Risveglio Eiko

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    Buio. Lì intorno era sicuramente buio, poteva sentirlo. Lena si mosse, senza aprire gli occhi, rigirandosi in quello che avvertiva essere un letto. Non era ancora del tutto sveglia, e al momento pensò di trovarsi a casa sua, nella sua stanza, ma qualcosa non quadrava...
    Inspirò un forte odore di polvere e umido, e, muovendo la mano sulla superficie su cui si trovava, ebbe la conferma di ciò che sentiva: polvere e umido. Decise che quello era il momento di aprire gli occhi.
    Non si era sbagliata del tutto sul buio: la stanza in cui si trovava, qualunque essa fosse, era fiocamente illuminata, giusto l'indispensabile per non arrancare alla cieca. Immediatamente, si tirò su a sedere: si rese conto che non aveva la più pallida idea di dove si trovasse.
    Aveva addosso la sgradevole sensazione dell'umido e dello stantio, e quella era una cosa che non aveva mai sopportato... le dava fastidio e non la faceva respirare. Dopo aver lanciato un'occhiata al letto, si alzò velocemente, confusa e anche spaventata... Dove diavolo era?
    Si guardò intorno, per quanto possibile; la stanza aveva tutta l'aria di essere una camera da letto, arredata in maniera piuttosto... classica. Davanti a lei c'era un mobile, una specchiera, e più lontano, verso la finestra, una poltrona piuttosto massiccia. Dai due comodini e dalle dimensioni del letto, concluse che si trattasse di una camera matrimoniale.
    Fissò lo specchio, dal quale una sé stessa spettinata e dall'aria stravolta le ricambiò lo sguardo. Cercava di rimanere calma, tentando di ricordare cosa fosse successo nelle ultime ore... Niente. Il vuoto assoluto.
    Inspirò a fondo, e si accorse di essere praticamente in pigiama estivo, e di non avere niente con sé, neanche il cellulare... Stranamente, non era ancora in preda al panico, ma aspettava il momento in cui avrebbe realizzato la situazione assurda in cui si trovava.
     
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  2. Laly La Stronza
     
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    SPOILER (click to view)
    Narrato
    Parlato
    Pensato

    giusto per rimembrare, eh..


    Giri qualche momento per la stanza quando senti il suono dolce di un pianoforte provenire da fuori la stanza.
    E' meraviglioso, sembra trascinarti come la corrente di un fiume che ti trasporta cullandoti a valle.
    Ma senti anche che è un suono che ti sta provocando uno strano senso di malìa.
    Come se non potessi resistergli, ecco.
    E se ci provi, la nausea ti sale forte e potente.
    In ogni caso, praticamente nuda come sei, pensi di cercare in quella stanza qualcosa di utile.
     
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    Dopo qualche minuto di inutile guardarsi intorno, fu investita da un rumore improvviso.
    Ma non era un rumore, ora che lo ascoltava bene... Era un suono... Un pianoforte.
    "Da dove viene?", si domandò, sentendo il suono tremendamente vicino; naturalmente, nella camera non c'era nessun pianoforte. "Proverrà da una stanza appena fuori da questa... oppure in quella confinante", cercava di convincersi, di mantenere la razionalità, ma un brivido aveva iniziato a percorrerle la schiena.
    Ma quella melodia era talmente splendida... Si ritrovò a chiudere gli occhi, facendosi trasportare da quelle note meravigliose, struggenti, avvolgenti... Si sentiva come se, pian piano, quella musica la trascinasse via, annebbiandole la mente già confusa, portandola verso una dimensione annebbiata e completamente vuota...
    Riaprì gli occhi di scatto, in un lampo di ragione ritrovata. Non poteva farsi catturare così, qualunque cosa fosse, e qualunque maledettissima cosa stesse accadendo.
    Fu assalita da un forte senso di nausea alla bocca dello stomaco, ma cercò di resistere e di ignorare quella musica... anche se era così difficile...
    La sua attenzione tornò al proprio abbigliamento. "Forse in uno dei cassetti c'è qualche abito...". Non era affatto convinta di quello che faceva, ma almeno si sarebbe distolta dalla melodia.
    Aprì i cassetti del grande comò, e, piacevolmente sorpresa, riuscì a trovarvi quelli che avevano tutta l'aria di essere dei vestiti. Erano pieni di polvere, ma erano vestiti. Non erano molti, e avevano un andazzo che ricordava quello dei primi anni '50, ma fu grata anche solo di averli trovati. Ne prese uno e lo scosse forte, al fine di liberarlo dalla polvere, e provò ad indossarlo: era azzurro pallido, piuttosto accollato, e con una gonna svasata che arrivava sopra il ginocchio, stretto in vita. Fu nuovamente sorpresa nel constatare che le andava bene.
     
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  4. Laly La Stronza
     
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    SPOILER (click to view)
    Non serve che tu faccia super-descrizioni e post chilometrici, altrimenti non finiamo più.
    Anche se scrivi bene, e lo apprezzo moltissimo - fidati -, possiamo fare più celermente di così^^


    Oltre al vestito azzurro - che è davvero carino, ma puzza di naftalina - trovi anche una chiave e due spilloni appuntiti, di quelli che si usano per acconciare i capelli.
    Noti con orrore che sono sporchi di quello che sembra sangue rappreso, ma decidi di tenerli: quella storia non ti piace per nulla.
    Cercando di uscire dalla stanza ti accorgi che è chiusa a chiave.
    La musica si fa sempre più coinvolgente e serrata: non riesci a trattenerti dal voler raggiungerla, anche se ti imponi con tutto il tuo impegno di non seguirla.
    Il tuo corpo vuole uscire dalla stanza.
     
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    SPOILER (click to view)
    Mi dispiace, ma mi viene naturale. Sarò più diretta, non sono abituata ad essere troppo veloce nei gdr =)


    Lo sguardo di Lena cadde nel cassetto lasciato aperto. Vide degli oggetti rilucere, nonostante la scarsa luminosità dell'ambiente, e, con cautela, ne prese in mano uno. Era una chiave, dall'aria non antica ma vecchia e malandata... Si chiese se avrebbe aperto qualcosa. L'abito aveva due piccole tasche sul davanti, perciò decise di riporre la chiave in una di esse. Gli altri due oggetti che estrasse dal cassetto erano degli spilloni fermacapelli, anche quelli dall'aspetto vecchio e malandato. Guardandoli meglio, si rese conto che erano incrostati di qualcosa...
    "Sangue..." pensò, non sapendo se essere più incuriosita o più terrorizzata da quella faccenda. La sconvolgente musica del pianoforte la convinse ad esserne spaventata. Iniziava a girarle la testa...
    Mise in tasca gli spilloni, e si precipitò verso la porta, desiderosa di uscire, di andarsene... Di raggiungere la musica...
    Abbassando la maniglia, si rese conto che era chiusa a chiave. Il suo respiro iniziava a farsi affannoso, e stava perdendo lucidità a causa dell'attrazione che sentiva verso quel pianoforte. Quasi tremando, estrasse la chiave dalla tasca, infilandola a fatica nella toppa, a causa della penombra e del tremore...
     
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  6. Laly La Stronza
     
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    La porta si apre e ti trovi in un corridoio.
    La musica viene dalla tua destra.
    Ne segui il suono, ammaliata. Viene dal piano terra della casa.
    La casa ha i pavimenti di legno scuro e, a tratti, marcio: non ti senti molto sicura a camminarci, ma il tuo corpo, contro la tua volontà, deve seguire quella musica.
    Quasi inizi a correre ed è in quel momento che un'asse cede e cadi al piano inferiore.
    Pensi di esserti rotta il perone della gamba sinistra: hai un male lancinante.
     
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    La serratura scattò, e la porta si aprì, causandole sollievo e ansia allo stesso tempo. Aveva sempre più difficoltà a respirare, forse a causa dell'umidità e della polvere, forse a causa del senso di inquietudine che stava provando. Si ritrovò in un corridoio, altrettanto poco illuminato, nel quale la musica giungeva ancora più forte. Sembrava sempre così vicina...
    Come in preda a un incantesimo, Lena si ritrovò, senza quasi rendersene conto, a camminare lungo lo stesso corridoio, il cui pavimento non recava un'aria troppo sana... Ma non aveva la forza di fermarsi...
    La melodia iniziava a martellarle in testa sempre di più, assordandola, nauseandola, annebbiandole la ragione... Non respirava, si sentiva debole, e il pavimento scricchiolava così tanto...
    Si ritrovò ad aumentare il passo, accelerando verso la fine del corridoio, verso quelle che sembravano scale; "La musica... proviene... dal piano di sotto...".
    Accadde tutto in pochi istanti. Il legno scricchiolò più forte, paurosamente forte, e, prima ancora che potesse rendersene conto, urtò con violenza il suolo: le assi avevano ceduto.
    Tremava per lo spavento e per l'adrenalina. Cercò di riprendersi, di tornare padrona di sé, e tentò anche di alzarsi.
    Emise un gemito di dolore, mordendosi forte il labbro inferiore: la gamba sinistra le faceva un male del diavolo. Sperò di non essersela fratturata...
     
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  8. Laly La Stronza
     
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    Appena ti riprendi dallo stordimento ti rendi conto che è proprio quella la sala in cui viene suonato il pianoforte.
    Il suonatore ti sta dando le spalle, continua a suonare ondeggiando.
    Ti accorgi con orrore che tutta la stanza - le pareti, il pavimento, i mobili, lo stesso pianoforte - sono completamente ricoperti di sangue in grosse macchie, come se in quel posto ci fosse stato un massacro.
    Il pianista stesso è coperto di sangue, anche se non sembra ferito.
    Col suo corpo copre buona parte della tua visuale sul pianoforte, ma vedi ugualmente un braccio femminile penzolare da quella che è la parte superiore del piano. Sul polso e sul dorso della mano ha dei tagli evidenti, che colano sangue e pus.
    L'odore di sangue e di putrefazione che prima non avevi sentito è talmente forte da farti girare la testa.
    Vomiti acido nel giro di pochissimi secondi.
    Appena lo fai l'uomo volta la testa di 180 gradi verso di te, senza muovere il resto del corpo.
    Gli manca la mandibola, la lingua penzola lunga e nerastra, gli occhi sono color delle braci dell'inferno.


    SPOILER (click to view)
    Per velocizzare, dimmi cosa fai, non ridescrivere quello che io ho già detto. Pittosto soffermati sul tuo stato d'animo^^
     
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    Pardon, lo farò >_<


    Le tremavano le ginocchia, il battito cardiaco aumentò a dismisura. Faticava a controllare le proprie emozioni, se erano troppo intense, e quella era una situazione maledettamente assurda da film horror, quei film che adorava tanto...
    Il sapore dell'acido in bocca le dava fastidio, e stava sudando freddo; si sentiva gelida, e ancora più pallida del solito. Se avesse visto tutto quello in un film o un videogioco, l'avrebbe trovato 'deliziosamente splatter', ma viverlo di persona le faceva solo venir voglia di scappare via, di tornare a casa...
    "Una strage... in quella casa, è stato commesso un massacro...", si disse, piegandosi su sé stessa, cercando di non guardare il pianista. Voleva farsi forza, sapeva di poter essere coraggiosa, lo era sempre... Anche se avrebbe sfidato chiunque a mantenere la calma in quella circostanza. Si sentiva male...
    Nonostante tutto, inspiegabilmente, si sentiva ancora attratta dal pianoforte. Avrebbe fatto meglio a prendere la strada per l'uscita e correre dannatamente veloce, ma, per qualche ragione, riprese a fissare il pianoforte, e il pianista stesso. Fissava quegli occhi, quei tizzoni ardenti, quel volto agghiacciante; voleva fuggire, ma non ci riusciva.
    Era il genere di cose che, viste nei film, le facevano urlare "Sei un'idiota, cosa cazzo fai, scappa, cretina!" alla protagonista... Sorrise in modo sghembo, istericamente. Aveva le lacrime agli occhi per il nervosismo e per il dolore... La paura le sembrava talmente insita in lei da fargliela quasi dimenticare...
     
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  10. Laly La Stronza
     
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    La lingua dell'essere si muove veloce verso di te mentre il suono cessa di colpo.
    Sembra volerti afferrare.
    Indietreggi strisciando, la gamba ti fa un male cane: tra il dolore e la repulsione per quello che vedi non sai di che cosa essere più spaventata.
    Senti un colpo, come di qualcosa che viene sfondato, dalle parti del pian terreno, in un'altra stanza.
    Sei terrorizzata, ma ti ricordi dgli spilloni.
     
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    Il rumore proveniente dall'altra stanza le fece balzare il cuore in gola. La spaventava di più l'idea di sapere che c'era qualcun'altro in quella casa oltre a lei... E al pianista, naturalmente.
    Si chiese dove diavolo trovasse la forza di farsi dell'umorismo. Non sapeva più cosa fare...
    La lingua della creatura continuava a muoversi verso di lei. Il suono cessò, e Lena avvertì come un colpo improvviso, risvegliandosi da qualcosa... riuscì a riacquistare un po' di lucidità, cercando di sottrarsi alla presa imminente e a fuggire. Ma la sua gamba non voleva collaborare, e cadde a terra a pochi metri dal pianoforte.
    Si chiese se fosse il caso di pregare qualche santo. Man mano che si riprendeva dall'incanto della musica, si rendeva sempre più conto di essere in pericolo, maledicendosi per non essere scappata quando ne aveva avuto l'occasione.
    Qualcosa la punse su un fianco.
    "Gli spilloni!" pensò, avvertendo d'improvviso una sorta di speranza. Forse vana, disperata, ma era pur sempre qualcosa...
    Estrasse uno degli arnesi dalla tasca, e lo infilzò con tutta la forza che aveva nella mostruosa lingua.
     
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  12. Laly La Stronza
     
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    La lingua si contorce, la creatura urla di dolore.
    I passi al di fuori si avvicinano, come se ci fosse qualcuno che corre.
    La porta della stanza si spalanca, un ragazzo biondo col fiatone entra nella stanza.
    Mason, squadra Ricognitori. Ora tu vieni con me, donzella!
    Notando subito la tua gamba ferita, ti prende in braccio praticamente correndo e ti carica sulla spalla.
    Scusa i modi, signorina, ma qui dobbiamo scappare, e anche in fretta.
    Così dicendo esce di corsa fuori dalla stanza, portandoti con sè.
     
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    -Che...che cosa...?- ebbe appena il tempo di dire, che si ritrovò caricata in spalla dal biondo che aveva fatto irruzione nella stanza. Nonostante tutto, non protestò: sapeva che non avrebbe avuto molte possibilità di fuga con la gamba ridotta in quel modo.
    Lanciò uno sguardo dietro di loro: la ferita sembrava aver avuto effetto sulla creatura, che urlava e si contorceva, visibilmente in preda al dolore; non voleva trovarsi lì quando si sarebbe ripresa... doveva essere furiosa.
    Ma una nuova domanda le sorse spontanea.
    -Chi... chi sei? Cosa sta succedendo?!- le uscì dalla gola, la voce roca, poiché erano parecchie ore che non parlava.
    In tutto quello, ebbe la lucidità di pensare di abbassare la gonna del vestito, che svolazzava all'aria. Subito dopo, pensò che fosse un pensiero stupido, il più stupido che potesse avere in quel momento.
     
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  14. Laly La Stronza
     
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    Hai fatto bene ad abbassare la gonna perché noti che il ragazzo, pur preso dalla fretta, sbircia.
    SPOILER (click to view)
    Pardon, dovevo farlo! XD

    Appena la abbassi lui distoglie lo sguardo, e si fionda fuori dalla casa. Pare essere abituato a correre.
    Sono Mason, della squadra dei Ricognitori. Sono qui per salvarti, donzella!
    Cerca di mantenersi col tono allegro per tirarti su il morale.
    Le domande è meglio se le fai a Claudia, ti sto portando da lei, al sicuro... Eh, io Claudia in effetti non l'ho mai vista... dice quasi tra sè.
    Arrivati in strada ti mette con delicatezza sulla parte posteriore di una strana moto, grossa e pesantemente modificata. Si siede davanti a te e mette in moto.
    Tieniti forte, principessa, che ti porto al castello!
    Ti fa cingere la sua vita e parte in velocità.
     
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    -Mason... Ricognitori...- ripeté, a bassa voce, più a sé stessa che altro. Quel ragazzo, nonostante tutto, aveva un tono allegro e spavaldo, e sembrava sapere quello che faceva... Trovò un po' di conforto in ciò.
    -Claudia?- domandò, tenendo una mano sull'orlo della gonna; le pareva di essersi sentita osservata.
    Si sentiva un po' idiota, in effetti, nel continuare a ripete quello che le veniva detto, ma era piuttosto confusa, e aveva sperato di ottenere più spiegazioni da lui. Ma, a quanto pareva, questa Claudia gliele avrebbe fornite presto.
    Si ritrovò, in men che non si dica, su una grossa moto, a stringersi alla vita di Mason mentre il veicolo partiva a tutta velocità, verso una direzione a lei sconosciuta.
    "Magari dovessi andare in un castello sul serio" si ritrovò a pensare, scioccamente; in quegli ultimi istanti, stava avendo tra i pensieri più idioti e disparati, anche sconnessi tra di loro. Ci mancava solo che chiedesse di essere portata al castello di Hyrule... Sospirò, storcendo la bocca in preda al mal di testa. Ora che l'adrenalina stava scemando, iniziava a sentire più distintamente il dolore.

    Edited by Eiko Quinn - 22/5/2011, 22:01
     
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