Eden?

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  1. Vess Hesperax
     
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    Le gambe si muovevano veloci, correndo teneva il viso basso per seguirne distrattamente il movimento con gli occhi, lasciandosi guidare dalle immagini di quel posto impresse nella memoria.

    Si rese conto di aver raggiunto il cortile quando, dopo aver oltrepassato una parte di porticato, si ritrovò a calpestare il prato verde; prima di alzare lo sguardo restò per qualche breve istante immobile, in ascolto.
    Il suono limpido prodotto dallo zampillare dell'acqua nella fontanella di pietra le arrivava distinto alle orecchie, cercò di catturare altri suoni, avrebbe voluto sentire il fruscio prodotto da un lieve vento che accarezzava le fronde dei pochi alberi presenti ma... niente, anche quel giorno l'atmosfera pareva sospesa, cristallizzata, ed il vento sembrava avesse deciso di abbandonare anche quell angolo di non-mondo.

    I pensieri che da un po' le stavano oscurando la mente si dissiparono momentaneamente come fumo nell'aria quando percepì due presenze sentendone il suono delle voci;
    per un breve istante ebbe l'impulso di riprendere a correre e scappare prima che loro potessero accorgersi di lei o, nel caso l'avessero già fatto, prima che potessero rivolgerle la parola.
    Decise che per il momento si sarebbe rivelato inutile ostinarsi a voler scappare da quella nuova realtà e da coloro che, come lei, ne facevano involontariamente parte; le labbra le si piegarono dando forma ad uno strano sorriso, un sorriso triste.

    Quel che la bloccava era il fatto che aveva ancora, impigliati nella mente, strascichi di quella paura che aveva provato il primo giorno innanzi a quelle ombre che si erano materializzate in quell'ospedale da incubo.
    Il giorno che era arrivata lì...
    Nemmeno ricordava quanto tempo era passato da quel fottuto giorno...

    Ebbe il coraggio di alzare meglio il viso solo quando udì la voce di una delle due persone che stavano conversando nel cortile; apparteneva ad una ragazza, la sentì chiedere:
    Da Quanto...?

    Alzò ulteriormente il capo per osservare meglio i due ragazzi, due risvegliati come lei, poi si abbassò il cappuccio con le dita sottili di una mano, lasciando che la chioma ribelle di capelli rosso scuro si riversasse sulle spalle e lungo la schiena, e rimase a guardarli, incapace di avvicinarsi.
    Li stava studiando a distanza, immobile, muta, con i grandi occhi verdi che avrebbero potuto parlare per lei.
    Probabilmente sembrava una stupida ed era forse per cortesia, forse per timore, che non cercò da subito di intromettersi nel loro discorso; si rese conto però che quello che voleva davvero, in fin dei conti, non era continuare a fuggire... era non rimanere sola, non lì, in mezzo a quel mondo di paure che divenivano concrete.

    Edited by Vess Hesperax - 11/11/2011, 11:39
     
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11 replies since 3/11/2011, 23:17   123 views
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