla mano che stringe la chiave, e realizzi che sei stato colpito da un proiettile. Dopodiché, ti senti afferrare per il collo della maglietta.

    -Esattamente, quale parte di "Spostati" non ti è chiara?-, sibila l'uomo, per poi lasciarti cadere a terra. Il volto deforme urla, strepita, ti chiama.

    La chiave. LA CHIAVE!

    Ti senti comprimere, la tua testa si fa pesante. È come se l'intero vagone venisse schiacciato. Come trovarsi in un'enorme pressa.

    -Non è la tua chiave-, senti lo sconosciuto dire. -Lascialo andare! Non puoi ancora svegliarti!-.

    Ma la pressione si fa più intensa, e ti sembra che la tua testa stia per esplodere.

    -Non mi ascolterà. Devi dirglielo tu! Parlale!-

    E, a quelle parole, tutto si ferma, ancora una volta. Forse per l'ultima.
    Intorno al volto colante, si forma una cornice, come se il treno si trovasse in un luogo, e lei in un altro, completamente differente.
    Il volto scompare, e vedi ancora la ragazza. Pallida, troppo pallida. Le sue labbra senza colore, i suoi occhi di vetro.

    Posso svegliarmi, adesso?

    Vedi tutto a rallentatore. Vedi l'uomo muoversi verso di te, e forse parlarti, ma non lo senti. Avverti il treno sobbalzare, forse deragliare, ma non ti importa. Vedi lei. Solo lei.

    E ti ricordi le parole che lo sconosciuto ti ha detto poco prima.
     
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  12. Morthag
     
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    Wade era a terra, scioccato. Un proiettile gli aveva colpito la mano, e lui era in stato di shock. La cosa che più lo terrorizzava in quel momento, però, era la situazione in sè. All'improvviso la faccia ha iniziato a ululare, e un peso fortissimo ha reso Wade incapace di ragionare bene e mettere a fuoco cosa stava accadendo

    basta, vi prego, BASTA!

    Prese a urlare il ragazzo, incredulo per quanto stava accadendo. Chiavi, vagoni, treni fantasma, mostri, non capiva nulla, era sull'orlo di una crisi respiratoria con tanto di attacco di panico annesso

    Che cazzo, che cazzo! Affanculo tu e la chiave, affanculo tutti!

    Disperato, il ragazzo non sapeva che fare. Alzandosi rapidamente, respirando affannosamente con gli occhi iniettati di sangue, mosse lo sguardo fra quel volto e quell'uomo, scioccato e incredulo, terrorizzato e furioso. Poi, il silenzio. Come se tutto si fosse mutato, spento. La faccia muta di nuovo, diventando un quadro con all'interno quella ragazza. Un pensiero sfiora la mente di Wade, mentre tutto sembra... ovattato e impalpabile

    No, tu non sei qui per aiutarmi. Tu vuoi portarmi con te, non è così? Ma non mi avrai, MAI!

    Non sapeva se aveva parlato davvero o si era immaginato tutto, ma in men che non si dica, con la mano insanguinata, Wade afferrò la chiave come potè e tirò con tutte le sue forze

    NON USCIRAI MAI DA QUI, MOSTRO

    Urlò ancora, mentre tirava, cercando di ignorare il dolore alla mano
     
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    A quel gesto, la ragazza cambia espressione. La cornice intorno a lei rimane intatta, ancora per un istante, prima di sgretolarsi.

    Mi dispiace.

    E, prima ancora che tu possa rendertene conto, stai chiudendo gli occhi. Un urlo assordante ti rimbomba nelle orecchie. Troppo intenso. Troppo... Devi chiudere gli occhi. Chiudere gli occhi...

    Ti senti riportare alla realtà da un colpo nel fianco.

    -Ehi, campione! Immagino che per te sia troppo, ma che ne dici di alzare il culo e aiutarmi a salvartelo?-.

    Quando apri gli occhi, ti accorgi di essere in un posto diverso: sei con l'uomo sconosciuto, e vi trovate fuori dal treno. Esattamente, sul tetto di un vagone. E vi state avvicinando ad una galleria.

    -Oh, merda, spero di non averlo ucciso-, lo senti mormorare, il tono vagamente allarmato.

    Il treno sta deragliando, e la velocità a cui procede tale da farti temere che verrai sbalzato via, se non ti reggi.

    -Forza. La vedi quella piattaforma? Preparati-
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    Poco prima della galleria, intravedi una sorta di binario rialzato. Con la coda dell'occhio, ti accorgi che l'uomo ti afferra per un braccio, e spicca un balzo che non credevi umanamente possibile. Ti sta trascinando. Devi saltare con lui.
     
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  14. Morthag
     
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    Wade, dopo aver sentito parlare la ragazza, si ritrovò costretto a chiudere gli occhi. Terrore, dolore, panico e raccapriccio invasero la sua anima, mentre urla agghiaccianti stridevano furenti nella sua mente, come se artigli giganteschi sferzassero furibondi su colonne di vetro. Poi, un dolore lancinante al fianco, e gli occhi che si spalancano, esterrefatti

    Ma che cosa...

    L'uomo di prima, era con lui, gli disse qualcosa, non fece in tempo a realizzare che si ritrovò costretto a seguire delle istruzioni

    Ma io... come cazzo faccio?

    Chiese, arrabbiato. Poi notò dove si trovavano. Non ci aveva fatto caso, poichè l'assenza totale di vento era qualcosa di sconcertante. Il treno filava dritto come un fuso verso una galleria ad una velocità obnubilante, e Wade capì subito dove si trovavano. In cima al tetto di un vagone. il tipo mormorò qualcosa nuovamente, e Wade lo squadrò

    Se sopravvivo mi spieghi tutto, vero?

    Disse, per poi girarsi nuovamente. Il treno era troppo veloce, sarebbe slittato fuori dalle rotaie sicuramente. La vedeva, eccome se la vedeva

    MA NON POTEVO UBRIACARMI IO?

    Urlò, mentre il tizio lo aveva afferrato per il braccio. C'era poco da fare, e quel poco era saltare.

    E sperare che tutto potesse andare bene
     
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    Il salto va a buon fine. L'atterraggio, un po' meno. Ti senti sballottare, trascinare, rotolare. Ma sei salvo.

    -Spero per te che tu sia vivo-, ringhia l'uomo, strattonandoti per una manica. -E che tu possa camminare-, aggiunge, una smorfia sul viso.

    Vi trovate su una piattaforma, un binario sospeso, abbandonato, arrugginito. Un'atmosfera irreale vi circonda: a differenza di prima, però, avverti una sorta di pace. Una pace con un fondo d'inquietudine.
    Un raggio di sole malato spunta dall'alto, ma non avverti alcuna sensazione di calore. Anzi, ti accorgi che non provi proprio niente. La tua mano ferita fa male, ma non come dovrebbe: sembra più un fastidio persistente. E nessun tipo di botta, o ammaccatura, da nessuna parte.
     
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33 replies since 3/4/2013, 02:33   140 views
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