Automi e Metallari: Istruzioni per l' uso

Per il torneo della Lega

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  1. LoreElite
     
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    Sembrava quasi un dejà-vu, per Lorenzo. Il posto dove si era Risvegliato ed era stato preso da Lock. Lo stesso posto nel quale aveva giurato di tornare, per avere la sua vendetta su quella maledetta strega. Adesso si trovava proprio davanti alla chiesa. Era come se la vedesse per la prima volta, dato che l' unica volta in cui ci era stato era stato "occupato" a salvarsi la vita. L'edificio si stagliava alto, e da dove guardava lui, con il naso puntato in alto, sembrava che partisse da una base grandissima, per finire con una punta minuscola, sulla quale era situata una croce di una qualche lega metallica. Ovviamente sapeva benissimo che era una sensazione illusoria, che dava a Lorenzo l' impressione che la chiesa si restringesse mano a mano che andava verso l' alto, Tutto questo lo faceva sentire poco più che una formica che si addentrava nella bocca di un gigante.
    Perchè mai una formica dovrebbe entrare nella bocca di un gigante?
    Si sorprendeva spesso di quello che pensava.
    Togliendosi dalla testa questo pensiero, lentamente tornò alla realtà della situazione. Quasi si sorprese di essere stato fermo davanti alla chiesa ad osservarne la struttura esterna per più di cinque minuti: Era come se, seppur cosciente delle sue rinnovate capacità, avesse quasi paura di addentrarsi in quel luogo. Da quando aveva ottenuto l' Infractus era molto più sicuro di sè, e sapeva che poteva affrontare con facilità alcuni pericoli del Nowhere. Tuttavia in altre situazioni la sua abilità si era rivelata praticamente inutile contro alcune creature, e spesso aveva avuto bisogno dei suoi compagni per affrontarle.
    Nonostante ciò, era andato da solo stavolta nella chiesa in cui si era Risvegliato, poichè voleva dimostrare a sè stesso se era migliorato abbastanza da poter sconfiggere la strega che da ormai molte notti era la protagonista dei suoi incubi.
    Si decise quindi ad avviarsi verso la grande porta intarsiata di figure religiose, che scoprì essere aperta quanto basta per far passare un uomo. Entrò così nella chiesa, che come al solito era buia, tetra e talmente vasta da dare un senso di piccolezza assoluto, tanto che Lorenzo quasi si sentì in soggezione.
    Non posso sempre sentirmi così quando entro in una chiesa....
    Di fatto, non si sentiva mai a suo agio nelle chiese. Non aveva mai capito la causa del suo malessere in quel genere di struttura, ma non si era mai dato una chiara risposta. Forse era il senso di essere piccolo in confronto a tutto, dato che lui era sempre stato il gigante del gruppo. Vantava infatti una statura di ben 186 centimetri attualmente, ma in media era sempre stato più alto degli altri ragazzi.
    Poteva anche essere la maestosità della struttura a metterlo a disagio. Le chiese, in particolare quelle gotiche come quella, vantavano delle decorazioni imponenti e minuziosamente dettagliate allo stesso tempo: Gli sembrava di essere nel ventre di una qualche strana bestia di pietra.
    Era come se la ricordava dall' ultima volta: Tre grandi navate, quella in mezzo con un numero indefinito di panche, sulle quali probabilmente una volta si sistemavano i fedeli in preghiera, e le altre due ricolme di piccoli altarini sui quali erano posti moccoli di candela ormai consumati e spenti.
    Sull' abside vi era un grande altare marmoreo, con un telo di velluto rosso steso sopra. Purtroppo un grosso buco sul tetto della chiesa aveva riversato una sostanziale dose di calcinacci su di esso, provocando gravi danni.
    Sul pavimento si potevano addirittura vedere le colate di cera, testimonianza che quella chiesa era stata abbandonata dopo un brutto incidente, che ha lasciato buona parte delle candele accese a consumarsi.
    L' eco dei suoi passi rimbombava per la chiesa principalmente per due motivi: Il primo è che portava i suoi solito anfibi, che gli davano un passo più pesante del normale, il secondo era perchè l' eco amplificava ulterirormente il rumore della sua andatura.
    Vediamo dove ti nascondi, strega del cazzo...
    Lorenzo aveva riacquisito la determinazione: era adesso in cerca della vetrata sulla quale era raffigurata la condanna al rogo della strega.
    Le fonti di luce in quella chiesa erano scarse: Oltre al buco nel tetto ed al rosone le uniche fonti di luce erano le bifore, molte delle quali erano state tappate da alcune assi di legno, forse per una ristrutturazione, oppure per un motivo che il ragazzo ignorava.
    Chiesa e ambiente interno a parte, Lorenzo si era diretto in quel luogo per un unico motivo: Sapeva che la strega non era davvero morta e sapeva anche che si sarebbe di nuovo mostrata se lui avesse fatto ritorno in quel luogo: dal momento che era entrato si era mantenuto guardingo e pronto a reagire in risposta ad ogni singolo movimento che avesse potuto udire in quella chiesa. Ogni suo movimento era carico di rancore per quell' essere infernale. Sapeva che poteva assumere forme diverse, ma la prima volta che lo incontrò si era manifestato sotto forma di suora di ceramica dagli occhi vitrei. Una figura all' apparenza innocente, ma che stava per rivelarsi fatale per il diciassettenne. Essa infatti con una presa formidabile aveva bloccato il suo polso mentre stava per sferrarle un attacco, e con una stretta che pareva quella di una morsa industriale gli aveva spezzato il polso senza tanti complimenti. Non contenta di ciò, accusava il ragazzo di stregoneria, pretendendo di mandarlo al rogo. Solo quando Daphne rivelò al ragazzo il fatto che la creatura che lo aveva ferito era una strega riuscì però a trovare la cosa ironica. Forse la strega era davvero morta ed il suo spirito infestava la chiesa facendo vivere alle sue vittime le stesse atroci sofferenze che aveva passato...
    Qualunque cosa fosse stata, avrebbe dovuto pagarla.
    Nel frattempo cercava la famosa vetrata della strega, camminando cauto fra le colonne che si estendevano davanti a lui a vista d' occhio, con l' eco che rispondeva ad ogni suo passo....
     
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    No, questo tetto non è stabile come pensavo
    Trisha, l'automa dalla coda di scorpione, fece quella piccola e pacata considerazione osservando come la copertura della parte superiore di quell'edificio fosse rotta in più punti. Un grosso cratere spiccava al centro, probabilmente causato dalla caduta di qualcosa di molto pesante, ma le lastre erano sbreccate qui e là, e certe aperture lasciavano intravedere quello che c'era sotto.
    Aveva deciso di arrampicarsi perchè l'interno l'aveva già esplorato tutto, e le mancava l'esterno per conoscere a fondo quella vecchia chiesa; l'aveva trovata per caso, durante una delle sue lunghissime passeggiate senza meta, e la sua curiosità era stata subito attivata.
    Ignorava se il suo peso fosse o meno comparabile con quello della cosa che aveva sfondato il tetto; cercò di camminare delicatamente, appoggiando un piede alla volta su quelle assi in parte sconnesse, stando attenta ad ogni minimo rumore. Il fatto che fosse in salita, poiché tendeva verso l'alto con una pendenza del 60%, più o meno, la sua esplorazione era non poco difficoltosa. Ad un certo punto scivolò, a causa di un po' di muschio cresciuto sotto la lastra di copertura, e velocemente conficcò la lama che formava il suo braccio destro nel tetto, arrestando la caduta.
    Si prese qualche istante per considerare la situazione, e nello stesso momento i suoi padiglioni auricolari registrarono un suono proveniente dall'interno. Dei passi, e anche piuttosto pesanti.
    Bipede. Peso approssimativo: 80 kg, l'eco naturale della chiesa rende incerta questa stima.
    Si rimise in piedi silenziosamente, e si diresse verso l'apertura più grossa: voleva vedere chi fosse entrato, ma senza rendere subito nota la sua posizione.
    Pian piano si spostò sul tetto, sempre tenendo sotto controllo i passi della persona -ipotizzando fosse un umano- all'interno, che a volte si fermavano, a volte proseguivano. Forse stava cercando qualcosa...
    Un cigolio brusco arrestò immediatamente i movimenti di Trisha, che restò immobile; forse chi era dentro l'aveva sentita, la cosa non era troppo positiva. Fece un passo indietro per raggiungere i bordi del tetto, dove sapeva che le lastre erano più stabili, ma nello stesso momento tutto crollò sotto i suoi piedi, in un nugolo di calcinacci e polvere.
    Altezza della caduta: non pericolosa. Prepararsi all'atterraggio.
    Erano circa venti metri, che Trisha coprì in pochi secondi. Atterrò abbastanza pesantemente, attutendo la caduta sferrando un potente colpo con la coda al pavimento e flettendo le ginocchia. La chiesa rimbombò mentre la polvere si alzava, impedendole di vedere bene dove fosse la fonte del suono di passi.
    Modalità guardinga: attivazione.
    I suoi occhi divennero gialli mentre li spostava da un punto all'altro della chiesa. La polvere intanto si stava abbassando, quindi ne approfittò per alzarsi in piedi, scrollando i calcinacci dalla coda.

     
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  3. LoreElite
     
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    Mentre Lore vagava forse a vuoto per la chiesa abbandonata, riuscì a distinguere un cigolio, proveniente dal tetto della struttura, seguito da un' altro rumore amplificato dall' eco.
    Come un tonfo sommesso proveniente da un punto indefinito del tetto della chiesa, seguito a sua volta da un rumore simile a qualcosa che viene conficcato nella pietra. Un sordo rumore metallico riempì l' aria.
    Tirò un sospiro.
    Ci siamo...
    Doveva essere il modo di manifestarsi della strega... Anche se c'era qualcosa che non gli tornava. L' ultima volta essa si era manifestata in una maniera fin troppo diversa... Candele che si accendevano con folate di vento, suoni dolci ma raccapriccianti allo stesso tempo...
    Doveva essere un' altra creatura del Nowhere, e non quella cercata da lui.
    Continuava a camminare verso l' altare camminando fra le varie panche di cui era dotata la chiesa, facendo mente locale per osservare il paesaggio che lo circondava ed elaborare una strategia vincente per soggiogare l' ignota creatura: Non voleva ricorrere al solito metodo di renderla eterea toccandola per poi farla tornare di nuovo tangibile in uno spazio già occupato, come una colonna o una parete: Cominciava a diventare noioso, seppur lo avesse fatto molte volte.
    Stavolta avrebbe trovato un altro modo. Voleva vedere di cosa era davvero capace. In fondo, sentiva di avere utilizzato il suo Infractus al minimo delle sue possibilità. Voleva imparare a sfruttarlo appieno.
    Ogni tanto si fermava, per cercare di cogliere i movimenti della creatura che sembrava braccarlo da quando era entrato.
    L' attesa lo snervava. Era sempre stato un ragazzo impaziente, e per sua sfortuna era cresciuto così, nonostante avesse il desiderio - una volta cresciuto e diventato maggiorenne- di andare a caccia.
    Forza... fatti vedere essere....
    Pensò, in un misto di timore e nervosismo. Timore perchè sapeva che con le creature del Nowhere non si scherzava. Certo alcune erano meno noiose di altre, ma ognuna di loro era potenzialmente pericolosa. Bastava un attimo di distrazione, una mossa sbagliata... In effetti cominciava a tornargli strano che nessuno fosse morto, laggiù...
    Ok, forse se adesso mi sposto di una panca in avanti....
    Non fece in tempo ad alzarsi che un brutto cigolio arrivò alle sue orecchie, seguito da un crollo ed un tonfo sordo. Come se un qualcosa di veramente pesante fosse piovuto dal cielo in quella chiesa.
    Un rombo sembrò invadere la chiesa, mentre un denso polverone sembrava espandersi per tutta l' area concernente lo schianto.
    Sentiva chiaramente che qualunque cosa fosse atterrato di certo non era inanimato. O almeno, se era inanimato c' erano buone possibilità che non fosse innocuo. Mentre si posizionava dietro una colonna approfittando del rumore dei calcinacci che ancora stavano raggiungendo il pavimento della chiesa cercando di non farsi vedere osservò quanto stava accadendo.
    Quello che vide gli parve molto strano, perfino per il Nowhere.
    In mezzo al cratere si stagliava una donna sulla ventina, con capelli corti ed un vestito da ballerina di lap dance.
    Ma quello che più stupiva non era il suo vestiario o il fatto che nonostante fosse una donna non avesse il minimo accenno di seno, era invece quella protuberanza metallica simile ad una coda di scorpione, che sferzava l' aria per liberarsi dai calcinacci rimasti sopra il corpo della giovane.
    Evvai, mi sono beccato il sexy bot...
    Osservò per un poco lo spettacolo che gli si parava davanti. Quello che sembrava un automa si stava guardando intorno. Nel mentre Lorenzo notò anche che aveva al posto di una mano una specie di lama lunga, come se fosse un androide votato al combattimento ed allo sterminio.
    Tutto questo non poteva ricordargli che il film Terminator, ed il fatto che fosse in quel luogo, sola con lui certo non lo rassicurava.
    Se il concetto di quella... cosa è il solito di Terminator, vuol dire che sono fottuto. Stra fottuto.
    Non sapeva se uscire allo scoperto fosse una buona idea, ma doveva tentare. D' altronde se lo avesse attaccato con le lame lui avrebbe solo dovuto rendersi intangibile per salvarsi la pelle.
    Peccato, il mio testamento non l' ho ancora scritto. Spero solo che Bea, Lucio o QUALCUNO mi trovi, qua dentro. Forse mi troverà un Ricognitore al prossimo Risveglio, troverà il mio cadavere putrefatto che stringe questo coltellino sega che mi porto dietro...
    Dopo un lungo respiro, si decise a non pensare troppo in negativo e ad uscire allo scoperto.
    Chi va là?
    Ora che ci pensava, non poteva essere neanche una creatura del Nowhere. Esse di solito sapevano esattamente dove erano le loro vittime, e a quest' ora Lorenzo poteva già trovarsi immerso nello scontro, o ancora peggio, in preda alle sue paure.
    C'è una sola spiegazione: Loki.
    Loki, il dio malvagio del Nowhere. Tempo fa un essere che pareva un nobiluomo britannico con la puzza sotto al naso si era presentato al QG, con tanto di mantello e cilindro. Subito i Risvegliati si erano avventati contro di lui senza successo, e li aveva congedati con una semplice frase:
    CITAZIONE
    Presto verrò a riscuotere...

    Quella frase ancora rimbombava nella sua mente, e vedendo quella creature non potè non pensare che fosse nelle fila del Re.
    Dunque quella giornata gli aveva regalato più di un semplice avversario, ma la possibilità di farsi rispettare dal QG se solo non avesse fallito nel suo intento.
    Uscì quindi allo scoperto. Calmo, placido.
    Mosse qualche passo verso l' automa.
    Non sapevo che quelli come voi visitassero le chiese.... O c'è un altro motivo per il quale sei qui?
    La voce uscì secca dalla sua bocca, come se volesse sorprendere l' avversario con quella che poteva sembrare una battuta azzeccata. Quello che invece voleva dimostrare era che il ragazzo sarebbe stato pronto a tutto, nonostante avesse le mani in tasca ed un ciuffo dei suoi capelli ricci gli fosse andato davanti agli occhi, rendendogli difficile a visuale. Lo scostò con un brusco movimento del capo. Nel frattempo la donna muoveva ancora la coda sferzando l' aria. Si poteva sentire benissimo il rumore di un qualcosa di meccanico che si muove.
    Tecnologia avanzata... non sembra essere il solito scagnozzo da quattro soldi....
    Nel frattempo squadrava l' avversaria, con lo sguardo più normale che potesse avere in situazioni del genere: I suoi occhi erano fissi sul bersaglio, ed un sorriso simile ad un ghigno solcava la sua faccia. Era solito usare quell' espressione quando usava i nemici. Non che fosse realmente utile, semplicemente la sua faccia assumeva quell' espressione in situazioni come quelle.
    Cerchiamo di non far montare i nervi a Gundam, costì...
    Il fatto che fosse caduto da un' altezza di una ventina di metri all' incirca gli suggeriva una resistenza fuori dal comune, probabilmente aveva solo un sottile strato di pelle sintetica sotto uno scheletro di duro metallo...
    Questo preclude i colpi corpo a corpo e con il pugnale...
    Constatò, ma avrebbe prima voluto vedere come si comportava in battaglia.
    Ogni suo muscolo era pronto a reagire, e aspettava la mossa della sua avversaria rimanendo immobile, con la stessa espressione e lo sguardo fisso su di lei
     
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    Colui che stava cercando di scorgere prima di cadere di sotto tardò un po' a palesarsi, ma poi finalmente Trisha lo vide: era un umano, un giovane maschio di nemmeno vent'anni, con un coltello in mano.
    La già guardinga robot scrutò l'ambiente con attenzione, poi si concentrò di nuovo sul ragazzo; non c'erano altre persone nella chiesa, dunque doveva essere lui la fonte di quei passi sentiti poco prima.
    Le chiese chi fosse e aggiunse qualcosa che Trisha non riuscì a capire: parlava di "loro" e di "altri motivi"... Nel suo database non era registrata l'appartenenza ad un qualsivoglia gruppo, mentre lui sembrava esserne più che certo.
    La macchina fece qualche passo in avanti, verso l'umano; reindirizzò gli input della coda, era abituata a non muoverla in presenza di altre persone, ma ormai lui l'aveva già vista quindi non c'erano più ragioni per continuare la finzione. Inoltre la situazione non era tranquilla, il ragazzo era teso e probabilmente pronto ad attaccare, soprattutto vista l'arma che stringeva in mano; Trisha doveva reagire di conseguenza.
    Gli umani possono nascondere poteri speciali. Possibile pericolo. Presenza di armi: pericolo in aumento.
    Un impercettibile rumore elettrico, mentre analizzava se rispondere alla domanda che il ragazzo aveva posto; prevalsero stavolta i vecchi input, dato che non aveva mai avuto problemi nel dare il proprio nome, quindi con voce metallica dichiarò:
    Sono Trisha.
    Avanzò ancora, lasciando quattro metri fra i due contendenti; il sogghigno dell'umano venne collegato nella sua ricerca immagini a quello di un'altra creatura che aveva affrontato, anche lui in apparenza un ragazzo qualunque, ma in pratica un mostro serpentiforme che aveva rischiato seriamente di distruggerla. Questo segnò definitivamente la catalogazione di chi le stava di fronte: un nemico da non sottovalutare, che poteva nascondere armi imprevedibili.
    Modalità combattimento: attivazione.
    Non c'erano dati sensibili che le provavano l'innocuità di quella persona, quindi, basandosi sulle sue poche esperienze, decise di attaccarlo. Riguardo all'ucciderlo, avrebbe riconsiderato in seguito la cosa.
    I suoi occhi divennero totalmente gialli, due fari privi di pupille, e con uno scatto che sollevò piccole nuvole di polvere si lanciò in avanti, dritta verso il suo obiettivo. Gli sarebbe arrivata a un metro di distanza, poi avrebbe sollevato la lama e menato un fendente da sinistra a destra più o meno all'altezza dello sterno del ragazzo.
     
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  5. LoreElite
     
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    Come se fosse spaesata, la ragazza artificiale prima di rispondere ai suoi quesiti temporeggiò, guardandosi attorno e muovendo qualche passo verso di lui.
    Ok. Non è la strega, non è una creatura del Nowhere, a questo punto visto che non sembra sapere che pesci prendere forse non sta nemmeno nelle fila di Loki.... CHI CAZZO E'?
    Stava per ritirare il coltello che aveva estratto quasi di impulso, senza nemmeno accorgersene -Solo pochi secondi prima che l' automa cominciasse a camminare verso di lui si era reso conto di averlo in mano - quando l' automa si era schiantato al suolo e rinfoderarlo nella cintura sul fianco destro, che la donna rispose ad uno solo dei suoi quesiti: quello riguardante la sua identità.
    La sua voce era metallica e sgradevole. Probabilmente frutto di un sintetizzatore vocale.
    Si sta avvicinando troppo... meglio stare attenti.
    Istintivamente il ragazzo mosse qualche timoroso passo indietro.
    La paura. Era la prima volta dopo tanto tempo che non provava così tanta paura. Sinceramente, quell' essere dotato di lame sulla coda e sulla mano gli trasmetteva un forte senso di inquietudine. Il solo guardare lo sbarluccichio della fioca luce che trapelava dalle alte vetrate sulle due lame della robot gli faceva accapponare la pelle. Da come luccicava quella lega doveva essere resistentissima, e soprattutto doveva tagliare la pietra come se fosse burro.
    Deglutì, mentre lla strana creatura muoveva un' altro passo verso il diciassettenne.
    Che cazzo sto facendo?
    Si sorprese a pensare.
    No, non posso avere paura, non adesso!
    L' ultima volta che aveva provato quella sensazione di paura mista ad inadeguatezza si era fatto spezzare un polso, per giunta nello stesso luogo dove era in quel preciso momento.
    Fu allora che l' inadeguatezza e la paura cominciarono a trasformarsi in rabbia, mista ad altre sensazioni confuse.
    Una lacrima scorse per il suo viso.
    Basta. Devo reagire. Non posso essere sempre inutile o di intralcio!
    Asciugandosi la lacrima con una manica, cominciò a stringere e digrignare i denti, sforzandosi per non lasciarsi andare del tutto.
    Non ce la fece. La cieca rabbia e l' insensato rancore che provava culminarono, investendolo come un cavallone investe un rimorchiatore in mare aperto, ribaltandolo e facendolo sprofondare negli abissi.
    Strinse i denti, rassegnandosi al fatto che essi prendessero il controllo del suo corpo. Riconobbe infine che l' infractus si attivava.
    Escrescenze ossee cominciarono a crescergli sugli avambracci, sulle tibie e sulle spalle, formando delle serie di piccoli spunzoni lunghi all' incirca 3 o 4 cm.
    Per finire, un paio di piccole corna gli crebbero sulla fronte.
    Brucia sempre un pò... devo ancora abituarmici..... Solo, che cazzo! i vestiti buoni!
    L' infractus era ormai attivo.
    Ormai vi erano quattro metri fra lui e la robot, mentre lui aveva assunto una posizione più difensiva, nonostante avesse ripristinato la sua precedente espressione ghignante.
    A quel punto gli venne come un presentimento. Un flash. Vide che la robot si preparava ad uno scatto, probabilmente intenzionata a darsi lo slancio per colpirlo. Decise allora di giocare la sua prima carta.
    Un formicolio diffuso in tutto il corpo lo pervase, e quando la robot era a meno di un metro e mezzo da lui, Lore eseguì uno scatto verso destra, spostandosi di una distanza di all' incirca due metri e mezzo.
    Non appena ebbe raggiunto il metro di distanza dalla robot, però, due copie del giovane, una per ogni lato, sbucarono dal suo corpo, avventandosi sulla robot. La copia di destra era decisa a colpirla sulla faccia, mentre l' altra cercava di farla sbilanciare con un calcio sul ginocchio sinistro. Nel frattempo Lore, fermo nella sua posizione in mezzo alle panche della chiesa, aveva creato un' altra copia.
    Colpiscila con un montante sul mento!
    Detto fatto, la copia scattò in avanti, prendendo la carica per un montante sul mento della donna. Lorenzo sperava che le prime due copie servissero da distrazione, mentre la terza si avvicinava sempre di più per poi colpire, nascosta dalle altre 2.
    Creare queste copie mi dà un prurito...
    Disse, grattandosi il naso.
    Assistette alla scena dei suoi cloni che combattevano mentre fletteva le ginocchia, mettendosi in una posizione tale che gli avrebbe consentito di reagire a qualsiasi movimento dell' automa.
    Non sei una di molte parole, eh?
    Fu la frase che gli venne spontaneo proferire. Anche in uno scontro, non riusciva mai a stare zitto. Difetto che spesso lui e i suoi compagni gli rimproveravano.
    Nel frattempo il formicolio diffuso non cessava, segno che era già pronto a creare un' altra copia in caso di bisogno.
     
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    Mentre gli si avvicinava, la robot notò che all'umano stavano spuntando delle protuberanze chiare, probabilmente ossa. Questo confermò la sua ipotesi di poco prima, il suo avversario aveva poteri nascosti e imprevedibili. Non che la cosa cambiasse la situazione, l'avrebbe affrontato comunque.
    Il ragazzo si spostò prima che lei potesse colpirlo, e al suo posto furono altre persone uguali a lui ad avventarsi su Trisha, apparse dal nulla, probabilmente frutto di un'altra abilità misteriosa.
    Poteri rilevati: escrescenze ossee. Movimenti rapidi. Creazione di cloni.
    Memorizzò tutto, e visti i movimenti che le copie intendevano fare reimpostò le sue azioni. Alzò comunque la lama ma utilizzò anche la coda; la prima venne mossa rapidamente di lato per affondare nel ventre di chi le stava per colpire il viso, parte fondamentale per il suo funzionamento, mentre la seconda, più in basso e quindi più vicina al bersaglio, scivolò di fronte alle gambe per poi colpire la copia intenzionata a toccarle le ginocchia, o quantomeno per parare il calcio che stava per arrivarle. In entrambi i casi le parti affilate vennero esposte contro gli obiettivi: se erano cloni poteva anche ucciderli sul colpo, era l'originale quello la cui sorte era ancora messa in dubbio.
    Fino a quel momento era andata bene: quelle creazioni non sembravano molto portate per il combattimento, colpivano in maniera abbastanza imprecisa, con movimenti poco fluidi.
    La voce del suo avversario giunse dal punto in cui si era messo al riparo.
    "Non sei una di molte parole, eh?"
    Parole. Situazione attuale: combattimento. Parole: causa di distrazione.
    Il ragionamento non faceva una piega, e Trisha purtroppo lo constatò in prima persona. Aveva convogliato solo per un attimo la sua attenzione nell'ascoltare ed elaborare quello che l'umano le stava dicendo, ma era stato abbastanza per non vedere in tempo un'altra copia sbucare da dietro le sue compagne.
    Potenza effettiva del colpo: sconosciuta. Reazione rapida: schivare.
    Si abbassò flettendo le ginocchia e scattò lateralmente, travolgendo due panche nella sua azione; aveva schivato il montante appena in tempo, ricavando solo una piccola escoriazione sul naso, ma tanto le bastava per capire che, probabilmente, avrebbe potuto romperglielo. Per sua fortuna si era mosso in maniera raffazzonata, come le altre; evidentemente nessuno di loro era abituato al combattimento.
    Tra la copia rimasta e lei c'erano due metri, mentre altri tre la separavano dall'originale. Trisha scelse quest'ultimo e partì di gran carriera, ripetendo l'azione di prima: carica diretta e sollevamento del braccio... Per far credere di essere intenzionata a sferrare un fendente laterale: in realtà, visto che la tattica non aveva funzionato, l'automa aveva ritenuto opportuno elaborarne un'altra. Quando fu a un metro e mezzo dall'umano saltò, alzando in aria il braccio destro, per poi abbatterlo pesantemente sulla testa del suo obiettivo.
    Aveva calcolato che, vista la rapidità con cui aveva schivato, c'erano buone probabilità che non gli colpisse la testa, ma comunque lo ferisse abbastanza da renderlo inoffensivo o quantomeno debilitato in combattimento.

     
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  7. LoreElite
     
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    Lore aveva soltanto cominciato ad usare la sua strategia. Sapeva che quelle due copie non avrebbero riscosso un grande successo, infatti entrambe vennero uccise.
    La prima venne letteralmente infilzata dalla mano della robot, che sembrò rimanere impassibile, non dando neanche un segno di sforzo per l' azione compiuta. Semplicemente si limitava a guardare il suo lavoro. La copia di destra gorgogliò, mentre vedeva il suo sangue scorrere sulla lama.
    H..Haha... Po-povera illusa...
    furono le sue ultime parole mentre cominciava a dissolversi nell' aria.
    In quel momento Lore avvertì come un leggero mal di pancia.
    La seconda, invece, venne ferita gravemente alla gamba, e si suicidò.
    Una cosa che non riusciva a controllare appieno era il comportamento delle sue copie. In situazioni come quella, esse preferivano suicidarsi con una coltellata al petto, piuttosto che rimanere di intralcio.
    Per Lore era uno spettacolo a dir poco raccapricciante. Vedere una sua copia che si suicidava era terribile, soprattutto per il fatto che ogni volta si voltavano a guardarlo un secondo prima di morire e dissolversi.
    Lore avvertì quindi prima un leggero fastidio alla gamba e poi una fitta al petto, in corrispondenza dello sterno.
    L' automa sembrò distrarsi all' appello del ragazzo, tanto che la terza copia che aveva scagliato contro di lei riuscì con il suo montante a provoarle un' escoriazione sul naso grazie alle escrescenze ossee.
    Può essere ferita. Posso accoltellarla.
    RAGAZZI, UNIONE! RESISTENZA!
    Disse e, sfoderando il coltello, le due copie tornarono nel corpo del ragazzo la cui pelle divenne immediatamente più scura.
    In quel modo, aveva aumentato la sua resistenza ai colpi. Il suo organismo era diventato più resistente di due volte, pur mantenendo la stessa velocità e gli stessi riflessi. In altre occasioni quella sua abilità Gli aveva salvato la vita, poichè un colpo che gli avrebbe amputato una gamba gli aveva solo provocato un graffio, o al massimo una ferita non troppo profonda ma comunque sopportabile.
    L' automa, nel frattempo, si era lanciato alla carica, coma aveva fatto poco prima.
    E' stupido o cosa? Quel colpo glielo ho già evitato...
    Si preparò quindi a schivare, mentre aveva già evocato altre due copie rinforzate ai suoi rispettivi fianchi. Entrambe avevano sfoderato il coltello. Stavolta si sarebbe fatto trovare pronto ad un combattimento ravvicinato.
    Quando la robot fu ad un metro e mezzo da lui, però, essa spiccò un salto, caricando il fendente con energia potenziale.
    Sapeva benissimo che quello che stava per fare non era una delle cose migliori da fare, ma voleva vedere se riusciva almeno a distrarre l' automa dal portare a segno in modo troppo preciso il fendente.
    Lanciate i coltelli verso la robot, Ora!
    I suoi giorni di allenamento nel salone apposito del QG al lancio dei coltelli avrebbero dovuto dare i suoi frutti. Due coltelli ora si avvicinavano con una velocità abbastanza sostenuta una verso la spalla destra dell' automa e l' altra verso il fianco sinistro.
    Pensava che se avesse dovuto pararsi con la coda il fianco sinistro poi non avrebbe avuto tempo per reagire di conseguenza anche per la spalla destra, che puntava di danneggiare maggiormente, poichè regolava i movimenti della lama del braccio. Ad ogni modo, se non fossero andati a segno, i due coltelli sarebbero comunque serviti da distrazione per la giovane robotica, che probabilmente si sarebbe sbilanciata e avrebbe mancato il bersaglio, o quantomeno il colpo non avrebbe avuto la stessa potenza di un colpo diretto. Nel frattempo lore cercò di scansarsi rifugiandosi fra le panche insieme alle sue due copie.
    Non si era mai trovato in un combattimento così concitato prima d' ora, di sicuro se fosse riuscito ad uscirne incolume avrebbe fatto tesoro di quanto imparato, anche perchè necessitava di fare pratica. Mano a mano che Lore combatteva, però, la chiesa sembrava sparire alla sua vista rimanendo visibile solo nei punti in cui il combattimento aveva luogo. Un principio di fiatone cominciava a manifestarsi nel ragazzo, che cominciava a sentire i muscoli indolenziti, sia a causa dello stress sia a causa degli sforzi che stavano compiendo lui e le sue copie. Sentiva il sudore imperlargli la fronte e le mani tremolare per l' ansia e l' eccitazione. Ogni rumore pareva ovattato da quanto era concentrato sull' automa, che sembrava volerlo uccidere senza scrupoli con una danza mortale.
    La ragione stava cominciando ad abbandonarlo. Sapeva bene che in poco tempo avrebbe smesso di continuare a schivare i colpi dell' androide e si sarebbe gettato nella mischia insieme alle sue copie. Il problema che aveva con il suo potere, infatti, non era tanto quello di non saperlo usare appieno quanto quello di riuscire a mantenere la ragione in per un periodo di tempo tale da permettergli di portare a compimento i suoi piani.
    Un leggero mal di testa lo colse, ed emise un gemito di dolore che sembrò rimbombare per tutta la chiesa.
     
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    In quel lasso di tempo che intercorse tra il suo saltare in aria e il suo atterrare Trisha poté registrare diversi cambiamenti, non troppo positivi al fine della riuscita delle sue azioni. Le copie erano rientrate nel corpo del ragazzo, e questi immediatamente aveva reso la sua pelle più scura dopo aver urlato "resistenza".
    Probabile aumento della resistenza ai colpi.
    Altri due cloni erano apparsi frapponendosi fra lei e il suo obiettivo; non appena saltò, le scagliarono contro i coltelli che stringevano in mano.
    Considerando la velocità e la forma degli oggetti lanciati, questi probabilmente sarebbero riusciti a penetrare nel corpo di Trisha, causando danni che potevano compromettere i movimenti: ciò andava evitato.
    Bersagli probabili: fianco sinistro, spalla destra. Percentuale di probabilità dell'utilizzo del fianco in combattimento: 60%. Percentuale di probabilità dell'utilizzo della spalla destra: 100%
    La scelta era ovvia tra quale delle due parti salvare; una rapida scansione le mostrò che sarebbe riuscita ad uscirne con danni contenuti.
    Piroettò su se stessa, a mezz'aria, non potendo appoggiarsi a nulla per eseguire movimenti migliori; mostrò prima il fianco sinistro all'umano, portando la spalla destra fuori pericolo, e poi con un colpo di reni portò il bacino in avanti, inarcandosi.
    Vide il primo coltello passarle davanti, mentre percepì chiaramente il secondo graffiarle la schiena. Subito operò una analisi dei danni, e nel contempo recuperò la posizione di prima.
    Risultati: ferita profonda 0.9 cm all'altezza delle vertebre lombari 6 e 7. Le funzioni sono nella norma.
    I suoi recettori del dolore, fortunatamente, erano meno potenti durante la modalità di combattimento; Trisha avvertì solo delle lievi scariche, non sufficienti a farle perdere la concentrazione.
    L'originale era scappato di nuovo, portandosi dietro le due copie ora disarmate. Trisha si avvicinò ad una delle panche, la prima della fila tra cui si era rifugiato l'umano, e alzato un piede le diede una forte spinta facendola scivolare contro le sue compagne. L'energia era sufficiente per scatenare l'effetto domino, e così fu: il ragazzo aveva circa due secondi per non finire travolto, e a Trisha erano più che sufficienti per vedere in che direzione sarebbe andato. Una volta individuata, si sarebbe portata lì anche lei in modo da sbarrargli la strada, per poi cercare di nuovo di affondare la lama nel petto dell'umano e la coda nel suo fianco, sinistro o destro dipendeva dalla posizione del bersaglio in quel momento.

     
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  9. LoreElite
     
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    Fuck yeah!
    Fu quello che il ragazzo potè esclamare dopo aver visto che il lancio dei coltelli aveva avuto successo.
    Il robot, piroettando in aria ed inarcando la schiena, riuscì ad evitare i due coltelli che sferzavano l' aria, riuscendo a procurarsi soltanto uno sgraffio sulla schiena, che tagliò anche il vestito.
    Non un successone, come aveva sperato, ma aveva comunque compromesso il robot nel suo fendente.
    Rimase stupefatto dai fluidi ed aggraziati movimenti della robot, tanto che non potè non commentare
    Ti muovi bene, Trisha
    Era la prima volta che chiamava per nome la donna robotica, come se solo poco tempo prima avesse appreso il suo nome.
    Poteva dunque dirsi compiuto uno dei suoi obbiettivi, anche se secondari.
    Avrebbe voluto tanto sapere che diavolo ci faceva quel robot in quel posto, e avrebbe tanto voluto chiederglielo.
    Basta, adesso si gioca sul serio
    Pensò, mentre la giovane donna atterrava con grazia, facendo eco.
    Era deciso a non scappare più di fronte all' automa, anzi ad affrontarlo a viso aperto.
    Si alzò, rivelando la sua posizione. Due panche più avanti potè vedere la robot che stava per spingere la fila di panche, probabilmente per creare un effetto domino che lo schiacciasse.
    Scappare o quantomeno scansarsi lo avrebbe messo in una posizione di svantaggio, poichè avrebbe assunto in quel modo una posizione poco difendibile che Trisha avrebbe potuto sfruttare per colpirlo con un altro dei suoi fendenti.
    Decise quindi di stare fermo, alzando le braccia come se dovesse essere crocefisso, chiudendo gli occhi.
    Il suo corpo stava diventando trasparente, come se fosse fatto d' acqua.
    I cloni si limitavano a stare in piedi di fronte a lui, guardando fissa l' androide.
    sentì il rumore delle panche che si spostavano bruscamente, e quando sentì attraversarsi il corpo senza provare alcun dolore ghignò, un ghigno soddisfatto per poi riportare lo sguardo sull' automa.
    RRRAGH! FORZA RAGAZZI, FACCIAMOGLIELA VEDERE!
    Ok
    risposero in coro gli altri due ragazzi.
    Detto ciò, il ragazzo saltò e non appena il suo piede toccò il legno delle panche accatastate per terra egli tornò tangibile. Le copie lo emularono, andando a posizionarsi in fila davanti a lui, mentre tutti e tre correvano verso l' automa.
    Balliamo, Trisha?
    Una battuta quasi scherzosa ,detta dai tre insieme, che rifletteva il fatto che sebbene fosse accecato da una cieca ed insensata rabbia non riusciva a starsene zitto.
    Per la prima volta in tutto lo scontro, era lui che correva verso Trisha e non il contrario, anche se dubitava che lei sarebbe scappata. Quando furono a un metro e mezzo circa di distanza dalla donna, le due copie aumentarono la velocità, cercando di dare una testata sulle due spalle della donna. Lorenzo invece cominciò ad inarcarsi verso destra,volendo colpire il fianco sinistro della ragazza con il coltello che teneva stretto in mano. Prima di abbandonare la fila di panche accatastate evocò un' altra copia, la quale eseguì un salto sfruttando la schiena della copia che era in mezzo fra l' originale e l' altro sostituto. Il suo scopo era quello di accoltellare Trisha alle spalle, precisamente in mezzo alle scapole. Con questa mossa, Lorenzo -che si stava ormai dirigendo inesorabilmente verso il fianco sinistro della robot-sperava che Trisha avrebbe colpito il terzo Lorenzo con la coda, lasciando scoperto il suo fianco sinistro. A quel punto, Lorenzo avrebbe potuto affondare la sua arma nel costato della giovane.
    Una strategia poco elaborata, di sicuro meno della prececdente, segno che stava lentamente perdendo la sua lucidità.
     
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    Dovette ancora una volta ricalcolare tutte le sue azioni: spinse le panche e schiacciò effettivamente l'umano, ma questi si lasciò attraversare senza subire alcun danno apparente, anzi, galvanizzandosi ed incitando i suoi cloni a continuare la battaglia.
    Nuovo potere svelato: incorporeità. Si prospettano difficoltà nel colpirlo direttamente quando diventa trasparente.
    "Balliamo, Trisha?"
    Quelle parole le fecero lampeggiare gli occhi di azzurro, per un istante, inteferendo con la modalità di combattimento; lei adorava ballare, lo faceva per mestiere ma anche per passione. Le piaceva coordinare il corpo alla musica, inventarsi ogni sera nuove coreografie, e ricevere gli apprezzamenti del pubblico. Non era il momento per fare collegamenti di quel genere, ma quella parola-chiave era come una password per lei: non poteva fare a meno di aprirle i files collegati alla danza. Li richiuse in una frazione di attimo, e i suoi occhi tornarono gialli e luminosi, mentre la sua mente recuperava la lucidità necessaria ad uno scontro.
    Tornò a focalizzare l'attenzione sul ragazzo, che le stava correndo contro assieme ai suoi cloni, aumentati improvvisamente di numero. Due di loro le si fiondarono addosso, lei si limitò a piroettare su se stessa sferzando l'aria con la coda; nello specifico, l'aria occupata dalle due copie, che si videro aprire il ventre in un istante sanguinolento.
    Mentre avveniva ciò il ragazzo era saltato in aria, e dalla sua traiettoria Trisha calcolò che le sarebbe atterrato di fianco, probabilmente intenzionato a colpirle la schiena; contemporaneamente il terzo clone le stava arrivando contro, per nulla intimidito dalla fine fatta dai suoi compagni.
    La piroetta di prima venne interrotta a 270° gradi: ora Trisha aveva l'umano che le stava per attaccare da sopra il lato sinistro, e la copia diretta al destro. Fece saettare la lama in un affondo diretto, pronta a trasformarlo in un fendente nel caso il clone avesse evitato il primo attacco. Contemporaneamente mosse la coda disegnando un arco d'acciaio in maniera fulminea, mirando a colpire il ventre o le gambe del suo avversario, in volo sopra di lei perfettamente raggiungibile e con poche possibilità di fuga.
    La testa era rivolta verso sinistra, poiché il pericolo maggiore proveniva da lì, ma non abbastanza da perdere la visuale di cosa accadeva dall'altro lato.

     
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  11. LoreElite
     
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    Non ho ben capito, spero così vada bene

    In un batter d' occhio, le due copie furono praticamente sventrate. In un bagno di sangue crollarono a terra, dimenandosi ed emettendo urla terribili.
    Mi spiace ragazzi....
    fu l' ultimo messaggio mentale che riuscì a trasmettere alle sue copie. Ogni volta che le vedeva morire un vuoto gli si creava dentro, unito al piccolo fastidio localizzato nella zona nella quale il clone era stato colpito.
    Sapeva che era agli sgoccioli per quanto concerneva il suo potere: Decise quindi di utlizzare la sua ultima carta.
    L' asso nella manica.
    Ognuno ne ha bisogno e tutti, potendo, ne fanno uso.
    La sua strategia cominciava con il buttarsi a capofitto contro la robot.
    Mentre affrontava a velocità abbastanza sostenuta i pochi metri che la separavano da essa, Lore riuscì ad evocare quattro copie.
    Forza, Ragazzi! Facciamole vedere il nostro valzer della morte! UNIONE! FORZA!
    Esse si fiondarono su Lorenzo, come se si dovessero tuffare nella sua schiena.
    Adesso oltre ad avere la resistenza di due uomini e la forza, il peso e la stazza di quattro, ed il suo pugnale sembrava aver sortito lo stesso effetto, diventando lungo mezzo metro. Tuttavia la sua andatura non rallentava. Quelli furono secondi interminabili. Lui che correva con la sua arma sguainata, Lei che sembrava guardarlo impassibile nonostante stesse facendo un massacro.. e i suoi occhi. Gialli, luminosi, privi di pupilla.... Quello sguardo - a cui faceva caso solo ora - lo turbava nel profondo... sapeva che non era umano. Anche se... Aveva notato dei piccoli cambiamenti nel comportamento della robot da quando avevano cominciato a scontrarsi... precisamente quando le aveva chiesto il nome e quando aveva fatto quella specie di battuta riguardo al ballare. Che fossero dei dati sensibili riguardanti la sua vita? oppure semplici immagini nella sua unità di memoria?
    Ritornò alla realtà quando oramai era pericolosamente vicino alla robot.
    Come posso essere così imbecille?
    Tornò a tutta carica nella realtà dello scontro, mentre sentiva che l' attimo di lucidità che lo aveva impossessato lo abbandonava, facendo di nuovo posto al cieco furore.
    Riuscì quasi miracolosamente a schivare l' affondo della robot, che lo trasformò in un fendente il quale gli procurò un taglio abbastanza profondo, ma comunque sopportabile, sul petto.
    Prontamente, Lorenzo afferrò il braccio della donna, e cercò di affondare il la lama della sua arma nella schiena della robot.
    Con una voce alterata, quasi fossero tutte e sette le copie a parlare, disse
    Guido io, Mademoiselle.
    Mentre diceva queste parole aveva un tono stanco, quasi stesse per cedere. In realtà aveva ancora da finire di attuare il suo piano, ma lo sforzo necessario per attuarlo era notevole.
    Era il tutto per tutto. O vivi o muori. 50 e 50. Comunque lo si voleva chiamare, il suo piano era molto rischioso, e sperava che i database della robot non comprendessero la parola "rischio" negli archivi, in quanto le sue azioni fino a quel momento sembravano perfettamente calcolate.
    Nel frattempo, la sua copia era stata infilzata contro la lama presente sulla coda dell' automa. Essa, disperata, nel suo ultimo barlume di vita cercò di piantare il coltellaccio da cucina nella protuberanza robotica che univa la lama al corpo della creatura. Sperava che in qualche modo avesse potuto far sortire dei danni.
    S- sei una p-Perfetta ballerina.... AAHG!
    Ebbe il tempo di dire l' ultima copia prima di perire e dissolversi nel nulla

    Edited by LoreElite - 14/8/2011, 00:41
     
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    CITAZIONE
    Tutto a posto, errore mio, avevo invertito l'originale con la copia ^^''

    I poteri del suo avversario sembravano non essere ancora finiti: evocò altre copie e se le fece scomparire addosso, come se le avesse riassorbite. Il suono dei suoi passi mutò, era diventato molto più pesante; tuttavia non abbastanza resistente per la sua lama, che lo ferì al petto ma non riuscì comunque a fermarlo.
    La copia infilzata intanto si agitava, nel vano tentativo di raggiungere l'inserzione della coda nella parte bassa della schiena di Trisha. Morì emettendo qualche gorgoglio che la robot ignorò.
    Parole: fonte di distrazione. Ignorale.
    L'originale intanto era riuscito ad afferrarle il braccio, poco sopra alla lama, per poi cercare di piantarle il coltello -ora lungo quattro volte di più di quanto lo fosse in partenza- nella schiena.
    I piedi di Trisha si mossero rapidi, guidati dal suo sistema centrale che aveva rilevato un pericolo imminente di proporzioni piuttosto gravi: quel coltello poteva trapassarla, e la cosa avrebbe compromesso seriamente il suo funzionamento.
    Aderì quindi all'umano con il proprio corpo, al fine di ostacolarne i movimenti e giocare sul fattore sorpresa -dai suoi dati, non era comune che due avversari si trovassero uno attaccato all'altro in piedi- ma in quel momento sentì i suoi recettori del dolore pulsare ferocemente: il coltello non le si era piantato nella schiena, ma aveva comunque aperto uno squarcio di un paio di spanne proprio al centro, dove stava la colonna vertebrale.
    Analisi dei danni: medio-gravi. Sistemi comunicativi rallentati del 10%. Reazione rapida per interrompere il combattimento.
    Trisha applicò la mossa più istintiva che ogni essere di sesso femminile conosceva: alzò un ginocchio e lo mandò a scontrarsi energicamente con il basso ventre del ragazzo, uno dei punti più delicati che il corpo umano maschile possedeva.
    Aveva deciso di non ucciderlo, alla fine: quei poteri la interessavano parecchio, voleva saperne di più, il suo impulso innato era quello di conoscere e non poteva ignorarlo troppo a lungo. Quando lo vide indebolito istantaneamente per il suo colpo si allontanò da lui di diversi passi, continuando a tenerlo sott'occhio.
    Vuoi ancora combattere?
    La domanda era una pura e semplice richiesta di informazioni: se l'umano avesse risposto positivamente avrebbe ricominciato ad attaccare, altrimenti la modalità da battaglia si sarebbe disattivata.
     
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  13. LoreElite
     
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    La robot lo sorprese quando riuscì ad evitare pure la sua ultima mossa, pur provocandosi una grossa ferita sulla schiena. In quella frazione di secondo Lorenzo si accorse di quanto fosse stato stupido: Avrebbe ottenuto la vittoria al prezzo della vita, oppure di una riabilitazione in infermeria al QG, alla quale sarebbe arrivato strisciando. Figurandosi un affondo della lama posta sulla coda diretto al suo ventre o al suo collo.
    Si stupì invece quando la robot usò un' insolita mossa per un combattimento all' ultimo sangue: una ginocchiata energica e ben assestata in un punto delicatissimo del ragazzo, il quale cercò di fare finta di nulla, ma inevitabilmente lasciò la presa con una smorfia di dolore dipinta sul viso.
    Deve averla programmata una donna. Di SICURO.
    Nel frattempo si era reso di nuovo etereo, per evitare qualsiasi possibile attacco da parte della sua controparte.
    AAAAAHG CAZZO! VA BENE CHE STAI CON LOKI, MA QUESTO MI PARE UN PO' SLEALE PERFINO PER LUI!
    Fu una domanda particolare che soprese il ragazzo praticamente inginocchiato a causa del dolore. La robot voleva sapere se Lorenzo aveva ancora voglia di combattere.
    Che fai pigli per il culo?
    Stava per ruggire, nel frattempo che si era rialzato.
    Poi, un flash. Ogni pezzo del puzzle adesso coincideva. Le distrazioni della robot, il suo generale spaesamento.... tutto tornava. E tutto convogliò nella bocca di Lorenzo, che era tornato tangibile e stava liberando le copie dal suo corpo, che emetteva getti violenti di vapore.
    Tu... tu non sei di qui, vero Trisha? Non hai la più pallida idea di chi sia Loki, vero?
    Chiese mentre riponva il coltello, tornato delle dimensioni normali.
    Ad un tratto la stanchezza cominciò seriamente a farsi sentire, ma prima di cedere e sedersi osservò la robot ferita, che intanto si era allontanata di qualche passo.
    Il taglio che aveva sul peto cominciava a bruciare e a dargli un forte senso di fastidio. Oramai era tornato normale, e anche le escrescenze ossee erano sparite. I suoi vestiti adesso erano completamente bucherellati e lui ansimava a causa della stanchezza e del dolore.
    La su espressione adesso trasmetteva più che altro stanchezza, e la sua voce non faceva che confermare il suo stato.
    A poco a poco il paesaggio circostante iniziò a ricomparire agli occhi di Lorenzo: segno che stava reimpossessandosi della sua lucidità mentale.
    Vide ad un tratto i danni che avevano provocato con quello scontro: Un grosso cratere vicino all' altare dove era atterrata Trisha, le panche buttate all'aria e qualcuna si era perfino rotta per via del peso che le altre avevano esercitato su di essa.
    infine con i coltelli che aveva lanciato alla robot in volo era riuscito anche a rompere delle vetrate.
    Nel frattempo, Lorenzo aspettava con trepidazione la risposta della giovane donna, poichè dalle sue parole dipendeva l' esito dello scontro.
    L' eco presente nella chiesa rendeva la sua voce più profonda, più adulta di quella che fosse. Nel frattempo la robot sembrava squadrarlo con gli occhi gialli, sferzando l' aria con la coda. A Lorenzo era parso di capire che qualcosa nella sua testa ( o nella sua unità di memoria che dir si voglia ) pregasse per non combattere. Le stesse situazioni che lo avevano portato a capire che non fosse una seguace di Loki gli avevano trasmesso anche la sensazione che in realtà la robot fosse pacifica, e che lo avesse attaccato solo per il fatto che si era parato con il coltello sguainato di fronte a lei.
    Ora non aveva più un ghigno di sfida dipinto sulla faccia, ma aveva assunto un' espressione normale, sebbene fosse teso in attesa della risposta dell' androide ed ogni tanto sibilasse a causa del bruciore che gli provocava il taglio sul petto
     
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    Belligeranza dell'avversario: in diminuzione.
    Trisha osservò il ragazzo mostrare sempre più la sua stanchezza, riacquistare colore e peso normali, e ritirare le protuberanze che prima si era fatto spuntare.
    Scontro terminato. Iniziare la riparazione dei danni. Interrompere modalità di combattimento.
    Trisha chiuse gli occhi, mentre il ragazzo le poneva una domanda che finalmente poteva ascoltare.
    "Tu... tu non sei di qui, vero Trisha? Non hai la più pallida idea di chi sia Loki, vero?"
    Sentiva le cellule che lentamente cominciavano a lavorare per riformare i legami che componevano il suo corpo; la schiena era ridotta piuttosto male, avrebbe dovuto entrare in stand-by per poter rigenerarsi meglio, ma stava parlando con un umano dai poteri mai visti, quindi la priorità era "imparare".
    Quando li riaprì aveva gli occhi azzurri, e la voce con cui parlava era molto più calda e gentile di quella utilizzata prima.
    No, sono capitata qui per caso. E non conosco nessun Loki, mi dispiace.
    Si avvicinò di qualche passo, con le braccia distese lungo i fianchi e la coda ferma.
    Sorrise, un sorriso assolutamente umano.
    E non conosco neppure il tuo nome. Sai già il mio, ma tu come ti chiami?
    Prima le presentazioni, poi si poteva parlare e fare domande; così le avevano insegnato al Dangerous Beauty, e aveva constatato che le persone reagivano meglio se conoscevano l'un l'altra i propri nomi.
    Rimase a poco meno di due metri dall'umano, guardandolo con tranquillità e aspettando una sua risposta. Intanto i recettori del dolore pulsavano molto forte, come sempre facevano una volta disattivata la modalità da battaglia, e disturbavano la trasmissione degli impulsi elettrici all'interno della sua testa.
    Sarebbe meglio acquisire una posizione più comoda. Però di solito si parla da in piedi, quindi devo aspettare che si sieda anche lui prima di poterlo fare io.

     
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  15. LoreElite
     
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    La robot chiuse gli occhi alla sua ennesima mutazione, come se si stesse spegnendo. La sua ultima domanda però sembrò riattivarla, facendo sì che ella si avvicinasse e mostrasse al ragazzo i suoi occhi ora azzurri, e che gli rispondesse con una voce calda e gentile, facilmente scambiabile come una voce umana. Era strano come fosse cambiata così tanto nel comportamento, Arrivò addirittura a sorridere al ragazzo dopo avergli detto che era una forestiera in quel luogo e che proveniva da un' altro luogo. La cosa che fece rassicurare ancora di più il diciassettenne fu il fatto che Trisha non conoscesse Loki.
    Non dovresti dispiacerti, anzi. Dovresti rallegrartene.
    Fu allora che il ragazzo ricambiò dolcemente il sorriso della robot, in segno di amicizia.
    Sebbene fosse fortemente provato dal taglio che aveva sul petto, regalare un sorriso a Trisha non fu un grosso problema per lui.
    Quando gli chiese il suo nome, Lore rispose con tono gentile e anche vagamente dispiaciuto del fatto di non essersi presentato prima.
    Scusa tanto, Trisha, ma come hai potuto notare non abbiamo avuto molto tempo per le presentazioni....
    Disse, ricambiando di nuovo un gran sorriso alla robot.
    Una fitta di dolore sembrò percorrergli il corpo, facendo trasformare il suo sorriso in un sibilo di dolore, incorniciato da un' espressione sofferente.
    Ti va se ci sediamo? Non so a te ma a me fa un male cane... Complimenti, ti muovi bene. Mi hai messo in difficoltà. E in più di un' occasione.
    Disse, sedendosi sulla panca più vicina e aspettando che la robot prendesse posto vicino a lui.
    Potrebbe fare finta per cogliermi di sorpresa, ma potrebbe anche uccidermi, a questo punto.... Vivere qui è così una pena...
    A quel punto, guardò verso il tetto ed una delle vetrate della chiesa.... La luce che entrava quasi a stento dalle vetrate evidenziava i piccoli e vorticanti granelli di sabbia che i due avevano smosso combattendo in quel luogo ormai dimenticato da Dio e dagli uomini....
    Sai cos'è buffo? Anche io sono qui per caso... Vivevo la mia vita, nel mondo "reale" Quando ad un tratto mi sono come svegliato qua dentro... in questo edificio. Successivamente una strega mi ha attaccato e mi ha rotto un polso, che è stranamente guarito in pochi giorni. I primi giorni ero quasi entusiasta di vivere qui, ma con il tempo la costante sensazione di essere braccato dai mostri come quella strega e da Loki, il signore di questa immensa landa, si sta facendo insopportabile.... Ogni giorno è una continua battaglia, e ogni giorno sembra che arrivino sempre più creature orribili che sanno soltanto sbranarti... Ti chiedo dunque scusa per essermi presentato con il coltello già sguainato, ma in questo posto se non hai i nervi a fior di pelle sei fottuto....
    Tirò un lungo sospiro
    A volte vorrei semplicemente tornare a casa....
    Sembrò subito rasserenarsi, rivolgendosi alla robot con un altro sorriso.
    E tu Trisha? Che mi dici di te?
    In quegli attimi di relax il mondo sembrò fermarsi intorno ai due, lasciando spazio solo ai loro pensieri e alle loro esternazioni. Sapeva che non sarebbe durato infinito, e sapeva anche che Trisha non poteva rimanere lì per sempre nè poteva venire con lui al QG. Sarebbe stata giudicata pericolosa, e probabilmente abbattuta. Senza contare che dato il fatto che i Ricognitori non avrebbero potuto usarla per il loro misterioso "scopo", dato che non era umana.
    In un certo senso gli piaceva stare con lei. Con lei si poteva parlare senza che gli venisse dato del coglione per ogni fraintendimento come spesso succedeva con Beatrice, a cui voleva pure molto bene, ma a volte proprio c' era dell' odio profondo fra i due. Ora il ragazzo stava aspettando la risposta della giovane donna, osservando con attenzione il suo comportamento che sembrava aver subito una mutazione notevole. Da un' aggressiva Terminato era diventata una donna pacata e piacevole, con la quale si scambiano sempre volentieri due parole.
     
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