Il risveglio di Quantin

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  1. Quantin P.
     
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    E mentre controllo il respiro, mentre conto i battiti del cuoro, qualcosa fa rumore vicino a me.
    E mi spavento. Salterei su questo tavolo operatorio se potessi. O almeno io mi immagino, che sia un tavolo operatoio.
    Uno di quelli che vedi neglo obitori.
    Qualcuno gratta, vicino, lontano. Qualcosa raschia con le unghie, per liberarsi, per il dolore.
    Magari sono davvero in un obitorio di merda, con altri poveretti che credono morti ma che non lo sono.
    Riesco a riacquistare sensibilità agli arti. Come se un qualche anestetico stesse perdendo effetto.
    Mi hanno drogato, per portarmi qui?
    Perchè?
    Faticosamente allungo una mano, allungo il braccio verso l'alto, ma si blocca troppo presto. Si blocca troppo vicino.
    C'è qualcosa, di fronte a me, qualcosa che mi impedisce di allungare ulterioremente.
    E' legno. Legno marcio. Legno unto. Legno putrido, come in decomposizione. Comincio a grattare anch'io, comicio a capire i rumori che sento.
    Le scegge si conficcano nei polpastrelli, sotto le unghie. Fose mi sta uscendo sangue.
    Sento dell'aria accarezzarmi il viso. Un soffio leggero. Uno spiffero, o qualcosa del genere.
    Perchè non vedo niente, perchè nonostante io ora riesca a muovermi non posso alzarmi di qui...
    Sono in una cassa. E spingo, questa volta, verso l'alto. Non riesco a fare nulla. A ginnastica facevo schifo.
    Cerco lo spiffero. Cerco di nuovo aria. Se c'è aria c'è uscita.
    E lo sento di nuovo, quel campanellino, qualcosa che suona, qualcosa che sento dentro fino alle budella.
    E ho qualcosa sull'indice. Ho qualcosa attorno all'inidice. Qualcosa legato al mio indice. E comincio, seriamente, a sentire il bisogno di andare in bagno. Me la sto facendo sotto.
    E lo sento, di nuovo. Quel campanello.
     
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7 replies since 6/9/2012, 19:26   57 views
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