With my cross-bow, I shot the ALBATROSS!

Role libera, aperta a tutti

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    Lena si strinse nelle spalle. Intorno a lei c'era calma. Troppa calma.
    Il vento le sferzava il viso, tanto leggero quanto tagliente. I suoi passi l'avevano condotta lì, al porto, quel porto grigio, ricoperto dalla nebbia, quel porto deserto, spento, vecchio. Decise che, dopotutto, non le dispiaceva.
    Prese a passeggiare lentamente, guardandosi intorno, avvicinandosi al molo. Le pareva quasi di sentire le voci dei marinai che si apprestavano a salpare, della gente che tornava a casa dopo un lungo viaggio, delle dame di porto, dei locandieri, l'olezzo di infimo quartiere. Se chiudeva gli occhi, quel posto le sembrava ancora vivo.

    Cosa sta succedendo?

    Se lo chiedeva spesso, ultimamente. Il Quartier Generale, l'intero Nowhere non era più lo stesso. Lo sentiva. Qualcosa si stava muovendo, cambiando, capovolgendosi. Ma cosa?
    Qualcosa non andava. Ma, come al solito, tante domande, e nessuna risposta. Solo loro persi e rinchiusi nel niente.
    Cautamente, si chinò sulla piattaforma di legno del molo, sedendosi, Eppure, sentiva l'odore del mare. L'odore dell'acqua.
    Era dolce, confortevole. Era quasi casa.
    Ultimamente, ci pensava spesso. Nowhere le sembrava meno mostruoso, a volte. E quando le sembrava meno mostruoso, le piaceva. Il problema, infatti, non era Nowhere in sé, quanto i suoi discutibili abitanti. Senza contare che c'era certamente qualcosa che non funzionava, lì dentro... Ma non era poi così male. Ciò che detestava, era quel senso di vuoto. Quel sentirsi sagome di carta in balia degli eventi.

    Si stese, lasciando che i capelli scendessero dalla passerella, rivolti verso l'acqua. Guardò il cielo. Grigio, come il resto.

    Beh, non si può avere sempre tutto, in fondo.

     
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  2. BlackieTheCat
     
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    Quanto tempo sarà passato? Giorni, o forse mesi... Potevano benissimo essere addirittura secondi, o anni. A Nowhere non c'era un flusso lineare sul quale il tempo viaggiasse e potesse essere misurato, e ciò aveva sempre dato abbastanza fastidio a Lucio e al suo lato informatico, perché non poteva programmare eventi o azioni in maniera preventiva. Perché era qualcosa che non poteva controllare. E per ricordarselo portava sempre, nella tasca destra di un ormai logoro paio di jeans, un vecchio orologio da taschino d'argento, o che almeno dell'argento aveva il colore. Ovviamente non funzionava, e anche se avesse funzionato probabilmente si sarebbe strappato da solo le lancette per evitare di avere a che fare con le leggi cronologiche di quel mondo.
    Sta di fatto che del tempo era passato, da quando aveva lasciato il quartier generale di sua iniziativa, non facendone parola con nessuno, per poter raccogliere informazioni lontano da occhi indiscreti. Occhi che appartenevano alla razza dei Ricognitori. Quella sua diffidenza si era sviluppata nel corso delle esperienze vissute con gli altri Risvegliati, con le congetture più o meno fondate nate riguardo i reali motivi che spingevano quelle persone a volerli aiutare a tornare a casa. E, fra dubbi e nervosismo nutriti dall'atmosfera sempre tesa di quel luogo, aveva preso infine la fatidica decisione di partire da solo.
    L'obiettivo ufficiale era di indagare e trovare un modo per riportare lui e tutti gli altri a casa, ma nel profondo del suo subconscio sapeva benissimo che aveva solo bisogno di una scusa per ritagliarsi un po' di tempo per sé, per poter riflettere in pace. Quel suo modo di fare testardo e solitario l'aveva seguito anche a Nowhere, e probabilmente l'avrebbe messo nei guai prima o poi. E i guai a Nowhere possono essere letali.

    "Dai, lascia che ti aiuti..."
    "No, grazie. Ce la faccio da solo, veramente..."

    "Se vai in biblioteca perché non porti con te anche tuo fratello, almeno fate un giro insieme."
    "Non è necessario, prendo il mio libro e torno subito a casa, così faccio più in fretta..."


    Frammenti di pensieri sfuggenti l'avevano condotto infine al porto, senza un apparente motivo che spiegasse la sua presenza in quel luogo. Ma era così che funzionava in quel luogo, non si aveva il controllo neppure dello spazio in cui ci si spostava. Tempo, spazio... Alla fine, era sempre Nowhere a decidere. E loro Risvegliati non erano che pedine in quell'enorme scacchiera mortale. E un altro pezzo della partita stava lì ad aspettare, su una delle passerelle. D'istinto sul volto di Lucio si dipinse un caldo ma titubante sorriso, in vista di una faccia amica dopo una quantità di tempo non definito passata a nascondersi ed evitare qualsiasi contatto. Soprattutto perché la cosa migliore era non avere nulla a che fare con le creature che popolavano quelle lande desolate e maledette.
    L'aria gelida e sottile facenva danzare appena i lembi del camice che il ragazzo indossava, indumento il cui bianco non vedeva la luce da secoli, nascosto sotto diversi tipi di macchie. E, seguendo quella corrente di vento di cui aveva intuito la rigida temperatura, dato che neppure quel tipo di sensazioni erano ormai realmente affidabili, Lucio si lasciò andare e lentamente si avvicinò all'amica, stando attento a non scivolare sul legno bagnato della banchina. Avrebbe decisamente rovinato il momento drammatico, senza contare che in quelle acque stagnanti si potevano nascondere chissà quali creature. Decisamente non un bagno estivo da proporre agli amici.

    -Il porto... Un po' il simbolo del perdersi e del ritrovarsi... Gente che parte e gente che torna ogni giorno.-

    Fece notare la sua presenza con quella perla filosofica generica, prima di sedersi accanto a lei sul bordo della passerella, facendo dondolare le scarpe in pelle nera che portava ai piedi sospesi di qualche metro sullo specchio d'acqua putrida. Era sempre stato pessimo nei rapporti sociali, almeno per quanto riguardava il lato pratico. E quella frase tirata fuori un po' a caso ne era la prova tangibile. Sentì però che forse avrebbe aiutato di più dire ciò che sentiva, dato che mostrarsi sinceri ad una persona aiutava a portarla ad aprirsi a sua volta.

    -Sono contento di vedere che stai bene, Lena.-
     
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  3. LoreElite
     
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    Il porto. Gli ricordava tanto il posto in cui viveva.
    Aria di mare, salmastro.... Era quasi come essere a casa. QUASI.
    Era una sensazione che con difficoltà si poteva descrivere. Era come guardare una vecchia foto di una località portuale e allo stesso tempo riuscire a respirare l' aria DENTRO alla foto. Un' aria carica di tutto l' effetto seppia delle vecchie macchine fotografiche.
    Insomma, una sensazione a dir poco orribile.
    Sensazione con la quale aveva imparato a fare l' abitudine.
    Da quando era stato catapultato lì, infatti, molte erano le cose con le quali aveva fatto l' abitudine, o almeno si sforzava di farlo.
    La mancanza di fame, sonno o qualsivoglia altra necessità fisica era facile da superare ma... le emozioni amplificate, il riuscire a sentire quello che non va anche a chilometri di distanza... quello non gli piaceva per niente. Soprattutto perchè c'era sempre qualcosa che non andava, in quel posto dimenticato da Dio.
    E lui, come anche gli altri risvegliati, riuscivano a sentirlo.
    E da un pò di tempo, c' era una certa sensazione di nausea mista ad inquietudine che gli assillava la testa e l' imboccatura dello stomaco.
    Era l' orribile sensazione di quando si ha un conato di vomito, ma per qualche motivo da qualche giorno era lì, ferma, che lo perseguitava.
    Era per quelpreciso motivo che si era diretto verso il porto, quel giorno.

    Magari

    Si diceva, stupidamente

    Magari un pò d' aria di mare mi farà passare questa nausea...

    Si era anche vestito diversamente dal solito. MOLTO diversamente. Niente anfibi, nè nessun indumento che ricordasse anche solo vagamente il colore nero. Un tempo si vestiva con anfibi, catene e borchie perchè credeva fosse il modo migliore di dimostrarsi diverso. Il tempo trascorso lì gli aveva fatto capire che in quel frangente nessuno era diverso. erano tutti sulla stessa barca. Quindi perchè non indossare qualcosa di più casual? E poi le camicie gli erano sempre piaciute.
    Aveva anzi un paio di blue jeans, delle scarpe di pelle marroni e una camicia color sabbia.
    Ovviamente, il coltello era in una fondina di cuoio che si era cucito in uno dei tanti momenti di noia e che aveva applicato alla cintura, e un pacchetto di sigarette nella taschino della sua camicia.
    Stava quindi passeggiando sul molo quando intravide, in quel posto che era a metà fra il vivo e l' abbandonato, una figura femminile ed una maschile.
    Non sembrava minacciosa -ma d' altronde, quale presenza lo sembra, all' inizio?- , quindi si avvicinò, anche se con circospezione.
    Si accorse dopo pochi passi, però, che quella erano una persone che conosceva, dei Risvegliati.
    Nel dettaglio, si trattava di Lena e di Lucio.
    Si avvicinò ancora, fino ad essere loro accanto.

    Heilà

    Disse, sorridendo alla ragazza.

    Anche voi a godervi il salmastro, eh?

    Per quanto si sforzasse di tenere un tono allegro, non riusciva a trattenere una vena di tristezza.
    Si accese una sigaretta. come se potesse fare molto, in casi come quello.

    C'è una storiella

    Disse, tanto per rompere un pò il ghiaccio. Aspirò dalla sigaretta e, mentre espirava il fumo, riattaccò a parlare.

    C'è un tizio che sta affogando e prega Dio affinchè lo salvi. Dopo poco passa un bagnino a nuoto, e il tizio gli dice : " No grazie, sarà Dio a salvarmi". Dopo un altro pò, passa una barca a remi. " No grazie, sarà Dio a salvarmi", risponde un' altra volta. Passa un piroscafo, e l' uomo risponde ancora una volta " No grazie, sarà Dio a salvarmi". L' uomo affoga, va in Paradiso e quando incontra Dio gli dice: " Perchè non mi hai salvato?" E Dio gli risponde : "Santi numi! Ti ho mandato un bagnino e due barche, che volevi di più?"

    Concluse in silenzio, asettando una reazione dei due.
     
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    Sussultò lievemente quando udì le parole di Lucio. Non si aspettava di essere raggiunta lì. Non si aspettava proprio niente, se doveva essere sincera...
    Lena accennò un sorriso all'amico (poteva chiamarlo amico? C'erano amici, lì?), (sì, c'erano), sollevandosi e puntellandosi sui gomiti. Sentiva di avere i capelli totalmente nel caos, svolazzanti in tutte le direzioni ed arruffati, ma, ormai, chi se ne curava più? Non si dava troppa pena per lora neanche prima di finire a Nowhere, perché farlo lì?

    Gente che scompare, in questo caso, fece. Voglio dire, perché qui non c'è nessuno.

    Si sistemò meglio sulla passerella, tornando ad essere seduta normalmente. La voce le era uscita roca dalla gola. Chissà quanto tempo era trascorso da quando aveva parlato l'ultima volta? Quel mondo era davvero imprevedibile. Ma, in fondo, anche lo scorrere del tempo perde d'importanza quando non ci sono segni della sua presenza. Non si invecchia, non si soffre la fame, non ci si danno appuntamenti... Era davvero necessario, il tempo?

    In tutta risposta a Lucio, si limitò a sorridere ancora, stringendosi nel cardigan verde bottiglia che aveva trovato nell'armadio del QG.
    Anch'io sono contenta di essere ancora tutta intera, aggiunse, ridacchiando sommessamente. Ne sono anche un po' stupita, in effetti.

    Era vero. Arrivando lì, si era aspettata di trovare belve, fantasmi, e chissà cos'altro. Invece, niente. La quiete, il silenzio, il nulla più totale. Come se Nowhere si fosse bloccato in una situazione statica. Come un orologio scarico.

    Piuttosto, che fine avevi fatto? Intendo, sembra che tu sia andato a caccia di orsi selvatici nella grande palude, riprese, accennando allo stato dei vestiti di Lucio.

    Ma non fece in tempo ad attendere una risposta, che Lena udì una voce familiare.

    Ehi, Lore, disse, ricambiando il sorriso. Qual buon vento.

    E, non si spiegò come, si ritrovarono tutti e tre seduti sul molo, ad ascoltare la storiella di Lore. Lena rise. Non aggiunse altro. Solo una risata sincera. Seguendo l'esempio di Lore, fece scivolare una mano in una delle borsette di cuoio marrone che portava attaccate alla cintura (cintura che era riuscita a procurarsi al QG, rischiando di prenderle da un Ricognitore, probabilmente), e ne estrasse sigaretta e accendino.
    Il cielo aveva assunto una malaticcia tonalità di arancione verso l'orizzonte, e, in lontananza, avrebbe giurato di aver sentito il verso di qualche gabbiano.

    Non credo di conoscere storie carine, temo, fece, perdendo lo sguardo nell'acqua piatta. Ne so alcune, ma sono un po' sconce.

    Si sentiva incredibilmente tranquilla, quel giorno. Forse era quello stato di calma in cui si trovava Nowhere... Ma non era una calma rassicurante: era più una quiete prima della tempesta.
    Si rannicchiò, portando le gambe al petto, come se avesse freddo. In realtà, di freddo non ne aveva, anche se indossava dei pantaloni corti. Beh, insomma, il bello di non patire freddo e caldo, era proprio quello di potersi vestire come preferiva, come dimostrava saggiamente l'abbinamento -discutibile- scelto da Lena: scarponi pesanti a metà polpaccio e pantaloncini leggeri. Un genio dell'abbinamento.
     
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    ...So who are you, the proud Lord said
    that I must bow so low?
    Only a cat of a different coat
    that's all the truth I known...


    Le parole uscivano a forza, spinte dalla volontà di non scoppiare a piangere in mezzo al nulla come una bambina che ha perso la mamma. D'accordo, aveva perso la mamma e il papà e gli amici e gli altri Risvegliati, ma non voleva dire che era autorizzata a frignare e disperarsi. Tanto più che frignare e disperarsi non le avrebbero restituito nessuno.

    In a coat of gold or a coat of red
    a lion still has claws.
    And mine, my Lord, are sharp and long
    as long and sharp as yours...


    Per cui si costringeva a cantare, con voce roca e gli occhi lucidi, e a camminare. Direzione: la strada di fronte a lei, tanto era vuota come quella a destra, quella a sinistra e quella alle sue spalle. Sembrava che Nowhere si fosse inghiottito qualunque essere vivente, persino il Quartier Generale era vuoto.
    Lily si era trovata nel letto la mattina, aveva recuperato qualcosa dagli armadi -un vestito blu a maniche lunghe che le arrivava sopra il ginocchio stretto in vita da una cintura bianca- senza che nessuno comparisse per reclamarne il possesso, e aveva girato a vuoto per le stanze deserte. Cercando compagnia era uscita, ma non aveva trovato nessun segno di vita.

    ...And so he spoke, and so he spoke
    that Lord of Castamere
    But now the rain weeps o'er his hall
    and no one's there to hear...


    Non sapeva perché si era messa a cantare "The Lord of Castamere". Forse perché era una canzone triste, presa da una saga che non avrebbe mai finito di leggere, e quindi ben si intonava al suo umore. Che così, però, non migliorava.
    Soffiava il vento, portando con sé un odore salmastro e incoraggiandola a tenere gli occhi bassi; per questo motivo si accorse solo all'ultima strofa di essere arrivata a quello che aveva l'aspetto di un porto.

    Yes now the rain weeps o'er his hall
    and not a soul to hear...


    Fece qualche passo cauto; per quanto si sentisse depressa, l'istinto di autoconservazione era ancora vivo, e l'acqua stagnante era da sempre ricettacolo di bestie immonde. Non le facevano schifo le rane o gli insetti, ma dubitava che dalle acque di Nowhere sarebbe uscita anche solo un'alga non dotata di armi e zanne affilate.

    Ehi, ma...
    Il vento aveva portato delle voci. Voci... Umane? Affrettò il passo in quella direzione, tendendo le orecchie. Non erano lontani, ed erano almeno tre.
    Questa è... Una risata! Sì, una ragazza che ride!
    Finalmente le fonti di quelle voci apparvero ai suoi occhi; Lily quasi pianse di gioia, nel riconoscere Lorenzo e Lucio. L'ultima dei tre l'aveva già vista, ma non ricordava il nome.
    Qualcosa con la L... La, Le... Sì, Lena!
    Si avvicinò a loro quasi correndo, un enorme sorriso sollevato stampato sulle labbra. Appena fu abbastanza vicina da non dover urlare per farsi sentire salutò tutti come il naufrago accoglie la barca di esploratori.
    Ragazzi, che bello vedervi! Temevo non ci fosse più nessuno!
     
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  6. BlackieTheCat
     
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    Non ci volle molto tempo prima che altri risvegliati si unissero al gruppo, raggiungendoli al porto come se fosse un luogo di ritrovo per una relativa partenza. Il più era capire dove si sarebbe arrivati.
    Il primo ad arrivare fu Lore, che si presentò al meglio della forma raccontando ai due una barzelletta abbastanza divertente, forse un modo incerto per smuovere la situazione; Lucio rispose con un sorriso divertito, nulla di esagerato ma che facesse comunque capire che la storiella era stata apprezzata.
    La seconda persona a fare capolino in quel luogo fu Lily, il cui entusiasmo nel vederli fece intendere quanto tesi fossero i suoi nervi prima di incontrare volti amici; forse la tensione era causata dalla situazione criptica e spaventosa di quel mondo. E aveva tutti i motivi per essere tesa, Nowhere non era certo un parco pubblico dove portavi il cane a fare una passeggiata. Diamine, nemmeno un cane porterebbe il proprio padrone in quel luogo. Ma forse sarebbe stato più probabile incontrare Slenderman in procinto di cominciare un picnic in compagnia della sua sleder-famiglia. E in quel caso lo slender-cane sarebbe stato con loro, difficilmente si sarebbero fatti problemi in fatto di location.
    -Fortunatamente invece siamo qui, sani e salvi per ora. Non tutti, certo. Ma è già qualcosina suppongo.-
    Se c'era qualcosa in cui Lucio era bravo era il rovinare l'atmosfera, in modo involontario ovviamente. E per questo ogni volta si chiedeva se le parole pronunciate non fossero audaci o errate. E ovviamente se lo chiedeva sempre quando ormai era troppo tardi.
    Qualcosa però catturò la sua attenzione, anche se solamente per un flebile momento... Come quei puntini neri che si mostrano beffardi nel campo visivo solamente per poi scomparire non appena focalizzi la tua attenzione su di loro. E altrettanto effimera e incerta era la sensazione che Lucio stava provando, osservando il cupo orizzonte di fronte a loro.
    -Quindi... Qualche novità?-
    A Nowhere c'erano sempre novità, e la maggior parte di esse non erano affatto piacevoli. Ma dato che bisognava conviverci si doveva cominciare presto a farci l'abitudine. Nonostante questa loro maligna natura però valeva la pena ascoltare ogni tipo di notizia o informazione, spiacevole o meno. Non potevano certo pretendere di poter sopravvivere senza nemmeno sapere cosa accadeva intorno a loro. Anche se quell'intorno era un vasto intervallo di spazio non ben definibile, ma tant'è.
     
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  7. LoreElite
     
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    Fu soddisfatto e sorpreso dal fatto che i due Risvegliati avessero apprezzato la sua storiella.
    Di solito, dopo uscite come quella, la gente lo mandava a cagare.
    Sorrise, quindi, in risposta ai suoi due compagni di sventure e si sedette accanto a loro.
    Nel frattempo fece un altro tiro dalla sigaretta. Era strano. In quel frangente non si sentiva inferiore a nessuno. Non era "troppo piccolo" o "troppo ingenuo", perchè tutti in quel posto avevano fatto più o meno le sue stesse esperienze.
    E quindi era alla pari. E si sentiva bene, nel malessere di fondo. In realtà non sapeva se volesse davvero lasciare quel luoo ed andare via, ma di sicuro se lo avesse fatto avrebbe fatto in modo di ritrovarsi con tutti i Risvegliati.

    Sto farneticando... e se questo fosse tutto un' assurdissimo sogno?

    In effetti, per quello che riusciva a capire di quel luogo, poteva essere tutto una proiezione mentale della sua " compagnia perfetta" e, una volta che si fosse destato come tutte le altre mattine, sarebbe scomparo tutto quanto.
    Questo gli sarebbe dispiaciuto. Perciò, paradossalmente, desiderava che tutto quello fosse reale.
    O meglio, era un pò una cosa bipolare.
    D' altronde, la sua vita era un concerto di pensieri bipolareggianti.
    Se ne stavano tutti e tre a fissare il vuoto, quindi. Senza dire una parola, lasciando che quell' opprimente ma pacata atmosfera pervadesse loro le narici, percorresse i loro polmoni ed entrasse in circolo nel loro sangue, dandogli quella fastidiosa ma quieta ed inebriante sensazione di vuoto.
    Ecco, era così che si sentiva. Un' altra sensazione bipolareggiante. L' ennesima.
    Le sue farneticazioni mentali furono interrotte da una voce femminile, un' altra voce che aveva del familiare.
    Si voltò nuovamente, con la sigaretta in bocca. Un' altra ragazza in minigonna e autoreggenti si parò davanti a loro.
    A quanto pare era molto felice di vederli.

    Lily?

    Disse, semplicemente.
    Una delle ultime risvegliate, con le quali aveva avuto modo di passare solo un pò di tempo in sala comune a preparare cocktail, prima di perderla di vista per.... un pò di tempo - non sapeva quantificare quanto ne fosse passato, sapeva solo che era un pò.
    Un sorriso si dipinse sulla sua faccia.
    Se c' era qualcosa che non mancava a Nowhere, erano le ragazze. Nel Quartier Generale aveva sempre visto più ragazze che ragazzi.
    Sembrava di essere tornati in terza media, pensò sogghignando.

    Dove eri finita?

    In realtà, sapeva che era a zonzo per il Nowhere. Stranamente, gli animi degli umani erano in qualche modo legati in quel posto, cosicchè se qualcuno era in una zona pericolosa, si poteva riuscire a percepire la paura che provava lui.
    Era però una domanda di circostanza che le avrebbe fatto capire che erano preoccupati per la sua situazione, quindi era ok.

    Noi... stavamo guardando il mare. Anche perchè c'è ben poco da fare, qua. Oggi sembra che non sia mosso, anche se non sono informato sulle situazioni meterologiche del Nowhere.

    In effetti anche il meteo lì a Nowhere seguiva delle regole tutte sue, per cui non c' era un clima fisso. Potevi trovare il sole d' agosto un giorno e il freddo di Dicembre il giorno dopo. Non che potessero effettivamente sentirli il caldo e il freddo. Riuscivano a sentirli solo quando gli spiriti volevano farglieli sentire.
    Anche quella era una cosa che non poteva spiegare a parole, poichè avrebbe dovuto tirar fuori congetture scientifiche che non sarebbero giunte a nessuna conclusione. Poichè non ce n'erano, di conclusioni.
    Con un sorriso , fece cenno a Lily di sedersi accanto a loro, battendo il palmo della mano su una porzione di molo accanto a lui.
    Indipendentemente dal fatto che Lily si fosse seduta o meno accanto a lui, sarebbe tornato a guardare il mare, aspettando che un discorso, uno a caso, uscisse da una delle bocche dei presenti. Di solito, la sua tattica per cominciare un discorso era: "Suvvia, parliamo di qualcosa!".
    Ma di cosa c' era da parlare, in un posto come quello?
     
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    I ragazzi la accolsero bene, e questo fu un gran sollievo. Certo, nella sua situazione anche un "Nh, ciao" sarebbe stato una manna dal cielo, ma le sue speranze furono più che esaudite. Si sedette vicino a Lore, cominciando a rilassarsi e a sentire i suoi muscoli sciogliersi un po'.

    Cosa non darei per della cioccolata, ora...

    C'era chi fumava, ma le sigarette non le erano mai piaciute; e poi, per una cantante, rovinarsi la gola col tabacco era un pessimo modo di finire la propria carriera prima ancora di cominciarla. Obiettivamente, anche venire risucchiata in una specie di mondo forse parallelo ad un altro non aiutava, ma certe cose potevano essere evitate, altre ti capitavano ed erano tutti problemi tuoi.

    Ero... Boh, a letto. E la cosa mi fa davvero strano, cioè... Mi sembrava di essere in una galleria, e di star cercando qualcosa con qualcuno... Solo che poi apro gli occhi e sono al QG completamente sola.

    Si passò una mano dietro al collo, ancora a disagio per la sensazione. Odiava restare da sola in un posto che non le era familiare; non era un animale sociale, ma nemmeno una lupa solitaria. Per lei, il motto "Meglio soli che male accompagnati" non era sempre veritiero.

    Normalmente direi che è stato un sogno, però mi pare di aver capito che non sia una cosa così scontata, qui...

    Come gli altri, anche lei guardò il mare; una distesa piatta di nulla che coronava il nulla che li aveva agguantati. Quando era "Somewhere" il mare le piaceva, come a tutti. Qui, anche le onde avevano qualcosa di sbagliato. Non dovevano esserci. E, anche ammesso che ci fosse una ragione fisica o divina per cui quelle acque si muovessero e quel vento soffiasse, lei non doveva essere lì ad osservare tutto ciò.

    Voglio andare a casa, dannazione. Kami, aiutatemi voi!
     
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    Novità? Beh, credo che siamo stati ufficialmente abbandonati, disse. Oltre a questo... Il vento è strano.

    Eccone un'altra. Lily, si chiamava. Se lo ricordava, dal momento che il suo nome le era piaciuto. Chissà per quale motivo si stavano ritrovando tutti lì?

    Un sogno? E chi lo sa?, fece, in risposta a Lily. Magari, tutti noi stiamo sognando. Oppure, abbiamo sognato per tutta la vita, e adesso ci siamo svegliati.
    Fece, una pausa, inclinando ancora la testa per guardare il cielo.

    E spiegherebbe il perché quei bastardoni dei Ricognitori ci chiamano Risvegliati.

    I Ricognitori... ancora non riusciva a comprendere la loro parte in tutto quello. A volte c'erano, a volte no, a volte non permettevano loro di uscire, altre se ne infischiavano alla grande. Come quando era uscita lei.
    Oddio, in realtà, aveva sentito, in lontananza, una voce poco amichevole che le intimava di 'Riportare immediatamente il culo dentro al QG'. Ma lei aveva continuato a camminare, imperterrita. Stava acquistando coraggio.
    O forse, era talmente disperata che le sembrava di non temere più niente. In realtà, era solamente stufa marcia.

    Sospirò, e i suoi occhi si persero di nuovo all'orizzonte, cercando di scrutarlo, di carpirne i segreti, i misteri. Il colore bruciato che aveva assunto l'atmosfera le piaceva. Era invitante, per quanto statico.
    Avvertiva una sensazione piacevole. Strana, ma piacevole. Come quando era arrivata, come se, intorno a loro, la vita del porto stesse continuando. Si aspettava, da un momento all'altro, di sentire urlare un marinaio di spostarsi da lì, che dovevano attraccare le navi.
    Ad un certo punto, rizzò il capo, allarmata.

    L'avete sentito anche voi?, chiese, flebile, incerta di quello che aveva appena captato.

    Si alzò in piedi, guardandosi intorno. Eppure... era certa di aver sentito una voce, chiara e limpida. Chiunque avesse parlato era vicino, vicinissimo... Se l'era soltanto immaginato? Si era condizionata a tal punto da credere che lì intorno ci fosse davvero qualcuno?
    Non sembrava rivolto a lei. Né a nessuno in particolare. A nessuno dei presenti, almeno.

    Controlla l'ormeggio!

     
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  10. BlackieTheCat
     
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    -Se non è un sogno potrebbe sempre trattarsi di una sorta di realtà virtuale, nella quale le nostre menti sono state collegate mentre i nostri corpi sono in stasi nel mondo reale.-
    Lucio aveva lasciato fluire in libertà quel fiume di parole, sfociate da un pensiero fantascientifico che ne ha fatto da fonte.
    -Una sorta di Matrix insomma, ma alquanto più creepy questo è certo.-

    Gli occhi seguirono il muoversi incerto del fumo delle sigarette fra le correnti eoliche tipiche di luoghi come quello; in un certo senso c'era un nesso con la loro situazione, un camminare in precario equilibrio, dove una sola mossa errata, un attimo di esitazione o una folata di vento contraria potevano portare a conseguenze peggiori. E loro non potevano che avanzare senza fermarsi, osservando i macabri orrori che con maligno desiderio tendevano verso di loro. In attesa di potersi cibare di quelle povere anime perdute.

    Avrebbe voluto chiarire ulteriormente la faccenda dell' "ufficialmente abbandonati", ma il commento seguente lasciò Lucio interdetto, ma soprattutto incuriosito. Ogni evento inaspettato, ogni variabile non prevista potevano essere il principio di eventi pericolosi, per cui valeva la pena rimanere sempre attenti a ciò che si aveva attorno.

    -Non saprei...-

    Rimase in ascolto in attesa di quello che poteva essere un rumore fantasma, rizzando metaforicamente le orecchie e voltando appena il capo prima da una parte e poi dall'altra, cercando di scorgere un rumore esterno a quello del semplice canto del mare. E quasi subito un rumore ben più rozzo interruppe quello più delicato della melodia oceanica; le parole sembravano sconnesse, come un roco borbottio, ma certo era un suono diverso da quelli uditi fino a quel momento.
     
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  11. LoreElite
     
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    Come Lena, Lore si era alzato in piedi di scatto. D' istinto, rivolse immediatamente lo sguardo dietro di lui, dando le spalle al mare.
    Fece qualche passo in avanti, come per sincerarsi di essere a distanza di sicurezza dalla banchina, ma non si rivolse ai compagni.
    Senza guardarli, mentre scrutava l' orizzonte affermò:

    Si, Lena. Anche io ho sentito qualcosa. Sembrano....

    Esitò a dirlo, non voleva sembrare stupido.

    Marinai?

    Per un attimo, la tensione che aveva accumulato in quei pochi secondi si allentò un minimo.
    Erano solo echi dei marinai che un tempo lavoravano in quel porto... non si sarebbe dovuto preoccupare più di tanto.
    O almeno, lo sperava.
    Esortò gli altri a stare pronti a qualsiasi evenienza con un cenno della mano. Rivolse il suo sguardo ai tre, pur guardandoli tutti con la coda dell' occhio.
    Come al solito, il suo istinto si era fatto avanti prima della sua capacità di elaborare un pensiero logico.
    Sentire una voce lì a Nowhere poteva essere pericolosissimo come poteva essere innocuo, anzi utile ai fini del risolvimento di uno dei tanti misteri che infestavano quel mondo.
    Eppure lui si era già fatto in avanti, si era già messo in gioco. Era come se li volesse proteggere dalla bestia più feroce che potesse esistere.
    E finora aveva sentito solo le voci di alcuni marinai che scaricavano delle casse. Se fossero state delle urla strazianti, cosa avrebbe fatto?
    In questo lato del suo carattere lui riconosceva tanto suo padre e sua nonna. Entrambi esageravano le cose a livelli impressionanti.

    Nonna, ho catturato un' ape!

    Guarda che non ti punga!


    Un frammento della sua vita precedente si fece largo nella sua testa, mentre ancora stava con il braccio destro teso con il palmo della mano rivolto verso i suoi tre compagni, come se stesse trattenendo la loro volontà - se mai ci fosse stata - di andare avanti per vedere cosa stesse succedendo.
    Non aveva però una posizione contratta. Era semplicemente in piedi, con il braccio destro teso, e la mano sinistra che andava ancora una volta verso la bocca per prendere la sigaretta.
    Un altra nuvola di fumo, poi ancora il silenzio.
     
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    Ci mancava solo quello: un "cos'è stato?", che in situazioni simili non era mai un buon segno. In un film horror, la mossa successiva sarebbe stata "Ok ragazzi, dividiamoci e perlustriamo la zona". Fortunatamente, nessuno di loro era così imbecille da fare una proposta simile.
    Lore e Lena si erano alzati in piedi, tendendo le orecchie; Lily si mise in ginocchio, pronta a scattare, trattenendo il fiato per non emettere alcun suono.

    Cazzocazzocazzo....

    La tensione di prima le stava tornando tutta nelle gambe, facendogliele tremare leggermente; si costrinse a respirare, seppur lentamente, per cercare di recuperare un barlume di controllo di sé.

    Ecco, il panico no, da brava. Dentro l'aria dal naso... Fuori dalla bocca...

    Il ragazzo coi ricci fu il primo a identificare quelle che sembravano essere voci di marinai. Lily non ne era certa, il vento confondeva i suoni, ma -probabilmente ora che la sua mente era stata indirizzata su quella strada- anche a lei parve di vedere uomini nerboruti alle prese con casse e mercanzie.
    Immediatamente, la parte otaku del suo cervello si intromise per dire la sua.

    Emh... Non ci sono pirati nel Nowhere, vero?

     
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    Udiva a malapena quello che stavano dicendo gli altri. Era troppo concentrata sulle voci senza volto che aleggiavano lì intorno. All'improvviso, fu come se qualcuno li avesse trasportati in un altro porto, in un'altra epoca... Ed era come se non esistesse altro che quelle voci.
    Captò il movimento di Lore, ma non lo vide. Seppe che Lily si era alzata in piedi, ma non la guardò. Si sentiva come se fosse separata da loro da una barriera invisibile, una parete di vetro opaco, che rendeva la sua vista appannata.
    Ignorando il gesto di Lore, non per spavalderia, ma per seguire quella brama che le si era insinuata in petto, come un incantesimo, si mosse, lentamente, verso l'imboccatura del molo. Verso le voci.



    Nuovi bisbigli risuonarono nell'aria. Echi portati dal vento. Da dove provenivano?
    Lena continuava a camminare, incantata. Giurò, per un istante, di aver sentito una porta sbattere, e un suono di vetri infranti.

    Hai pescato ancora una sirena? Dovresti saperlo, devi lasciarle in pace!

    La locanda è libera! Venite, buon uomo, riscaldatevi!

    Si fermò, dopo aver percorso la passerella di legno. Era come se tutto stesse vorticando, intorno a loro. Come se qualcosa stesse cambiando.
    Si accorse di avere affondato le unghie nelle proprie spalle, mentre era intenta a stringervi sopra il maglione. Si sentiva vagamente sconvolta, ma stava riacquistando lucidità. D'improvviso, le tornarono alla mente parole udite tempo prima.

    Ragazzi!, esclamò, facendo loro cenno di raggiungerla.

    Voltò loro le spalle, osservando ciò che aveva di fronte: sì, il porto stava mutando. Un luogo che, fino a poco prima era grigio e morto, ora stava riacquistando vigore. Distinse chiaramente l'insegna di una locanda illuminarsi sotto una lanterna.

    Nowhere è instabile. Cambia di continuo.

    Quella era, probabilmente, l'unica spiegazione soddisfacente che potevano pretendere di avere, in quel momento. Non era affatto soddisfacente, in realtà. Ma avrebbero dovuto accontentarsi.

     
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  14. BlackieTheCat
     
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    Una reazione comune diede conferma a Lucio che il rumore era udibile da tutto il gruppo, apparentemente in modo uniforme.
    Le voci sembravano effetivamente appartenere a marinai, uomini di porto, ma poteva benissimo essere una semplice associazione di idee.
    Sei al molo, senti le voci tipiche di un molo.
    Avrebbero sentito operosi taglialegna in un bosco? Domanda futile, la cui risposta avrebbe semplicemente soddisfatto una curiosità personale sua più che un vero quesito comune. Ma a lui non importava, per lui era tutto un gioco, una serie di enigmi, con lui come giocatore e Nowhere come avversario. Il resto non era altro che parte degli elementi del gioco. Ambientazioni, suoni, persone... Se voleva uscirne con la strategia migliore non poteva non osservare in modo analitico ed oggettivo tutto quello che lo circondava, adattando la soluzione man mano che nuovi elementi venivano proposti sul tabellone di gioco.
    Una reazione molto più fredda e forse distaccata rispetto a quella assunta da Lore, che da buon paladino si era posto di fronte ai compagni, la mano tesa a fermarne le possibili azioni avventate. Se Lucio si riteneva uno stratega Lore poteva essere associato alla figura di un generale, pronto a mettersi in prima linea, anche se peccava d'istintività.
    Internamente apprezzò il commento di Lily, trovando l'idea dei pirati molto più colorata e interessante rispetto a quella di semplici marinai, sebbene questi causassero molti meno guai rispetto ai primi.
    Ma insomma, se qualcosa deve accadere che sia interessante perlomeno.
    -Non si può mai dire... Per quanto ne sappiamo potrebbero essere persino tritoni di porto.-
    La sua voce era quasi un sussurro, ma di una tonalità leggermente più alta, quel tanto che bastava per farsi sentire senza interferire con l'ascolto delle voci esterne.
    Lena d'altro canto si portò in piedi, superando Lore e proseguendo verso un punto indefinito dell'imboccatura del molo, seguendo qualcosa di diverso dalle voci che loro potevano sentire. Qualcosa di più astratto, come un collegamento fra lei e quel luogo. Fra lei e Nowhere.
    Lucio aveva già notato, qualche volta in passato, una sorta di spiritualità in Lena, che le permettava di notare cose che altri facevano fatica a concepire o avvertire. Sembrava quasi che fosse legata a quel mondo, una sorta di conciliazione intrinseca. E non sapeva dire se fosse un bene o un male.
    Tieni vicino i tuoi amici e ancor più vicino i tuoi nemici...
    All'esclamazione della ragazza Lucio si recò in sua direzione a passo moderato, in modo da raggiungerla abbastanza in fretta tenendo comunque una distanza di sicurezza da diminuire in modo esponenziale. Aveva bisogno di tempo per reagire ad un eventuale situazione di pericolo, senza esporsi eccessivamente.
    Ogni pedina ha un ruolo ben preciso. Il compito di uno stratega è quello di pensare alla mossa successiva, quella che condurrà all'obiettivo nel modo più efficiente. Ci penseranno poi gli altri a sporcarsi le mani.
    Lucio si rese conto di essersi lasciato trascinare un po' troppo dalla sua passione per i giochi, ma non nego la validità di quel pensiero.
    Insieme ai compagni poi ammirò lo spettacolo che il porto di Nowhere stava loro offrendo. La vita tornava a scorrere, insieme all'odore di acqua di mare e pesce non più tanto fresco. Sensazioni illusorie, ma che contribuivano a dare un tocco di colore a quel pittoresco molo proveniente da chissà quale tempo o spazio. O sogno.
    -Questo è poco ma sicuro. Il problema è che spesso c'è un perché dietro questi cambiamenti, abbiamo solo da sperare che non ci porti nulla di male.-
    Osservò con curiosità la locanda illuminata dalla fioca luce di una lanterna, che sembrava quasi volerli invitare ad entrare, come un faro indica la strada alle navi sperdute nella notte buia. Ma quel faro di salvezza poteva anche essere l'ingannevola fiamma che consumava le stolte falene che si avventuravano troppo vicino a quel crudele e bellissimo spettacolo di sfumature rossastre.
    Sarebbero quindi stati navi o falene? Tutto dipendeva da ciò che desideravano fare. Da quale fosse il loro scopo.
    L'obiettivo del gioco.
    -Se avanziamo con cautela potremmo sempre osservare l'interno del locale e valutare la situazione. In questo momento potremmo essere all'interno di un'illusione, di una trappola. O semplicemente stiamo assistendo ad un cambiamento di Nowhere esterno a noi, senza secondi scopi, ma tenderei ad escludere questa eventualità. Se Nowhere vuole qualcosa da noi tanto vale cercare capire di cosa si tratta, abbiamo bisogno di più informazioni.-
    Un giocatore ha bisogno di più dati possibili per poter ricavare la sua prossima mossa, e tentare inoltre di prevedere quella del suo avversario.
    Con un sorriso appena divertito si rivolse poi soprattutto a Lore, in quanto sapeva che quella seconda aggiunta gli avrebbe fatto piuttosto piacere.
    -Basterà stare uniti, in questo modo non dovremo preoccuparci della situazione degli altri e saremo più solidi come gruppo.-
     
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  15. LoreElite
     
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    Al solito, Lena e Lucio non avevano neanche preso in considerazione il suo gesto con la mano che li intimava a restare indietro. Ma se lo aspettava, e non se la prese. Si limitò ad abbassare la mano e a lanciare uno sbuffo di fumo, che piroettò nell' aria evolvendosi in forme curiose.
    D' altronde, è insito nell' animo umano cercare il misterioso, cercare di dare una spiegazione a quello che vogliamo capire.
    Lily chiese se nel Nowhere ci fossero pirati. Lucio le rispose, anche se non così esaustivamente.

    In realtà

    Disse. La sua stessa voce gli suonava strana. Era da parecchio che non parlava.

    Nel Nowhere c'è tutto e non c'è niente. E' come se fosse una dimensione senziente, che sa cosa ci immaginiamo e può riproporcene un' esatta copia. Del tutto veritiera, per giunta.

    Aspirò una nuova boccata di fumo dalla sigaretta, per poi espirare.

    Quindi ora che l' hai detto o che comunque l' hai pensato, Lily... tieniti pronta all' arrembaggio.

    Disse, a metà fra il sorriso e il rimprovero. Però più verso il sorriso, lo scherzoso.
    Non si sentiva proprio la persona che può rimproverare gli altri, anzi. Spesso era lui quello da rimproverare.
    Intanto le voci sembravano continuare, mentre quella dimensione senziente, come l' aveva chiamata poco prima, dava ancora una volta mostra di sè, come un dio capriccioso sempre desideroso di far notare ai miseri umani la loro inferiorità.
    Ed era per giunta il modo che odiava di più.
    Nowhere cambiò nuovamente aspetto. Piano piano, si cominciarono a sentire le campane delle navi che attraccavano, gli odori del pesce fresco appena pescato, l' aria di mare che finalmente cominciava ad avere un corpo, e non sembrava più una pallida fotografia con l' effetto seppia. Nowhere, in quel frangente, tornò a vivere. E sembrava una cosa bellissima.
    Avevano finalmente la possibilità di vedere delle persone.
    Umani, a quanto pareva.
    Era come un meraviglioso film in 3D in cui si potevano sentire anche gli odori del mare, il salmastro, il pesce.
    Per un attimo gli venne alla mente il cinema odoroso descritto da Huxley ne "il mondo nuovo".
    Alle parole di Lena, Lore si mise la mano alla bocca dello stomaco.

    Gia.... Il mio corpo mi sta avvertendo da stamane

    Lucio invece si profilò in sensate - ma scontate, a parer suo - considerazioni su quei cambiamenti.
    In effetti lo capiva. Stava preparando un piano d' azione per capire cosa stava succedendo. E non poteva certo biasimarlo.

    Beh, se vogliamo entrare nella locanda, dovremo stare attenti alle risse...

    Disse, con un sorriso a mezza bocca.
    Era rimasto nella sua posizione, non si era mosso di un millimetro. Continuava a guardare il Nowhere ed i suoi cambiamenti, e ad assaporare quell' odore che era tanto, troppo simile a quello di casa.
    Sentì gli occhi che si gonfiavano, e le lacrime che stentavano a non uscire.
    Ma non poteva piangere.... in effetti si trattava solo della brutta copia di una sensazione olfattiva...
    All' improvviso ne vide uno. Uno dei marinai che usciva dalla locanda.
    Alto, slanciato. Con la canottiera bianca a strisce blu, i pantaloni bianchi e le scarpe di tela bianche. Uscì e , forse non notandoli, forse non curandosi di loro, se ne andò verso una delle navi.
    Il punto era: Non li aveva visti, oppure stavano assistendo solo ad una semplice proiezione?
     
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